domenica 23 febbraio 2014

LA VENDEMMIA

             LA  VENDEMMIA  A  S.MARZANO OLIVETO  E  CASSINASCO --2013'

La fase iniziale della vendemmia è la raccolta dell'uva moscato, mentre le uve nere si raccolgano verso la metà di ottobre. 

Il moscato è prodotto dalla maggior parte dai viticoltori delle langhe e del Monferrato, regioni storiche del Piemonte, la prima a cavallo delle provincie di Cuneo e di Asti, confinanti con la seconda e costituita da un sistema  collinare definito dal corso dei fiumi Tanaro e Belbo. 

L'uva, secondo le annate può essere tanta o poca, di grande o scarsa qualità, in certi casi è marcia, ammuffita, secca e non matura, tutto ciò dipende dal clima instauratosi durante l'anno che varia dal siccitoso, umido o piovoso, incidendo sulla maturazione dei grappoli e di conseguenza sulla gradazione finale del vino. 

Quest'anno la raccolta  è stata tanta e di qualità, i grappoli erano ben maturi, gli acini gonfi e dolci.

                                                    GRAPPOLI  DI  UVA  MOSCATO

UVA  MOSCATO

ACINI GONFI   DI  UVA  MOSCATO

Le uve bianche e nere dipendono molto dalla posizione delle vigne in collina, se sono a mezza altezza o in alto verso i crinali o in basso, se sono soggette a zone d'ombra o sotto i raggi del sole, investite da correnti d'aria fredda o umida, calda o secca, se confinanti con boschi o piantagioni varie che ne ostacolano la buona crescita della vite e ogni vite ha una storia a sè, chi produce più grappoli o meno, chi malaticcie e seccano sostituendole per le prossime annate.

GRAPPOLI  DI  UVA  BARBERA

GRAPPOLI  DI  UVA  BARBERA

Da qualche anno partecipo da pensionato con piacere alla vendemmia su richiesta di amici e conoscenti a raccogliere l'uva tra i filari in alcune vigne di S.Marzano Oliveto e di Cassinasco, (sopra Canelli)

Vendemmiare è un gioco e una sfida, è l'occasione per conoscere varie persone per i loro pregi e i loro difetti, per scambiare opinioni di ogni tipo sui vari argomenti della vita quotidiana, fare amicizia, insomma, un approccio confidenziale verso il prossimo. 

E' un'operazione di gruppo, combinata fra varie persone, uomini e donne che si affiancano, filare per filare muniti di guanti e forbici e tramite una cesta  o cassetta tra i piedi si stacca l'uva riempiendo più contenitori. 

Alla fine di ogni filare le ceste vengono caricate da altri colleghi di lavoro sul rimorchio trainato dal trattore prospicente alla vigna e il loro contenuto verrà in un secondo tempo scaricato nelle cantine sociali o private.

CASSETTA  COLMA  DI  UVA  MOSCATO

CASSETTE  DI  UVA  MOSCATO  PRONTE  PER  ESSERE  CARICATE  SU  RIMORCHIO

Tra i filari delle vigne di S.Marzano Oliveto, lavoro gomito a gomito in compagnia della sig.ra Luciana , donna loquace, semplice, incisiva con inflessioni dialettali, simpatica  e gran lavoratrice. 

Il sig. Fredi, altro aiutante e amico di famiglia della sig.ra Luciana è un uomo instancabile, tuttofare, è molto prodigo nel suo lavoro e agile a staccare grappoli e riempire ceste ed inoltre è sempre aggiornato ed eloquente su fatti che succedono tutti i giorni in Italia e nel mondo. 

Il sig. Piero, (marito della sig,ra Luciana), è colui che dirige la vendemmia indicandone le operazioni da svolgere, sobbarcandosi il lavoro più pesante caricando e scaricando cassette colme d'uva  a piene mani, maledicendo a denti stretti il suo perenne mal di schiena. 

Uomo robusto e di poche parole, generoso, sorridente alle facili battute di noi lavoratori, lui è il braccio e la mente coaudiovato da alcuni suggerimenti della moglie, mentre la figlia Barbara la più grande ci da una mano a vendemmiare a fine settimana nel tempo libero. 

Durante la pausa pranzo la tavola è imbandita di ogni ben di dio, la sig.ra Luciana non ci fa mancare niente, sfornando leccornie per il nostro palato: dall'affettato misto ai formaggi, dal panfocaccia alla frìciùla, panini di ogni tipo e una pinta di vinello sincero che non supera gli 11 gradi, ed infine come dessert dei dolcetti e il caffè. 

Il suo adorato cane di nome (Tom), se ne sta accanto alla tavola aspettando prelibati bocconi, tra i quali l'immancabile (prosciutto cotto) del quale ne va ghiotto e durante la giornata gironzola quà e là, facendo capolino di tanto in tanto tra i filari della vigna.

IL CANE  "TOM"  IN  ATTESA  DEL  CIBO

da sx: Franco-Piero-Luciana-Barbara--PAUSA  PRANZO

da sx- Franco-Piero-Luciana-Antonio--PAUSA  PRANZO

IL  CANE  "TOM"  A  RIPOSO


PIERO e LUCIANA  MENTRE  VENDEMMIANO

VISTA PANORAMICA SUI VIGNETI DI S.MARZANO OLIVETO

  .
PIERO  IN  PAUSA  LAVORO
PIERO E ANTONIO in  pausa lavoro
                                         


                                  BARBARA  MENTRE  CARICA  LE  CASSETTE
        

A Cassinasco, altre care persone più giovani  mi fanno compagnia durante la vendemmia; la sig.ra Mirella  (la proprietaria), è una donna giovanile, sorridente, gioviale ed è molto ansiosa nel seguire e coordinare i lavori sempre con la bandana in testa. 

E' consapevole del suo operato, perchè è qui che si misura con le scelte che ha fatto in campagna durante l'inverno e la primavera, è una prova d'esame delle sue capacità di viticoltore dove si confronta con se stessa quanto vale, dove si scopre giudice più severo di tutti gli altri, perchè la vendemmia è la fine di un anno e l'inizio di tutto.

 E' prodiga di consigli su richiesta sulla crescita delle viti e loro produzione, lamentandosi però di non essere riuscita durante l'anno a svolgere tutti i lavori nei suddetti filari delle sue vigne, per esempio: eliminare le foglie cresciute in sovrappiù, sostituire le viti secche e ultravecchie con viti nuove, sgarzolare più rami dei tralci rimasti dopo la potatura, sradicare l'erba cresciuta in fretta tra un filare e l'altro, chi più ne ha, più ne metta, anche il diavolo ci mette la coda, tutto non si può fare perchè il tempo è tiranno. 

Il marito Giuseppe ci aiuta a staccare l'uva quando ha terminato di caricare e scaricare i contenitori a non finire sul rimorchio, anche lui è sottoposto al duro e pesante lavoro, ma non ha mal di schiena, (non l'ho mai sentito lamentarsi!). 

E' un uomo di poche parole quando vuole, i suoi concetti sono molto artificiosi ma solidi.

 Lui ha qualcosa da dire sui tartufi da intenditore e sui suoi amati cani, (è l'uomo che sussurra ai cani!), tra i quali spicca per intelligenza, vivacità e scaltrezza, la piccola cagnolina  di nome (Eva), dall'abbaiare infinito, simpatica e intraprendente.

                                                               GIUSEPPE  SUL  TRATTORE

Maria, la (mamma di Mirella), è una persona semplice, tenace, sensibile, schietta, allegra, specialmente quando non ha mal di testa, maledicendo le sue medicine che deve prendere ogni giorno, (meglio buttarle nel cestino!). Ha sempre lavorato duramente in campagna, accudisce da sempre galline e conigli, sbirciando anche l'orto, quando ne ha tempo e voglia.
                                MARIA  CON  UN  GRAPPOLO D'UVA  MOSCATO 
 
                                   GIUSEPPE--MARIA--MIRELLA  TRA  I  FILARI  

Il figlio di Mirella, (Marco), è un ragazzo meno loquace di tutti noi, è un giovane laborioso e di molto aiuto alla famiglia, quando c'è ne bisogno.

                                    MARCO  CON  UN  AMICO

Inoltre, c'è l'amica di vecchia data di (Mirella e Giuseppe), di nome (Anna)  
sua vicina di casa; donna dalla parlantina facile e dialettale, anche lei porta la bandana, però molte volte l'alterna con un cappuccio blu di lana sotto il sole cocente, non è il solito (cappuccetto rosso delle fiabe, ma un cappuccetto blu!) non si fa fregare dal vecchio lupo, ma dal suo amato cane di nome (Billi)! 

Da vendemmiatrice è un portento, stacca grappoli con rapidità e abilità, la sua manualità e duttile, sembra che abbia le forbici al posto delle mani.

                                        MIRELLA  CON  L'AMICA  ANNA

Bando ai commenti, per me la vendemmia è un lavoro che si svolge in sintonia con più persone e ne prendo atto con divertimento e complicità anche se a lungo andare col passare dei giorni, alla fine siamo tutti stanchi. 

Tra i filari si ride, si scherza, si dicono battute di ogni genere; sulla politica, sui soggetti, si parla della vita di ogni giorno e degli eventi che accadono nel mondo, intervallati da pause e brevi silenzi che servono per pensare e meditare su tutto ciò che è trascorso durante l'anno, mentre la giornata termina senza che tu te ne accorgi, sperando anche nel bel tempo. 

Durante il giorno viene offerto il caffè, l'acqua fresca da bere, le merendine e non manca mai nel pomeriggio qualche bicchiere di moscato fresco! 

La pausa pranzo la trascorro tra i filari della vigna consumando un buon panino, un pomodoro e una mela.

 In questo frangente, ammiro le colline che mi circondano ricche di rigogliosi vigneti incastonati una presso l'altra come se fossero mosaici, contornati da boschi e noccioleti che fanno da cornice al panorama, così vasto ed esteso a vista d'occhio.

                                  VISTA  PANORAMICA  SUI  VIGNETI  DI  CASSINASCO

 In lontananza si vedono casolari sparsi quà e là, persone che si muovono come formiche tra i filari dei vigneti, si odono rumori di trattori in movimento con i loro rimorchi colmi d'uva, si sentono grida e voci che si rincorrono, si vedono uccelli volare e planare su siepi e cespugli, mentre il loro cinguettìo comunicativo si perde nella valle. 

Col cielo sereno e col sole che splende beato, mi sembra di vedere capolavori pittorici astratti, di artisti sconosciuti e nel frattempo si ode con allegria il canto del gallo che emette il suo chicchirichì squillante, nitido e ripetuto, spezzando l'armonia del mio sentire e dei miei pensieri e continuando a contemplare con entusiasmo il panorama che si presta dinnanzi a me, io ne approfitto per scattare alcune foto per trarne immagini indelebili, sia del posto dove ho vendemmiato e sia con le persone con le quali ho collaborato, valorizzato, trascorrendo con loro ore liete, perciò con gratitudine, saluto con gioia la fine della vendemmia 2013'!


ANTONIO -- (COLUI  CHE  HA  DESCRITTO  LA  VENDEMMIA)


con  stima  e  simpatia,  Colli  Tibaldi  Antonio,  WILLY-

NIZZA  MONFERRATO--OTTOBRE-2013'

sabato 15 febbraio 2014

C’ERA UNA VOLTA … LA “CAVIS”




                               
                                                                 
                                          
                     
              
                          
                    
                 C’ERA   UNA   VOLTA   LA    “CAVIS"


                                                  

                                                    WILLY                    


PREMESSA

La sintesi di questo  racconto, non è opera di uno storico, ma è attraverso i miei ricordi di dipendente, che, mi son sentito di descrivere, in un momento di nostalgia, di romanticismo e un po’ di humour, “ l’avventura Cavis”, tracciando il percorso svolto da me, con i miei colleghi di lavoro del “bel tempo che fu”, rivolgendomi alla gente semplice, esprimendo cose semplici e mi scuso anticipatamente, se per questione di tempo e di spazio, ho trascurato alcuni dettagli.  


UFFICI   CAVIS--ANNI 50/60'


PANORAMICA  STABILIMENTO  CAVIS--ANNI 50/60'


                   CAPITOLO   I°--FONDAZIONE  CAVIS
                                   
Così inizia la favola: c’era una volta un Re, direte voi cari lettori, invece vi racconterò una storia vera, la storia di una “ditta virtuosa” chiamata ”Cavis”, perchè rimanga nella vostra memoria, un ricordo, il ricordo del vostro operato. 

Agli albori dell’anno 1952, circa cinquantasette anni or sono, nell’agreste distesa di campi silenziosi, velati di nebbia nell’inverno e splendenti di messi al sole d’estate, ettari di terreno digradanti dal piano verso il “Tanaro morto”, luogo ideale per programmazioni ardite, diedero impulso, in un contesto socio-economico, ancora precario e difficoltoso per via dei postumi post-bellici, al nucleo vitale di una stella, destinata a brillare nel tempo, come se il fato, avesse tracciato la rotta del suo futuro cammino, il “cammino della Cavis”. 

L’inizio delle lavorazioni ebbero luogo alla “Inves” di Quattordio e fu molto difficile e faticoso, a causa delle scarse capacità tecniche, necessarie per imparare e poi metterle in pratica per la produzione. 

Il tipo di lavoro da svolgere, era di estrudere un conduttore di rame isolato con cloruro di polivinile, (resina in pvc), per utilizzarlo nel settore automobilistico, che si presentava come uno dei maggiori e più qualificati prodotti Cavis, il ben noto Cavisaut”. 

Questa struttura, fu guidata sulla tolda della nave da tre “grandi condottieri” e furono: l’ing. Giuseppe Fracchia, uomo dal  carattere forte e pieno di iniziative è l’ideatore e realizzatore geniale e tenace della Cavis, l’ing. Cesare Pettazzi, suo instancabile collaboratore e il dott. Giuseppe Codrino, detto (Pino), “erede di una mitica azienda”, la cui gestione gli fu affidata e la manterrà fino alla cessione.


GIUSEPPE CODRINO
GIUSEPPE FRACCHIA
CESARE PETTAZZI
                                          
                       CAPITOLO  2°--TIPO DI  PRODUZIONE
                                                                      

  Nel frattempo a Felizzano, che sarà il territorio in cui sorgerà definitivamente lo stabilimento, nascevano i primi capannoni per la lavorazione del “cavo isolato”.

 Il ciclo produttivo, non si svolgeva nelle otto ore, ma l’orario era illimitato, la produzione era molto manuale, si direbbe eseguito da “artigiani profani”, gradualmente inizia la nascita, lo sviluppo industriale ed economico della Cavis ed è come se, fosse stata allestita in un cantiere di fortuna una nave e pezzo per pezzo, il mosaico di questo colosso delineò la sua forma.

 I primi dipendenti, iniziarono giovanissimi, con sacrificio e belle speranze, “l’avventura  Cavis”, per costruire un futuro per sè, per le loro famiglie e per un benessere  comune.

Oltre a loro, tanti altri, man mano venivano assunti e integrati nell’azienda e la maggior parte delle persone, erano di origine contadina, abitanti nei paesi limitrofi della provincia Alessandrina, tra i quali cito: Felizzano, Masio, Quattordio, Fubine, Altavilla, Solero, Quargnento, Oviglio, ed alcuni paesi dell’Astigiano, come: Rocchetta e Cerro Tanaro, Castello D’Annone, Refrancore e tanti altri ancora, che per arrivare in fabbrica, utilizzavano come mezzo di trasporto, “l’antica  e cara bicicletta” di facile ed economica comodità, motorini, vespe, lambrette, alcuni addirittura a piedi, mentre per chi poteva spendere qualche soldo in più, era  proprietario della prima “cinquecento”, automobile Fiat, immessa sul mercato negli anni cinquanta. 

La mensa non esisteva, ed allora ì dipendenti, specialmente quelli dei tre turni, si portavano da casa il gavettino o il pìgnàtìn” consumando il pasto frugale, durante la pausa, il motto era: (andùma a fè là mèsura!). 

Nello “staff-dirigenziale”, il genero dell’ing. Fracchia, il dott. Codrino, laureato in chimica, inizia la sua fortunosa carriera , affiancato dal suo condirettore, l’ing. Paolo Bono alla “Direzione Generale” dell’azienda, il quale, in un secondo tempo, fu sostituito dall’ing. Giuseppe Zaccagnini. 

Figlio di agricoltori benestanti e fiero di esserlo, il dott.Giuseppe Codrino, nato a Felizzano, è di origine  Masiese, fu combattente nelle formazioni partigiane di “Beppe Fenoglio”, operanti nelle “Langhe e nel Monferrato”. 

Da tenace guerriero, svolge il suo iter manageriale con dedizione e maestrìa, e conscio di possedere quello spirito d’iniziativa imprenditoriale, partecipa attivamente allo sviluppo industriale, ripetendo in certe occasioni, che: “quello che si semina, si raccoglie”, non dimenticando che il contadino è l’imprenditore che deve sapere e deve tenere conto di più cose tutte insieme, nella conduzione dell’azienda, di qualunque dimensione essa sia. 

Le sue segretarie furono, Maura Lucchini e Maria Pia Lecchi, persone molto efficienti e di fiducia. 

La “Direzione del Personale” era gestita dal Comm.re  Abramo Denicola, coadiuvato da Rina Graziano; per la “Direzione Commerciale, il Comm.re Renzo Mirabelli, "l'Ufficio Produzione" il resp. era Sergio Amerio, a capo dei servizi Amministrativi, Acquisti e Personale sia della ditta Inves  e Cavis fu il leggendario avvocato Aldo Cacciabue di Felizzano.


R. MIRABELLI

A.De Nicola









Col trascorrere del tempo la piccola ditta cresce, aumenta il lavoro, di conseguenza si costruiscono altri edifici, aumenta il personale e tramite la guida di persone valide e con la stretta ed affiatata collaborazione dei primi manipoli di operai, si moltiplica la produzione e si aggiornano le tecniche con nuovi macchinari e attrezzature.

 Negli anni sessanta, il “boom economico” è alle stelle, sono anni proficui per le industrie, specialmente per la Cavis, che oltre alla produzione del “Cavisaut”, per  impianti elettrici su autoveicoli e su macchinari in genere, si aggiunsero anche i devioguida e gli interruttori, oltre ad apparati lavacristalli e per ventilazione, cavi per bassa tensione, apparecchi elettrici vari.

 Dopo un lasso di tempo, subentrano altre lavorazioni e  nuovi prodotti, tra i quali, i tubi isolati e profilati plastici vari per carrozzeria e più si va avanti negli anni, siamo già verso il 1980 si modernizzano con nuove ricerche gli apparati elettrici per le vetture e la Cavis si adegua, producendo centraline, circuiti stampati flessibili e via dicendo.

 In sintesi, il processo produttivo dei cavi elettrici, che è stata la base di lancio di tutte le lavorazioni per l’assemblaggio elettrico delle automobili  Fiat, si snodava dalla sgrossatura (vergella in rame), alla trafilatura, tramite macchine trafilatrici e ricottura, passando poi alla trefolatura , ne usciva, un conduttore , che era formato da un intreccio di fili sottilissimi sempre in rame detta (corda) e come ultima lavorazione, la ricopertura dei conduttori nel reparto estrusori, con resine termoplastiche di vari colori. 

                          
            
                      CAPITOLO  3°--GLI  UOMINI  GUIDA 


Intanto, anche tra gli operai, figurano i primi responsabili, capireparti, capiturni e ricordiamo alcuni arditi moschettieri della neonata armata: GiovanBattista Donna, resp.le del “reparto presse e trance”, dove venivano stampati tappeti per auto, passaruote, parte frigoriferi, inoltre, si producevano i  morsetti per cavi batteria, vicecapo era Pierino Penno, mentre il resp.le  per la “pulitura morsetti”, fu Luigi Ramponelli; Secondo Gallinotti, detto (Dino) capo “trafilerie” (reparto rame), resp.le del “reparto estrusori e matassatura” fu Giuseppe Deevasis e
vicecapo Giacomo Minoletti.
G. Deevasis


Secondo Gallinotti



Rep. ESTRUSORI--1970'



Rep.  CAVI  ISOLATI  in  (P V C)--1970'


Rep.Presse e Termoindurenti.Anni 50-60'

                                                                                                                                                                                
Ilreparto calandra e mescolatori” il resp.le fu
 Giuseppe Iamoni, il suo vice era Pasquale Cavanna, 
P. CAVANNA
mentre il“reparto impastatrici” era gestito da Gianni Codrino.


GIUSEPPE IAMON




G. CODRINO




Il “reparto devio guida e interruttori”, era diviso da una vetrata: per il reparto uomini, il resp.le fu Giuseppe Amerio e vicecapo Mario Sannazzaro e per il reparto femminile, il resp.le era Domenico Milano e il vice, Walter Garino. 

Questo complesso di reparti erano assistiti e tenuti in efficienza per continuare senza tanti intoppi la produzione, da enti e uffici satelliti, tra i quali  ricordiamo: il “magazzino materie prime”, gestito da Orazio Dei Santi, il “laboratorio”,  condotto dal geom. Giuseppe Ferraris, Italo Zallio e Lanza per il collaudo, nel 1960, Matteo Chiesa, perito chimico, è resp.le del“Laboratorio della società”con i collaboratori Piero Pagano, Italo Zallio
 e Giuseppe Ferraris. 


                  LABORATORIO CHIMICO--ANNI  50/60


I. ZALLIO

A fine anni settanta, il sig. Chiesa, si mette in proprio e fonda la “Selepier”, la cui attività è legata a “processi di matrice serigrafica”.
Il resp.le  degli “impianti”, fu l’ing. Ruggero Gavioli detto (Henry Fonda) per la sua somiglianza al grande attore americano, i suoi collaboratori erano il geom. Francesco Mai e Giovanni Valenzano, quest’ultimo, in un secondo tempo fu impiegato al Collaudo.


POGGIO-Giuseppe
FRANCESCO  MAI
RUGGERO GAVIOLI
                                                                                                                                                                                                                        
                       CAPITOLO  4°--Il  PERSONALE    


Per la manutenzione ,“l’officina meccanica” composta da torni, frese, alesatrici e altre macchine utensili, era guidata da Emilio Monti, “l’officina per la manutenzione generale”, resp.le fu Vincenzo Curino, detto (cèntu), in seguito lo sostituì Giuseppe Poggio detto (beppe il moro per via della sua carnagione scura), mentre  per la “specialità elettrica” operava Giuseppe Zappa, molto vivace, veloce e arguto, infaticabile, sempre presente nel momento del bisogno per far funzionare gli impianti.


V. CURINO

Il “magazzino prodotti finiti”, il resp.le  era Stefano Sali detto (stéu ‘l barbé), il suo vice fu Giuseppe Polastri, al famoso “centralino”, allora le telefonate venivano smistate nei vari uffici da un unica persona, ed era Beatrice Colli Tibaldi di Quattordio, chiamata (Bea) dai colleghi e dalle amiche.


                                    BEA-Centralino CAVIS-anni 60/70'

                      CAPITOLO  5°--TIPO  DI  MANUTENZIONE 


Una figura caratteristica d’altri tempi, fu Stefano Pilotti, soprannominato (stévu bùsìn) di Felizzano, era l’uomo tuttofare della Cavis, addetto alla raccolta dei rifiuti e lavoretti d’ogni genere. 

Aiutava a caricare e scaricare la merce dai camion, in partenza o in arrivo nella ditta, dando una mano agli autisti e carrellisti, ma il suo compito principale era di raccogliere tutte le mattine presso il reparto impastatrici, i sacchi di carta che gli addetti ai lavori, una volta svuotati (il cui contenuto era formato da polveri resinate), li gettavano fuori dal reparto.

Il simpatico (stévu- bùsin), arrivava trainando a mano il suo carretto di legno tramite una cinghia legata a tracolla, riempendolo fino all’inverosimile.

Vestito di una tuta blu, pulita all’inizio, ripassava davanti agli uffici degli impiegati del piano terra, colorato di bianco dalla testa ai piedi per via dei residui polverosi depositati nei sacchi, richiamando l’attenzione di quest’ultimi, i quali, regalavano all’indirizzo di (stèvu) sorrisi ironici, accompagnate da battute scherzose. 

In un secondo momento, il bravo (bùsìn) , legava i sacchi di carta a fasci, pronti per essere ritirati da altri e per questo specifico lavoro si meritava anche un premio. 

In un secondo tempo, Stefano Pilotti, per limiti di età, passò il testimone all’estroso collega, Giuseppe Gatti di Oviglio, detto il (gàtòn), anche se era un uomo minuto di corporatura, perciò, la raccolta dei rifiuti solidi tramite il mezzo manuale di (stèvu bùsìn), si tramutò in motorizzato, tramite uno sgangherato motocarro, che il collaudato (gàtòn), guidava tutti i giorni, scorazzando tra un piazzale all’altro e da un capannone all’altro, dov’era richiesto, per caricare e scaricare, i materiali di scarto, come: i rocchetti di plastica, bobine in ferro, sacchi e sacchetti di carta e di iuta e altri rifiuti, e lui un po’ divertito e un po’ annoiato, girava imperterrito per lo stabilimento, facendo un baccano assordante col suo roboante motocarro, sempre in funzione sia d’inverno che d’estate! 

Parlando di rifiuti specifici e non, in fondo alla fabbrica, c’era una ripa  scoscesa, cioè, una specie di avvallamento o grande fossato che in dialetto si pronuncia (sgàròt) e da lì, i carrellisti, gli autisti, gli addetti alla pulizia, buttavano i rifiuti solidi, legno, carta, resine e altro. 

Allora nei primi anni ‘50/60, non c’era ancora la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti, mentre oggi, per legge è obbligatoria e chi non la rispetta, va incontro a sanzioni pecuniarie e penali.

 Debbo ricordare, che nei primi anni della nascente Cavis, alcune persone assunte, erano raccomandate dal (buon samaritano) “Monsignore  Quinto Gho” di Felizzano e tramite “l’ente di Collocamento” di Celestino Piantato, situato nel Comune del paese, gli interessati, venivano indirizzati  all’ufficio del personale Cavis.


                                             QUINTO GHO

                CAPITOLO  6°--TIPO  DI  RECLUTAMENTO  E                                        PRODUZIONE DIVERSIFICATA  

Nei primi anni di vita dell’azienda, il servizio di vigilanza all’entrata della fabbrica e dintorni, non era eseguita da turni di guardia tramite vigilanti patentati, ma era controllato da custodi, ed erano, i coniugi: “Rosa Gallinotti, detta (Ginetta) e GiovanBattista Donna”, mentre una prima guardia notturna in attività, era un certo Stradella di Refrancore, 
in un secondo tempo, la prima coppia di sorveglianti, fu sostituita dalla famiglia (Rosalba Ballarin). 

Nel 1970, nella ditta si instaurò la prima “Commissione interna” per i lavoratori, (Statuto dei lavoratori), ossia, la tutela dei diritti dei suddetti, tramite la legge n°300 emanata a Maggio. 

Il periodo iniziale degli anni 50/60 ed i primi anni settanta, i dipendenti Cavis, guidati dai vari responsabili sopracitati, furono veramente i “pionieri che svolsero il loro lavoro con spirito di sacrificio, volontà ed abnegazione. 

Furono uomini tenaci, dotati di uno spirito vincente e nonostante le difficoltà di quegli anni, riuscirono a sfidare il tempo, portando la Cavis, ad un alto grado di competitività. 

Io arrivai in azienda nei primi anni settanta, vidi e vissi la seconda storia Cavis per circa trent’anni, perciò la fase iniziale descritta, mi sono basato sull’aiuto di un valido testimone oculare e di buona memoria, ed è: Pietro Riella di Felizzano, ma, da anni residente a San Marzano Oliveto, provincia di Asti, da quando si è coniugato.

Col passare del tempo, la fabbrica tra il 1960/80, s’ingrandì, sia come struttura e personale, si moltiplicarono e si rinnovarono i reparti di produzione, nuovi uffici e nuovi enti  vennero alla ribalta, di conseguenza aumentò di molto il lavoro, specialmente quando la Fiat ci commissionò la produzione di cablaggi e centraline per le loro vetture ed inoltre la Cavis, lo distribuì, anche alle piccole ditte nascenti nei vari paesi limitrofi che già lavoravano saltuariamente per noi, creando nuovo lavoro, più mano d’opera, generando benessere e ricchezza nelle rispettive famiglie, e credo che lavorassero all’incirca un migliaio di persone per la nostra grande azienda.

 Ritornando al nostro rinnovamento interno, gli operai, gli impiegati, i responsabili dei rispettivi reparti, aumentarono di numero, alcuni vennero sostituiti per limiti di età e vennero alla luce nuovi dirigenti e funzionari con il compito di organizzare e distribuire razionalmente l’incremento produttivo, tra i quali ricordiamo: Renzo Mirabelli (capo officina), Gianfranco Scagliola (direz.produzione), dott. Carlo Castelli per il (laboratorio chimico), Italo Zallio per il (centro esperienze),
per la (ricerca e sviluppo)  Piero Pagano e Giacomo Cacciabue detto (il principe) per i suoi modi garbati, eleganti e molto bravo nel suo lavoro, Gianfranco Roggero detto il (P.I), sinonimo di (perito industriale).

ITALO ZALLIO

               
G. CACCIABUE
                                       
          

 







CAPITOLO  7°-- IMPIEGATI  E  RESPONSABILI  IN                                          PRIMA  LINEA
                                                                                        

Angelo Codrino e Vilma Amerio per (l’ufficio commerciale), Sandro Venezia per (l’ufficio del personale) e il Cavaliere Massano per la (direzione tecnica).


ANGELO CODRINO
S. VENEZIA










Un plauso va a Francesco Traversa e a tutti i suoi collaboratori (dell’ufficio paghe), che con assiduo lavoro costante e certosino, hanno compilato centinaia e migliaia di buste paghe per consegnare a fine mese lo stipendio a noi dipendenti, districandosi tra leggi e leggine governative, sindacali e conteggi, cosa non facile per chi non è del ramo. 

Ricordo con piacere alcuni responsabili che hanno guidato e vissuto a contatto con moltitudine di persone, il “reparto devioguida-interruttori” era controllato da  bravi e nuovi responsabili: oltre al già citato in precedenza Walter Garino, uomo educato, sensibile, un po’ timoroso, incerto e un po’ sognatore, (scomparso nel 2004 a 70anni), Giovanni Cassinelli, allegro, simpatico, dalla parlantina veloce e dalla battuta al fulmicotone, Luigi Garberi, sicuro di sé, svolgeva il suo iter di lavoro con sicurezza e determinazione.


Rep.  Devioguida-Anni 80-90'
       

Rep.  INTERRUTTORI--1970'




                       
Walter GARINO
                     
G. CASSINELLIi

                                                                                                                                                                                                                                                             



Vittorio  Passini, freddo calcolatore di poche parole e dalla simpatia un po’ anglosassone, il quale, in un secondo tempo, fu responsabile del Collaudo. 

Il “reparto presse”, forniva i pezzi stampati per alimentare a sua volta il reparto devio-interruttori e si producevano le leve per i devio, i giunti per le connessioni, i tasti, i corpi d’ingombro per gli interruttori, gli ideogrammi, i cappucci per i cavi accensione,  i morsetti costampati su cavi batteria di vari diametri,  da utilizzare su autoveicoli, camion, pullman, macchine movimento terra di grosse dimensioni e il nuovo caporeparto, era Pasquale Cavanna di Oviglio, (scomparso  nel 1994 a 63anni), uomo simpatico, alcune volte un po’ brusco nei modi , amato e non, dai suoi subalterni.

Il “reparto rame”, ultimamente, era un grande reparto composto da numerose macchine di produzione, già descritto nelle prime righe, ì responsabili, oltre a Dino  Gallinotti , lo affiancavano, Giovanni Cacciabue e Giovanni Gagliostro. Il primo era alto, magro come un chiodo, fisico asciutto, abile nel suo lavoro, simpatico, allegro, il secondo era grande e robusto, infatti era chiamato, il (giùvanùn) e gran giocatore di bocce, responsabile determinato, accurato, garbato nei modi e con fermezza, ha guidato, anche il “reparto cablaggi” con il collega, Giuseppe Penna, il terzo, era lento nei gesti, bravo, simpatico e molto loquace, (purtroppo, sono già scomparsi da tempo). 

P .CAVANNA

GIOVANNI  CACCIABUE-Anni80'


G. CAGLIOSTRO
                                        
                
                                    Rep. Cablaggi--anni  80/90'


Il “reparto calandra” ormai rinnovato, forniva lastre resinate, ricavate dalla tranciatura , avvenuta su nastro o pellicola, formatosi dal materiale compresso e disteso passato tra due potenti cilindri rotanti, il cui spessore equivaleva alla luce esistente tra i due rulli. 

Le lastre, accatastate  su varie pedane, una alla volta, venivano pressate su appositi stampi a caldo tramite macchine sottovuoto spinto, trasformandole secondo le richieste, in pianali, copri portiere, tappeti, per approvvigionare le parti interne di autovetture e grandi mezzi.

 Il responsabile autorevole diventò  Gianni Codrino, coadiuvato in un secondo tempo dall’ing. Angelo Castelli, detto simpaticamente (l’ingegnerone) per via della sua corporatura robusta, il quale, in un secondo tempo fu responsabile del (laboratorio chimico), presso il Centro esperienze e Collaudo, (scomparso nel 2007 a 67anni) e da Bruno Piantato.

B. PIANTATO

Gianni. CODRINO
Angelo CASTELLI
                             

          CAPITOLO  8--PERSONALE  DEL  LABORATORIO                                               CHIMICO


Al laboratorio chimico, vorrei ricordare con simpatia e stima Paola Sannazzaro di Refrancore.  

Apparve un dì alla luce dei miei occhi, un'esile figura, dal fisico longilineo, magrolina, alta, sottile, con  incedere lento e passo felpato, vestita alla "casual", una semplice camicetta, un paio di jeans scoloriti, scarpette da ginnastica, golfino e mongomery di colore blu, capelli ondulati e lunghi sulle spalle ondeggiavano al suo movimento, mi ricordava la moda giovanile "hippy degli anni 60'"

Il suo viso acqua e sapone, faceva risaltare una bellezza non "Doc", non grintosa, ma una beltà remissiva, mentre il colore verde dei suoi occhi la rendevano un tipo di ragazza interessante! 

Il suo "savoire faire", le dà quel tocco di classe in più, ha qualcosa della straniera, un "fascino anglosassone", è estroversa, geniale, disinvolta e imprevedibile, sembra fragile e insicura, invece è tosta e indomita, quando prende una decisione va fino in fondo anche contro le regole.

 Mentre gli parli sembra distaccata e che non stia a sentire, ma invece è come se fosse dentro di te, perchè è discreta, educata, semplice e alla buona,  cortese con tutti, quando vuole è dolce, ma, quando è incazzata, nasconde la sua stizza dietro gli occhiali, diventando inespressiva.

 Essendo lei un "perito chimico", sul lavoro è alle prese con "alchimie al fulmicotone", il laboratorio è per lei un banco di prova, è sempre indaffarata  con tegami e pentolini, tra pastette e pasticcini resinati, armeggia con perizia fornelli e fornellini, tra liquidi colorati e vasi comunicanti, tra bilance e bilancini, mentre le sue manine gentili si colorano di rosso come il suo bel visino, il suo grembiulino è ormai una "tavolozza alla Van Gog".

 Quando appare nei nostri uffici col suo camice bianco, lindo, pulito, con le mani in tasca e con gli occhiali da intellettuale, ha l'aspetto di un primario d'ospedale, mentre il suo "tirapiedi, il pelato Spriano" che gli è accanto, mi sembra "un'infermiere col pitale", quando appare con il suo resp.le Ing. Castelli detto l'ingegnerone" , li vedo come il "gigante e la bambina", oppure, come in alcuni personaggi di fumetti, "Gambadilegno e la birichina Olivia" e quando l'ingegnerone urla all'impazzata, Paola si è già eclissata! 


P. SANNAZZARO

La descrizione empirica dei primi reparti nati nello stabilimento Cavis, sono stati l’ossatura e il passaggio chiave per lanciare negli anni novanta, la nascita di altri capannoni e di conseguenza reparti, investendo energie, fondi e speranze con la nuova produzione di cablaggi su richiesta Fiat. 

Con il nuovo imput di lavoro si formò il reparto (C.S.F), (circuiti stampati flessibili) e centraline, i responsabili furono:             Noèl Leung, detto (il cinese),
per via delle sue origini familiari asiatiche, Adriano Zaccone e Rosario Di Bartolo, mentre il responsabile della nuova linea (A.E.L), semilavorati per interruttori e devioguida, era  gestita, da Walter Curino.


 R. Di BARTOLO
V.  CURINO

Noèl  LEUNG



    CAPITOLO  9°--PROFILO  E  SINTESI  SU  DOTT.                                                       CODRINO 

Il benessere iniziava a farsi sentire, sia fra i dipendenti, che nelle rispettive famiglie, nel tessuto sociale dei vari paesi limitrofi, sviluppando di conseguenza un interesse socio-economico e culturale, tutto ciò  dovuto all’operosità e all’ingegno dei lavoratori, ma il perno dell’ottimismo, dell’impegno e della voglia di fare è dovuto soprattutto ad un uomo, ad una “figura mitica”, che rimarrà negli anni a venire, scolpito nelle nostre menti e nella memoria dei nostri figli, ed è stato il dott. Codrino, che ha saputo esprimere la forza e il coraggio del “pioniere”, a continuare, e  ingrandire ed accrescere con tenacia e sacrificio “un’azienda”, che contava nel 1991, circa 1200 addetti, affermandola in campo nazionale ed europeo.

 Uomo dal fisico snello, alto, occhi scuri, sguardo deciso, dalla folta chioma argentea, elegante nel vestire, estroso nei modi, determinato con i suoi diretti collaboratori nei momenti più difficili, intelligente, dotato di una memoria eccezionale e fotografica, si ricordava di tutto e di tutti. 

Il suo passo era spedito e fin dal mattino presto, visitava i reparti di produzione seguito dai suoi “fedelissimi dirigenti”, gesticolava poco, parlava con disinvoltura e arguzia tecnica, non ammetteva defezioni dai suoi funzionari, specialmente quando erano a “rapporto di lavoro”, perché, in fin dei conti “la ragione è sempre del padrone”.

Oltre ad essere un buon leader nella conduzione dell’azienda, è stato un buon promotore d’iniziative, assistito  dalla moglie, Teresa Pucci Fracchia, suo braccio destro nella vita e brava consigliera, dando vita alle famose “Crociere Cavis”, che furono accolte con sorpresa e felicità dai lavoratori, mentre la sig.ra Pucci si prodigava con entusiasmo a raccogliere fondi, destinati ad iniziative di solidarietà e promuovendo specialmente, “la ricerca sul cancro”, purtroppo, anche lei è (scomparsa nel 1991 a 60anni).


Teresa  Pucci  Fracchia
                                              

                         CAPITOLO  10°--CROCIERE  CAVIS

 Di Crociere Cavis”...che nostalgia...che bei ricordi, in tutto se ne organizzarono all’incirca quattordici e tutte con itinerari diversi e navigando nelle acque del Mare Mediterraneo, con diverse navi da crociera dai nomi altisonanti, abbiamo toccato e visitato molti paesi dell’Africa del Nord e del Medioriente, alcuni paesi dell’Est e della penisola Iberica, nonché varie città d’Italia, compresi alcuni capoluoghi della Sicilia e della Sardegna, trascorrendo insieme, momenti di gioia, di serenità e felicità e tante immagini ricordo, scattate con le nostre "attrezzature  fotografiche" ed eccone alcune: 
                                                            
                             
             NAVE  DA  CROCIERA--ATLANTE--ANNI  70/80'
  
                 
NAVE  DA  CROCIERA--FEDERICO  COSTA--ANNI 70/80


NAVE  DA  CROCIERA  " ROMANZA"--ANNI  70/80

NAVE  DA  CROCIERA  "EUGENIO  COSTA"--ANNI  70/80


NAVE  DA  CROCIERA  "EUGENIO  COSTA"--ANNI  70/80


       Dott. CODRINO-CURINO--Crociera CAVIS--Anni 70/80'


  "Piatto speciale"per gli ospiti-Crociera Cavis


Colleghi di Lavoro Crociera Cavis-anni 70/80

         
Codrino  con i collaboratori--Crociera  Cavis
                                

CODRINO con gli i amici-Crociera  Cavis


Festa  serale--Crociera  Cavis


Festa  mascherata serale--Crociera  Cavis



Relax  in  piscina-- Crociera  Cavis


 colleghe di lavoro sul ponte


ballo in discoteca sulla nave  





ballo in discoteca-Crociera Cavis



Pucci Codrino  --Crociera  Cavis


  Gioco  di  gruppo-- Crociera  Cavis


Foto  di  Gruppo --Crociera  Cavis


Foto  di  Gruppo-- Crociera  Cavis


Foto  di  Gruppo--Crociera  Cavis


Pranzo  con  colleghi -Crociera  Cavis


Escursione--Crociera  Cavis


 BARCELLONA  foto di gruppo-Crociera Cavis


BALLO in discoteca- Crociera


Ballo Greco-Crociera Cavis



Foto  di  Gruppo--Crociera  Cavis






Foto  di  Gruppo--Crociera  Cavis


In  Discoteca--Crociera  Cavis


In  Discoteca--Crociera  Cavis


Sala  ospiti  -Crociera  Cavis


Relax  sul  ponte--Crociera  Cavis


Foto di gruppo a tavola--Crociera Cavis


Foto di gruppo a Barcellona--Crociera 


Sala  Pranzo--Crociera  Cavis

Relax  sul  Ponte--Crociera  Cavis


Sala  da  Pranzo--Crociera  Cavis


Gruppo  Cavis--Crociera  Cavis


Ballo  Serale--Crociera  Cavis
Ballo  Serale--Crociera  Cavis

Gioco  di Gruppo--Crociera  Cavis


In  Discoteca--Crociera  Cavis
 

CAPITOLO 12°--CENTRO ESPERIENZE--COLLAUDO  CABLAGGI- DESCRIZIONE DEI PROFILI SU COLLEGHI                                       DI LAVORO   

Io, sono stato dipendente Cavis per circa trent’anni e quindi per me, la ditta è come se fosse stata una seconda casa, una seconda
famiglia e trascorrendo lontano dal nucleo familiare le ore di lavoro, vivendo e respirando in questo ambiente, si vengono a conoscere molte persone, diverse come carattere e personalità, mantenendo quel rapporto umano, che serve a tenere viva la nostra capacità d’intelletto, scoprendo man mano, pregi e difetti dei colleghi e amici che ci circondano. 

Il periodo migliore, l’ho trascorso al “Centro esperienze e collaudo”, nel “settore cablaggi” che sarebbe (la parte elettrica da collegare nelle varie parti di una vettura), oltre ad essere il banco di prova di tutte le lavorazioni a livello (prototipi e pre-serie) e ricordo con  simpatia, alcuni di loro che sono già in pensione, come me e tanti altri e alcuni ormai scomparsi.

Tra i pensionati cito: Giampaolo Cifalà di Bosco Marengo detto iil “faccendiere”, venditore di merci più disparate, (dall’ago al carroarmato), simpatico, allegro, minuzioso nel suo lavoro come un certosino; il simpaticissimo Ugo Barberis di Felizzano, fu un vero maestro col suo coltello da lavoro a “lama ricurva” nel rifilare manualmente i laminati e gli stampati resinati con perfetta precisione, sempre col sorriso sulle labbra, rallegrava la compagnia; Franco Sali di Felizzano, uomo “dai modi e dal fare calmo”, tranquillo, esponeva i suoi concetti in modo razionale e forbito, valido lavoratore; il caro Giovanni Montarolo di Felizzano, “ragazzo del 26”, è stato l’uomo dalle mille virtù creative e l’attrezzista geniale del Centro esperienze.


Ugo Barberis

Ti ho conosciuto all'inizio dei primi mesi Cavis di alcuni anni fa, quando per motivi di lavoro, facevo capolino nel tuo "regno bugigattolo", la falegnameria della suddetta ditta. 

Allora eri il "re e padrone incontrastato",  a volte,
venivo a chiederti su richiesta scritta del "capitano Nemo Zallio Italo" un pò di tavole di legno o compensato per uso cabalaggi.

 Eri "il falegname Geppetto" infarinato di trucioli ed impolverato di cellulosa dalla testa ai piedi, immerso nell'odore beato della natura di pioppi, di olmi e di rovere e chissà quanti altri legni pregiati che tu ne facevi uso per costruire "giocattoli per adulti"

Sei stato il "re della sega a mano e a disco" e segando e tagliando con mano ferma e occhio sicuro, tavole di compensato, gambe di legno per seggiole e armadi, eri indaffarato a costruire con la tua esperienza remota, manopole per tendine, porte per camere da letto, serrature e chiavistelli, serramenti a non finire, piantando chiodi a iosa, vibrando nell'aria "l'antico martello" che stanco nel ribattere rivetti e punzoni, s'accasciava con protesta di tanto in tanto sul tuo pollicione o sul tuo mignolone delle tue manone con esuberanza rivalsa nei tuoi confronti.

 Sei stato il "Geppetto trepidante" degli anni bui della falegnameria Cavis, ma, dopo un lasso di tempo, hai sentito una vocina profonda scaturita non da un pezzo di legno alla "pinocchio", ma, nel tuo intimo, dicendoti: "svegliati polendina mia, vien giù da basso" che il C.esp. ti aspetta, fagli vedere al "capitano di lungo corso Z. Italo" la tua bravura,...quel che vali

Infatti, "dall'era dell'oscurantismo del tuo "bugigattolo", sei passato "nell'era dell'illuminismo" delle lampade al neon e al sentimentalismo femminile del C.esp e valido della tua esperienza professionale trascorsa alla "don Chisciotte", fra mulini a vento e ad acqua della "Toscana e del Monferrato", sei approdato alla Cavis e con la tua specifica professione, abbiamo apprezzato il vero manutentore, il vero attrezzista ed insuperabile maestro. 

Sei stato per noi il "re Mida", le tue abili mani (d'oro), fabbricavano in poco tempo e con poche armi a disposizione, tutto quello che i responsabili ti chiedevano e tu con umiltà d'ingegno e baldanza di carattere, hai costruito cose impensabili e molto utili al reparto, senza mai farti male fisicamente, dimostrando il tuo valore creativo, d'ingegno e fantasia lungimirante!

 Sei stato l'uomo tuttofare: dal calzolaio all'ombrellaio, dal ciclista al verniciatore spray, dal fresatore a "mulitta folle", ti sei sempre impegnato a soddisfare richieste di tutti i tipi dai vari colleghi di lavoro.

Dal lato pratico, caro M. Giovanni ci mancherai moltissimo,...al massimo, verremo a bussare alla tua porta per chiederti extralavoretti casalinghi per accomodare suppellettili d'antiquariato, mobili, comodini, tavolini e altro ancora e sperando nella tua bontà cristiana, tu ci esaudirai, oppure ci manderai al diavolo!

 Eri la "berta dell'ente C.esp.", il tuo armadio blindato ne è testimone, il quale traboccava di ferri e di pezzi metallici di ogni tipo, trafugati con eccellente maestria alla "Silvan", (vedi il mago in tv!) da macchine utensili in disuso e antiquate, riempiendo a ufa il tuo armadio a "prova di bomba", chi più ne ha, più ne metta, si poteva trovare di tutto: dall'ago al carroarmato, dal pistone al bullone, dal tondino di ferro al filo da cucire, insomma, tante cose che uno di noi, non riusciva più a raccappezzarsi. 

Caro M. Giovanni, tutti quei pezzi ti servivano poi per costruire direttamente ed indirettamente congegni per la nostra ditta e tu nella tua mente "forgiata ad ingranaggi dentati", sapevi già quali pezzi ti servivano per costruire ninnoli e sopramobili su richiesta di colleghi uomini e donne, però, quando alcune donnine ti chiedevano con sguardo languido, rattoppi e rammendi per borsette e calzini, per cinture e ombrellini, per scope e oggetti vari, ti facevi in "mille pezzi" per accontentarle in tutti i sensi!
Piacente di fisico, beltà schiva, nei tempi d'oro eri un "latin lover", un "gallo cedrone" e tutte le donne che hai conosciuto per motivi casalinghi, ti hanno elogiato per la tua bravura manuale e tu lusingato dai loro complimenti, ti accaloravi, l'adrenalina saliva alle stelle ed il quel fatidico momento, chissà perchè, ti scontravi con esuberanza leonina con "l'ammiraglio in seconda Z.Italo".

Alleluia Giovanni M., sei stato grande nel tuo lavoro e continuerai ad esserlo, hai bagnato il naso a tanta gente, uomini così ad alto livello artigianale, non bisognerebbe mai perderli, purtroppo gli anni passano e scandiscono il nostro tempo e il nostro traguardo,..."la pensione"! 

E' una ruota che gira per tutti, belli e brutti, poveri e ricchi, fessi e indefessi, quello che è più importante caro Giovanni è credere in se stessi, ad ingegnarsi a costruire sempre qualcosa per sentirsi vivo, presente, come hai sempre fatto ed allora riuscirai a trovare quella tranquillità non materiale, ma una tranquillità interiore e sopratutto la salute, se è possibile duratura.

 Allora bando alle armi,...W. Giovanni Montarolo, W. l'attrezzista del C. esperienze Cavis, il sottoscritto e tutti i tuoi colleghi di lavoro, ti esprimono l'augurio di un buon proseguimento nella "vita post-pensionistica.(Felizzano-1989').


G. Montarolo

Il caro“bùciàdur” Armando Sandrone di Quattordio, assiduo giocatore di bocce, era il sornione del nostro gruppo, che con la sua flemma esperta e con rigorosa arguta ironia è stato la “punta di diamante dell’aggraffatura-manuale, il "cesellatore" per esperienza diretta! 

E' un semplice, un puro che dalla vita non si aspetta niente solo qualche spuntino gratis dalla mamma generosa di "Crocetta, fraz. di Castel D'Annone", due partite a bocce di sera, alla bocciofila di qualche paese limitrofo.

 Capelli neri come l'ebano e il "baffo conquistatore", lo ringiovaniscono, potrebbe ancora conquistare cuori femminili, ma, da buon "chierichetto di periferia", preferisce la semplicità del desco familiare, è tutto casa e chiesa e timoniere della sua dolce metà!


A. SANDRONE

“Il sufrin” Giovanni Faldella di Felizzano,“  “il collaudatore per eccellenza” che col suo fare lento e misurato e dal carattere flemmatico, gli scivolavano fra le dita e sotto i suoi occhi, con abilità e precisione, decine di cablaggi, la sua tranquillità e la sua fermezza creava più invidia ad una tartaruga che ha un nobil soldà!


G. Faldella

Ogni tanto esplodeva con battute ironiche studiate in anticipo, era un raccoglitore di informazioni, anzi una centrale di notizie e non si lascia pestare i piedi da nessuno. 

Leo Bartoletto di Castelnuovo Belbo, “ l’uomo di fatica del cablaggio”, è stato la persona dalle molteplici prestazioni del reparto: dal taglio alla scalzatura manuale, dalla costampatura all’approvvigionamento di bobine di cavo, sia a piedi che in bicicletta, sotto a qualsiasi intemperie, non si è mai tirato indietro agli ordini ricevuti, non ha mai detto di no, lo si può definire il "lavoratore indefinito", mentre nel tempo libero era “mezzo contadino e metà muratore”! 

Attaccabrighe, impulsivo nei discorsi con frequenze altisonanti nel timbro di voce, s'intromette nei ragionamenti altrui senza essere interpellato. 

Buon conoscitore di alcuni argomenti, sembra che sappia tutto ma alla fine del discorso intavolato, vacilla alle domande e risposte di fuoco del "rataplan" "Filomena la peste", di "Fiori il curnagion" e di "Sandrone il buciàdur". 

Sei "il Paul Newman del cablaggio" gli assomigli solo da lontano: fisico asciutto, giovanile, quasi atletico ma con delle mani rivestite da pelle che sembra cartavetro come se fosse grattuggiata, perciò quando s'infila i guanti senza dita da cablatore sembra che dica, guardate gente,...sono un discepolo di "Padre Pio di Pietrelcina". 

Sei "l'agreste bergamin delle situazioni", sei il "Don Chisciotte" fiero antagonista del"curnagion Mario Fiori", perchè il Mario ha qualcosa in più del Bartoletto,...vista e "autista ufficiale dell'Apecar" in dotazione al C.Esperienze! 

“L’enigmatico” Gino Galanzino di Abazia di Masio; “il volpino” Giovanni Mova di Mandrogne (AL);


GIOVANNI MOVA


Giancarla Brugnaro di (AL), assai carina, piacente, di bell'aspetto, giovanile, capelli biondi, dall'aria sbarazzina da eterna ragazzina, non dimostri la tua età, generosa e volenterosa sul lavoro, hai la risata facile, ti piace divertirti, di sentirti viva, di godere la vita, sei di compagnia. 

Ti facevi in quattro quando ti chiedevano supplemento di lavoro, sei stata la tappabuchi di certe mansioni, sballottata a più riprese da un reparto all'altro, dal rep. devio al C.esp, in seguito al rep. interruttori e viceversa dal carattere gioviale e brioso, a periodi il tuo umore era alle stelle, altre volte in cantina, ma, quando eri in vena come una siringa, sprizzavi gioia e allegria da tutti i pori, sopratutto verso i tuoi colleghi, con qualche parvenza di tristezza e malinconia, sempre elegante, ci aiutava nel completare le campionature!


G. Brugnaro

Vorrei ricordare un validissimo caro collega, Alessandro Mai di Castel D’Annone, “l’ultimo dei moicani”, il più giovane della brigata, arrivato un dì negli anni ottanta  in punta di piedi al nostro ente, ragazzo dal viso acqua e sapone, molto educato, un intellettuale con gli occhiali, dall’aria studentesca, ricordava il “Conte Cavour”, gli mancava solo la barba, ci lasciò prestissimo per intraprendere strade nuove per un nuovo lavoro. 

Tra gli scomparsi prematuramente, che hanno lasciato un grande vuoto intorno a noi, ricordo con tristezza e affetto alcuni amici del Collaudo: il “cantante” Franco De Nicola di Felizzano, (scomparso nel 1989 a 49anni) dallo spirito gagliardo ed esuberante, dall’umorismo pungente, riusciva a coinvolgere amici e colleghi, mentre la sua voce, riempiva l’aria di allegria.



il "cantante Franco
Franco. DENICOLA


                                 L’indimenticabile caro “ragazzone” Romeo Goggiano della fraz. Serra, comune di Quattordio (scomparso nel 1982 a 42anni); “l’enigmatico” Guido Ferraris di Accorneri, comune di Viarigi (scomparso nel 1984 a soli, 28anni), poeta improvvisato, dal carattere inquieto ed introverso, segnato da un tragico destino, ci ha lasciato come traccia del suo dilemma interiore, alcune poesie toccanti; il bravissimo Antonio Cornaglia di Abazia di Masio (scomparso nel 1993 a 54anni), uomo molto ordinato, gentile, educato, sempre il primo ad arrivare sul posto di lavoro e l’ultimo ad uscire.


R.  GOGGIANO

G. FERRARIS

Antonio Cornaglia

Per il Centro esperienze, il mio pensiero, va, al bravo Nino Bobbio di Oviglio, il “contadino-mediatore”, che lavorava ai “tubi corrugati”, (anche lui scomparso qualche anno fa); il caro e simpatico Mario Chiarlo di Felizzano, gran lavoratore, dalla battuta facile, uomo dal viso bonario e di buona forchetta, (scomparso nel 1985 a 60anni) ed infine, il carissimo Paolo Lino Schiffo di Felizzano, (scomparso nel 2003 a 71anni), uomo dalla parlantina facile, sciolta, membro della “commissione interna”, valido interlocutore e mediatore tra operai e padrone e in più, gran risparmiatore, ricordi tristi e lieti, questa è la vita e l’andamento della vita, per ognuno di noi, non è mai lineare.


MARIO  CHIARLO

Lino Schiffo
                                                                                                                                                                        Attualmente, tanti colleghi sono ancora lì, a svolgere il proprio dovere, tra i quali ricordo con piacere: l’imperturbabile” Sergio Davolio, non si sa mai cosa gli frulla per la testa, sembra che niente lo sfiori, succede quel che succede, caschi il mondo, caschi la terra, finchè la barca và, lasciala andare! 


S. Davolio










Poche volte esce con battute di petto con accenti di simpatia e allegria per cambiare poi bruscamente con fare cupo e taciturno. 

Dall'animo sensibile, sottoposto a traversie personali e remote s'è sentito di far germogliare un "binomio familiare, Filomena-Sergio", compagni accumunati da in insolito destino nella buona e cattiva sorte! 

Il tiramolla” Mario Fiori dal fisico assai magrolino, ma nel suo lavoro di "taglio e scalzatura" è molto preciso e diligente, ma, lascia al suo fiero antagonista "Leo il Bergamin" i lavori più pesanti e per questo rilassamento e per la sua fisionomia è sopranominato da Leo, "Mario il Curnagion", (vecchia cornacchia)! 

La “simpatica e dolce” Piera Torre, lavoratrice eccellente, cablatrice precisa e puntigliosa nell'assemblaggio, dal carattere  genuino, dalla mentalità matura e sicura, sfoderavi nei contrasti vivaci fra colleghi artigli leonini, ribattendo con risposte sfrontate e caparbie!


Piera Torre

Simpatica quando ridi a mò di "bambola -giocattolo", esegui senza accorgetene movimenti bischerini e mascherine alla "Pulcinella", gesticolando molto le mani e le braccia, fisicamente sei esile e molto femminile, piacente e leggiadra, sei la "Torre di Babele, sei come il vino sincero, sei semplice e carina!"

“Le piccole e simpatiche sorelle” Filomena e Lucia Di Stazio, napoletane veraci; Filomena detta la "mitraglietta Scorpion" dell'aggraffatura multipla e della parlantina tripla, era la "torre Eiffel dell'informazione" e la "radio scarpa del C.esp", sapeva tutto di tutti, di ieri, di oggi, di domani e dopodomani. 

Piccola e paffutella, dalla simpatia spumeggiante, sprizzava allegria da tutti i pori, energica e volenterosa, alcune volte eri asfissiante e rompiballe nei confronti di certi colleghi, chiamandoli ininterrottamente: Armà de cà, Armà de là, Corvo quì, Corvo lì, Fiori di sù, Fiori di giù! 

Aggraffatrice generosa ed esuberante, quando sei alle pressette la tua musica del "rà-tà-tà a mitraglia la si ode lontano mille miglia.

 Il suo viso è pieno e rotondo, la pelle  olivastra, occhi grandi come "marron-glacèè", molto vivaci e roteanti, forse tutto ciò e dovuto al fatto che ha forza di verificare i capicorda i tuoi occhioni ne sono rimasti impressionati; ridi con moto accelerato, continuo e frenetico, hai una paura folle e atavica per topi veri e finti, saltellando quà e là da una sedia all'altra, da un tavolo all'altro per evitarli, sembra che balli la "tarantella napoletana", cara "Filumè come te non c'è nessuni" dal carattere frizzante e scoppiettante come un mortaretto!


F. Di Stazio

 




Cara Lucia, mi rimarrà di te un caro ricordo per tutto quello che è accaduto in questi anni, lavorando costantemente insieme in un continuo frullato di avvenimenti belli, lieti e accattivanti, fattori impensabili di ordine mentale, quasi telepatico, mi sono sempre trovato a mio agio in tua compagnia.

Donna minuta e graziosa, dal forte carattere leonino che è l'espressione del tuo segno zodiacale, (Leone),  sempre  educata e gentile con tutti, dalla mentalità posata e aperta.

 Il "binomio Lucia-Willy" è stato un binomio affettivo, cordiale,  di lavoro, di stima e simpatia reciproca.

Sul lavoro eri ligia al dovere, molto versatile e precisa, donnina verace, dalla fibra forte e coraggiosa!


LUCIA  DI STAZIO

Margherita Nano, lavotatrice indefessa , quando cabla è come un mulo, non si ferma mai, solo un attimo per sgranocchiare due crachers, tenta sempre di fare bene il suo lavoro costante nel tempo.

 E' una divoratrice di cablaggi, è puntigliosa, ha sempre paura di non farcela a consegnare i pezzi richiesti, è tenace  e volenterosa, testarda e gelosona. 

Al mattino arriva con la sua borsetta nera semirigida, "molto simile alla borsetta dei ferri del dottore" fatta di di fintapelle e come un robot, appende l'oggetto all'attaccapanni e poi con fare circospetto l'apre, ci scartoffia dentro, la richiude come un automa, fa dietrofront e arriva al "tavolo dei 12 colleghi",
Nano M
i quali sono già accoccolati, si siede e giù una bella risata sonora dopo aver scambiato alcune battute con le sue compagne e così il mattino inizia!





 Quando vuole è briosa e simpatica con la sua risata facile ed esilarante, s'intromette negli argomenti altrui per avere compagnia e assensi, qualche volta è isterica e scorbutica, mentre nei momenti migliori è stata la "puntina di diamante" del nostro entourage.

 Cara Margherita sei stata per noi una brava girl dalla risata continua e contagiosa, non essere come il sale e come il vento, pensa al futuro e goditi la vita e regalaci un sorriso, 
ormai da anni è fuori servizio.

 La cara Rosalba Ballarin di Abazia di Masio,
la bionda ragazza, dolce creatura, anzi la chiamerei "Albarosa" e segretaria del nostro ente.


R. Ballarin

Occhi da cerbiatta, sorriso tra il dolce e il contenuto, dallo sguardo penetrante ma nello stesso tempo sfuggente! 

Al mattino arriva sul posto di lavoro con occhialoni dalle lenti scure e tenebrose, sembra che debba nascondere chissà quali pensieri, invece ha problemi di miopìa, così  dice lei. 

Elegante nel vestire, il passo è felpato e leggero, l'andatura è melliflua, pacata, morbida, tranquilla, c'è qualcosa in lei di molto, molto femminile di molto sensuale, di molto sexy!

 Apparentemente ha un carattere dolcissimo, ma lascia trasparire in alcuni momenti sguardi e segni di stizza, con accenti di piccole punte di scontrosità. 

E' molto misurata nei gesti, nel conversare, sembra che abbia paura di fare male alle mosche, ma se la mosca è un "moscone", allora son pizzicottoni! 

Tra le sue braccia tiene strette strette le sue cartelline con gli ordini scritti da distribuire ai vari Enti e sembra che dica: "queste sono le mie e guai a chi me le tocca, stringendole al petto come fossero bambolotti, ultimamente per motivi personali ha cambiato azienda.
 Ricordo anche Trevisan Argentina di Masio,  detta "Rita",
Argentina, dal nome chiaro, limpido, trasparente come l'acqua fresca da bere e da gustare, frizzante come la "Ferrarelle"!

 Occhi scuri, vispi e vivaci, il suo incedere è spigliato, deciso di chi vuole abbattere  ostacoli dinnanzi a sè. 

Sorriso facile e conciliante, dolce nei gesti e molto femminile, alcune volte è coriacea e scontrosa, alta di statura, di buona gamba, carnagiona esotica con pettinatura oseè! 

Ogni tanto la sua pressione è alle stelle, altre volte è in cantina, perciò cara Rita, ti do un consiglio, beviti un "caffè Lavazza", più lo mandi giù e più ti tira sù!

.Marco Ferraris, dell’ente (Ricerca e sviluppo) di Abazia di Masio, ragazzo tuttofare a livello teorico e cartaceo, molto loquace , prolisso e simpatico nei modi


M. FERRARIS

Lo conoscemmo un dì degli anni80' verso la fine del 2° millennio, quando ancora alloggiavamo nell'ufficio antemodifica, appollaiati all'ultimo piano di un vecchio edificio situato presso
l'ingresso dello stabilimento. 

Arrivasti il 9 settembre dell'87', baldanzoso e pieno di speranze, vestito non con un classico "gessato giacca-pantaloni" ma in maniche di camicia di colore beige, intonato con un gilèe "obsoleto" senza maniche, ricamato a righe verticali colorate, stile "poncho peruviano" che ancora oggi "una tantum" sfoggi, mentre dalla cintola in giù sfoggiavi con tristezza un paio di pantaloni, di un "color non ne parliamone più!"

 C'è l'hanno presentato un dì come il figlio del "geometra già dipendente Cavis" e così iniziò la sua carriera da "Ragioniere", in un posto da "Perito Tecnico"! 

Il Marco  ad un quarto alle 8 è già in ufficio che ci aspetta bighellonando tra le scrivanie con indosso il "solito maglione fuori moda di colore "p.c.i", cioè "rosso"!. Mani dietro alla schiena, capelli neri a banana,...una volta,... ultimamente il suo parrucchiere di fiducia Raffaele, gli ha consigliato una pettinatura più osèe, più addolcita, più morbida, più appiattita, cioè più da "brioche"! 

Nel frattempo arriviamo noi, suoi compagni di lavoro e lui contento ci guarda ad un ad uno con un mezzo sorriso su quelle "labbra carnose  di colore sugo di pomodoro", ci saluta ad intervalli con foga repressa, prima con i nomi: ciaoo Willyy,...ciaoo Riccardoo,...ciaoo Sergioo,...ciaoo Giancarloo,...ciaoo Darioo,...poi con i cognomi: ciaoo Pugnoo e così via dicendo con quel ciao pieno, rotondo, corto, con l'accento sulla "o" da uovo sodo, qualcuno gli grida: Marco sei  "mitico" e lui risponde: Sergio sei un "campione" e di rimando il Barchi gli dice: Marco sei un "fenomeno da circo"!

 Con il suo bel disegno lungo 3mt, inchiodato su 2 trespoli, il Marco per tutto il dì è impegnato a calcolare le quote e col dito indice della mano dx segue e legge le misure degli interassi a sottovoce come se dicesse il "rosario" e giù a premere i tasti della calcolatrice che tiene nella mano sx come un automa; qualcuno gli domanda, (vedi il collega Barchi),...Marco, quando vai a dormire ti copri con un "lenzuolo tipo disegno Thema e lui  sorridendo si gira lentamente e ribatte: "Sergio, sei  distrutto con barba e trucco"!,... Solite frasi fatte in casa tra razionalità e irrazionalità, tra realtà e irrealtà, e infatti qualcuno scherzando gli insinua: "Marco mi sembri dimagrito cerebralmente, la tua materia grigia si sta assottigliando"!

 Alla Domenica dopo un lauto pranzo inforca "l'antica bicicletta" pedalando per 20 o 30km per digerire, verso lidi fortunosi che la mente umana non può immaginare toccando paesi come: Masio, Quattordio, Incisa Scapaccino, Oviglio, Bergamasco, Castello di Redabue arrivando in una "fatidica Domenica assolata a casa del sottoscritto a Nizza Monferrato! 

Lo trovai davanti al cancello vestito con paio di calzoni corti all'inglese color sabbia, scarponcini e calzettoni fin sotto il ginocchio gli mancavano solo i (pon-pon laterali alla tirolese), camicia a righe a maniche corte da (sfaccendato), occhiali con lenti scure alla "Rambo", gli mancava solo "l'elmetto all'inglese"!

 Lo invitai a sedere al tavolino sotto l'atrio di casa e la sua bicicletta addossata al muro e mentre diagolavamo, nell'arco di 5minuti sentimmo un boato, uno scoppio improvviso, io dissi: qui siamo in trincea, ripariamoci dalle granate, con nostro stupore vedemmo il "copertone sbrindellato" della ruota posteriore della sua bici, provocata dall'enorme borgna che si era formata precedentemente, scoppiando con fragore e così dovetti a malincuore riportare "il malcapitato Marco e la sua dannata bicicletta" a casa con la mia autovettura.

 Caro Marco, dopo varie peripezie di vita , di lavoro e qualche difficoltà di salute, il tuo comportamento nei nostri confronti è mutato, si è fatto più solido, più sicuro, più sfrontato ed infatti , rispondendo con "foga tedesca" ad alcuni nostri richiami, hai reagito con un altezzoso "ia-ia"!, Era ora che ti svegliassi un pochino, di farti più ometto e non più  "gruccia", dai un calcio al passato perchè sei un bravo ragazzo, buono come un pezzo di pane, la vita non è solo una sfida e nel tempo ti sorriderà!! 

Il grande di statura, “il pallavolista” Ernesto Pilotti, di (AL), vincitore della “Coppa Europea” ad Ankara, nel 1978 con  la “Klippan”, squadra a livello nazionale.

 Caro Ernesto detto "Tino" dagli amici, il "Richelieu" del C. esp,  sei stato "l'Eminenza grigia" del nostro capo Zallio.Italo. Freddo calcolatore nel suo lavoro, gran moderatore e gran diplomatico negli intrallazzi, riesce quasi sempre a conciliare fatti e misfatti, rendere pacati gli alterchi, rintuzzare e smussare piani mal combinati, ironico e con qualche punta di cinismo.


 E' "l'azzeccagarbugli" di notizie impensate, coordinatore di progetti e giochi, facendo variare all'ultimo momento, itinerari già precostituiti, perciò "tiraballe d'eccezione".

 Fisico atletico, asciutto, alto, dallo sguardo altero, mani grandi dalle dita adunche prensili e retrattili,  pungenti come spilloni, da sferruzzare magliette e calzettoni, negate per fare massaggi alle persone, ma da "homo abilis" adatte al suo  sport preferito, la "pallavolo". 


Ernesto Pilotti-

Passo d'atleta dall'incedere elegante, signorile, però, quando a fretta di uscire dalla ditta, la sua falcata è da "homo erectus", la statura è "giraffiana" e allora si può chiedere informazioni "metereologiche",...che aria tira lassù,...piove,...nevica,...tira vento,...arrecando purtroppo al sig. Bernacca gran dispiacere!


  CAPITOLO 13°--Gruppo  Seica  di  Ottiglio- con relativi profili

Inoltre vorrei ricordare il "Gruppo Seica di Ottiglio" che venne dato in prestito alla Cavis, perchè imparassero ad assemblare i cablaggi per la Fiat per conto terzi.

In un giorno segnato dal fato, ecco apparire alla Cavis uno sparuto gruppo di angeliche figure, chissà, pensai, da dove vengono, cosa fanno, come si comporteranno, come ragioneranno, chi lo sa, alieni senz'altro non sono, extraterrestri neppure, ai posteri dunque l'ardua sentenza! 

Dopo un lasso di tempo, altro che sparuto nugolo di uomini, ma, è il "Gruppo scelto della ditta Seica di Ottiglio", i "9 dell'ave Maria", è lo "Sturm-Truppen, la Squadra d'Assalto", con in testa "un galantuomo e sette volontarie valchirie", che dalle colline scesero ed invasero il C. Esperienze Cavis! 

 Ricordo con affetto, stima e simpatia il loro "autista scelto" Paolo Boglio e le loro colleghe tra le quali in primis ricordo con entusiasmo la Cara "Stella",  un'amica di sempre, perchè  simpatica, di compagnia, altruista, sempre presente alle nostre cene, col sorriso sulle labbra dava un là alle nostre serate e con quel viso semplice e casereccio, nascondeva dietro alle lenti degli  occhiali cerchiati d'oro, due occhioni buoni e sinceri.

 Lavoratrice indefessa, lavorava al  collaudo che la rendeva dinamica e pendolare e sovente faceva la spola tra Seica e Cavis per controllare e verificare i cablaggi prodotti. Cara Stella, da quel momento diventasti la donna più "amata del reame"! 

 Sei stata la speranza di chi ti voleva bene, eri la buona stella delle nostre immaginazioni, sei stata la "Stella polare" dei tuoi colleghi di lavoro che vedevano in te, la luce che indica la rotta da seguire, il loro navigare in questa valle di lacrime e di gioia, la "valle in quel di Ottiglio".

 Di stelle c'è ne sono tante, ma come te non c'è nessuno così "vispa e arruffata"e quando in una notte buia ci troveremo dispersi tra le colline del Monferrato e vedremo spuntare una stella che brilla lassù più delle altre, vorrà dire che siamo alla "Fugassa" tuo paese d'origine (fraz. di Fubine-Al), così noi viandanti non ci perderemo perchè il nostro animo rincuoratao sarà, il nostro cuore colmo di gioia sarà e pieni d'entusiasmo alla tua porta si busserà, sperando di essere invitati a bere un caffè tutti e 23!! 

Cara e dolce Cristina, dal nome gentile, affabile e morbido come un guanciale, ragazza cresciuta in fretta, sia nella mente che nel fisico; capelli neri, occhi scuri, l'espressione del suo viso era frizzantino come le prime giornate di primavera e quando sorridevi, il tuo viso splendeva, diventavi raggiante e con il tuo modo di fare, semplice e carino, riuscivi a sciogliere perfino il sassolino! 

Al mattino arrivava con la "compagnia Seica", camminando con le braccia conserte e tenendo bassa la testa, ma forse è innamorata delle punte delle sue scarpe , pensai! 

Il suo passo è lento, ma la sua falcata è lunga, sembra che debba spiccare un salto da un momento all'altro.

 Il suo modo di vestire è "casual", per non parlare del suo "premaman" di colore viola che gli arrivava alle ginocchia con il collettino rosè, ha qualcosa  della colleggiale, dell'educanda, finchè gira la filanda!

 Maneggiava i cavetti come fossero pasticcini e poi sedendosi se la rideva con "la consonante Filo e la vocale Armando", parlottando del più e del meno.

 Antonella, il tuo nome è diminutivo di Antonia, nome assai robusto come il tuo bel fisico esuberante, insidiosa nelle risposte molto intelligenti che arrivavano al sodo. 

Criniera molto folta fra il leonino e l'arruffata, occhi belli e scuri, dallo sguardo interrogativo e qualche volta piacevole, quando sorridevi con quella dentatura magnifica, diventavi più bella e malandrina!

Alta di statura, passo felino, leggero, certe volte s'intromette nei discorsi altrui senza essere interpellata per piccole gelosie nei confronti di chi, esattamente non si sa, ti do un consiglio, continua a sorridere e vedrai che la vita ti sorriderà!

Paola, il tuo nome è forte, nodoso, tronco, asciutto, dalla criniera leonina e dalla risposta facile. 

Il tuo sorriso si addolciva quando portava gli occhiali, non come una rampante gattona, ma, come una professoressa, una letterata!

 Donna che sa il fatto suo, non si lasciava pestare i piedi da nessuno, dal carattere deciso e  ambiguo,  inoltre era cacciatrice  a tempo perso di fatto e di schioppo di selvaggina, sua vera passione!"

 Maria, ragazza dolce, pacioccona, dalla risata facile e piena, occhi grandi, viso paffutello, bianco e rosso come una bella mela.

 Grande cablatrice, anche se è piccola di statura, lavoratrice indefessa, quando la vedevo a cablare con un "vigore da vendemmiatrice" con mani agili e grassoccie, sembrava che la "piccola massaia" era intenta non a tirare cavetti o inserire connettori, ma, ad impastare tagliatelle e gnocchi alla romana!

Piera, ragazza dal carattere calmo, tranquillo, non muove foglia che Dio non voglia, col suo grembiulino blù, con quello sguardo un pò bijoù, tra l'occhialuto, il fumoso e il nebbioso, sembrava che non gliene fregasse niente degli altri che ruotano intorno a lei, invece indaga, tenta di scoprire inghippi e intrallazzi dei suoi colleghi, è sempre nascosta dietro al banco di cablatura, sembra che non esista. 

Il suo passo è felpato, sei come una bella statuina dagli occhi belli, però dialogando con lei, su quelle belle labbra carnose, iniziavano a spuntare dei bei sorrisi,...allegra Piera, che la vita è tutta una fiera! 

Luigina, dal viso rotondo e pieno, pelle olivastra anzi esotica, pettinatura e modo di vestire osèe ricorda gli anni "de Paris", con "paiette e còtillon", occhi scuri un pò schivi, dagli sguardi furtivi e furbetti con espressione incantata.

 Simpatica, allegra nelle cene notturne, molto loquace a sorpresa, eri una "girl tuttofare"; cesellava per passione, bijou, collane, braccialetti, monili, amuleti e orpelli, vendemmi, vinifichi, era una "girandola di ragazza", era "l'artigiana casalinga", erano validi collaboratori, ed e stato per me, un bel periodo lavorativo, c'era entusiasmo e voglia di fare, era il 1988'!! 

Altre persone sarebbero da evocare, ma purtroppo per esigenza di spazio e di tempo non è possibile, ed in anticipo ne chiedo scusa, però vi ricorderò e vi terrò in serbo nel mio cuore. 


                Centro Esperienze-Colleghi di lavoro--anni  80/90'



                     Centro Esperienze-Colleghi di lavoro--anni  80/90'          

CAPITOLO 14°-PROFILO E SINTESI DEL RESPONSABILE                       DEL C. ESPERIENZE- ITALO ZALLIO

Questi colleghi, sono persone con tanti anni di lavoro alle spalle, buoni lavoratori, ed erano sempre pronti a prodigarsi per il buon nome della Società Cavis.

 Il rapporto umano che si era instaurato fra noi, questa amicizia così assidua, così fraterna, era dovuta ad un uomo, anzi, è come se fosse stato per noi un fratello, il “fratello maggiore” di nome Italo Zallio, di Masio ragazzo del 32', nel lontano,...52' , eri il n°2 della Cavis e il secondo assoluto come uomo, (prima c'è Dio e poi ci sei tu!) 

Iniziasti a muovere i primi passi nel mondo del lavoro e dello spettacolo per intraprendere con dedizione e belle speranze il lungo cammino 40.le nell'ambito Cavis per raggiungere con tenacia goliardica posti di responsabilità, acquistando "virtude e conoscenza" nei confronti dei colleghi che collaborarono con te, arricchendo il tuo "Phatos" di sentimenti buoni, leali, franchi, privi di arroganza e di alterigia. 

Passando da un reparto all'altro, un bel dì degli anni 70', arrivasti come un certo "Calandrino" alla ricerca della "Pietra filosafale" nei sottofondi della "Mensa Cavis", ed invece trovasti la prima "Pietra vera", un nuovo Ente, il prezioso "Centro Esperieze"!

 All'inizio del "Quaternario, codesto Ente era esclusivamente popolato da "due Vip" che si guardavano in cagnesco, "due Ominidi" estrusi dal "Paleolitico" reparto "Estrusori", uno eri tu, il "Top-Gun Zallio Italo", mentre il secondo era il "Play-Men Giuseppe Devasis"! 

In un secondo tempo, arrivò un "tizio con gli occhiali", il "Maccheronico Giampaolo Cifalà" con l'accento sulla "A" di Cefalù, ex carabiniere in congedo e faccendiere a tempo pieno e lo nominasti "tuo segretario di fiducia".

 Pian piano il (Centro Esp.) si popolò di strane creature, tra le quali : un certo "Volpino di Mandrogne, Mova Giovanni", dagli occhietti vispi e intelligenti; "l'enigmatico Gino Galanzino di Abazia di Masio", amicissimo del fratellissimo siculo Cifalà; il "tirchiaccio Paolino Schiffo di Felizzano, tuo fratello di latte ma non di letto", ex sindacalista dalla parlantina facile, incantatore di serpenti; il "flemmatico Franco Sali di Felizzano" come pure il caro "falegname Geppeto Giovanni Montarolo", uomo dalle molteplici virtù creative; lo "spilungone pallavolista" e "tuo 2° segretario di fiducia" Pilotti Ernesto, per gli amici (Tinuccio) e così, metaforicamente parlando, la "moltiplicazione dei pani e dei pesci", si permutò nella moltiplicazione di più persone, sicchè, da uno sparuto manipoli di uomini, si arrivò alla moltitudine delle genti e nel frattempo il pesce incominciò a puzzare! 

 Il C.E diventò più reparto di produzione che Ente di progettazione e tutto ciò, fu, grazie al nuovo prodotto in vigore, l'attuale "cablaggio"

Come cavallette arrivarono (su richiesta urgente di mano d'opera), uomini, donne, boy e girl, di tutte l'età, di ambo i sessi, di tutte le provenienze e così, nella folla conoscesti "l'Astro nascente del momento, lo Scorpione Willy," tuo tenace "Antagonista" e da quel giorno,...giù botte da orbi! 

Da quel magico istante caro Italo sei stato per noi "Solimano il Magnifico", l'uomo che ispirava fiducia e simpatia a tratti e nello stesso tempo eri "l'Unicum Amaro" nell'arco di una giornata, i tuoi sbalzi d'umore erano per noi come cunette e dossi stradali, ti mancava solo "la riga bianca", ma noi uomini preferiamo "la riga nera"

Eri il "Menestrello" incontrastato delle feste di gruppo, il"Gran Ciambellano" come organizzatore di cene, di giochi e di festini, il "Gran burattinaio" senza barba, colui che muoveva le fila dietro le quinte per innescare trucchi, scherzi e scorribande notturne, eri il "Capita Nemo" delle situazioni, il "Rambo al cubo" nelle esecuzioni, il "Monello Superbone del gentilsesso" e credendoti "Adone", ti soffermavi nel gruppo delle tue donzelle cablatrici, tra le quali ricorderai le "piccole sorelle per niente gemelle Filomena e Lucia Di Stazio" la "bionda Marlèn Dietrich, Nano Margherita dalla risata facile e sonora", il "tirami su, la cara Piera Torre" e tante altre e con quell'aria da"gadan", ti beavi con un bel sorriso! 

 Come responsabile sei stato il nostro “vate”, un fratello, un amico, la luce dei nostri occhi, il faro della nostra mente, sei sempre venuto incontro appena potevi per alleviare le difficoltà altrui e noi ti elogiamo e ti ringraziamo; uomo dal carattere socievole e pieno di giovialità, è riuscito ad amalgamare un manipolo di uomini in un'unica famiglia.

 Non sei stato il solito “responsabile impersonale”, che va avanti e macina tutti, ma, un uomo buono e simpatico, dal fisico giovanile e sportivo, dal passo misurato  e dal vestire elegante.

 Perciò, posso dire, che gli anni 80' per il sottoscritto ed i miei colleghi di lavoro, erano per noi gli anni migliori, più belli e indimenticabili! 

Caro Italo, come la "Fenice" hai spiccato il volo su un'altra sponda per planare su richiesta del "Mitico dott. Codrino" in una nuova dimensione, in un nuovo mondo di lavoro la "S.D.C" per continuare la tua esperienza  nel tuo nuovo Ente! 

Il 92' è alle porte, il tuo percorso 40.le lavorativo volge al desìo, il tempo è tiranno è nemico del nostro presente, accorcia il nostro futuro e così come "l'Eroe dei due Mondi", (uno Cavis e uno S.D.C), caro Zallio, ti ritirerai con il classico "obbedisco" alla garibaldina, non con un "sacco di sementi" come fece "Garibaldi" sull'isola di "Caprera", ma sulla "riva dx del Tanaro", dove tu risiedi, con un "bagaglio ricco di esperienza di vita" e traghettando il tuo amato fiume come il "nocchiero Caronte", traghetterai non "anime dannate", ma fardelli di ricordi tristi e lieti, cari ricordi "del bel tempo che fu"! 

Quando verso sera, dalla finestra che s'affaccia sul fiume, osserverai il "tramonto", mentre il sole a poco a poco declina, una velatura d'ombra si diffonde nel cielo e le acque del fiume scorrono fra meandri di verde e si avvolgono nel mistero, la tua mente riandrà in un mulinare di ricordi nel passato come una pellicola di un film. 

Rivedrai e ti ricorderai di noi, dei nostri nomi, dei nostri volti, dei nostri sorrisi, anche se talvolta erano turbati e corrucciati, dei nostri pregi e difetti, delle nostre vicissitudini che purtroppo  fanno parte della nostra vita quotidiana, ad un certo punto ti chiederai:  Carneade chi era costui!... e lui,...la piccola voce antagonista in sintonia telepatica ti risponderà: ma caro Italo Zallio ragazzo del 32', sono io,... la tua anima gemella Willy!...

Come un lampo, il tuo cervello sarà abbagliato da questo nome roboante, antico, che ti rimarrà negli anni a venire scolpito nella tua mente, ...tu mi risponderai: ma ancora tu, non dovevamo vederci più,  ed allora con un nodo alla gola e un pò di nostalgia, stancamente prenderai il tuo strumento musicale e canterai: suono il mio trombone, strimpello la mia chitarra perchè il mio clarinetto è un pò molletto!!


Italo Zallio mentre suona la sua  chitarra negli anni giovanili



  Italo Z. alla festa "trentennale della Cavis"


ITALO  ZALLIO



   

 CAPITOLO 15°-PROFILO E SINTESI DELLA RESPONSABILE    UFF. AMMINISTRAZIONE
                                 "MANUELA  PALADINI"

Inoltre, vorrei ancora ricordare una cara persona che non faceva parte del nostro C.esp. ma, era la "punta di diamante dell'amministrazione Cavis", la responsabile "number one dell'ufficio amministrativo" perciò un ruolo di grande prestigio!

 E' la carissima Manuela Paladini di Villastellone (To), dal cognome forte, fiero, antico, mentre il tuo nome è altisonante, è tra il dolce e il tirami sù, sei come una rosa ma pungi come una spina! 

Il tuo carattere è leonino, sei fiera come una "lonza", solitaria come una "lupa", felina come una "pantera". 

I tuoi occhi sono stupendi, ardenti d'amore come due carboni accesi, sono verdi come la speranza che non muore mai, penetranti come lame, il tuo sguardo è d'acciaio, sei cara, sei dolce, sei gentile nel parlare, nel gesticolare, il tuo viso quando è tutto ok è piacevolissimo, il tuo sorriso è smagliante! 

I tuoi capelli neri come l'ebano, ondulati e folti come un cespuglio, mentre le tue belle labbra sono di colore rosso fuoco. 

 Quando siamo a tavola alla mensa Cavis durante la pausa pranzo è un toccasana ascoltarti, adoriamo sentirti, guardarti, osservarti mentre parli con noi colleghi e amici di lavoro, i tuoi gesti sono pacati e misurati, dai risposte intelligenti, il tuo spiegare dei fatti, sono ordinati e ricchi di particolari e quando sei felice, ti lasci andare alle risate!

 Le tue labbra carnose rosso fuoco si muovono dolcemente, sembra che vogliono baciare qualcuno e infatti continui a baciare la forchetta che porti  alla tua bella bocca i tuoi adorati spaghetti al pomodoro! 

Sei una "women" di compagnia, sei vivace e spumeggiante quando indossi il "fusò bianco", quando hai la gonna corta, la maglietta attillata a righe di vari colori e le calze nere sexy, sei uno schianto, sei una "iberica verace"! 

Non conosco i suoi sentimenti, il suo "Pathos" interiore, chissà quali esuli pensieri albergano nell'anticamera del suo cervello.

 Il suo "habitat" è tra le ciotole di fiori e di gerani che ornano il suo balcone di "Villastellone", di stelle c'è ne sono tante ma quella che brilla di più sei tu cara Manuela!

 Sul lavoro sei come l'aquilone, al mattino sali agli uffici superiori e alla sera scendi a terra per ritornare stanca alla tua dimora.

 Sei la calcolatrice indefessa dell'ufficio, sei l'ago della bilancia dei "bilanci Cavis", sei la "cover girl dei conteggi gestionali", sei la "professoressa col righello", la tua abnegazione al dovere ti rende stima e rispetto, ma, nello stesso tempo, provoca un certo distacco, ti diamo del lei o del tu! 

Cara Manuela, alza la testa dalla tua scrivania e guarda dalla finestra se c'è qualcuno lungo la via e allora vedrai che c'è il sole, la luce, la pioggia, la luna e un pizzico di fantasia! 


 Vorrei ricordare con semplicità e affetto, il caro Dott. Domenico Cavallero di  Felizzano, che, oltre ad essere stato medico condotto per 40anni, ha trascorso altri 15anni come " medico di fabbrica," in mezzo a noi lavoratori, curandoci nel momento del bisogno! 

Profondamento umano dell'altrui sofferenze, fu studioso, poeta e amico di tanti, è scomparso nel 1990' all'età di 82anni!


D. CAVALLERO

Col trascorrere degli anni, il corso degli avvenimenti è mutato,  la società attuale del duemila, vede l’uomo al centro dei cambiamenti e deve tenere il passo con le nuove tecnologie e ai nuovi programmi futuri, alle nuove mentalità creative, come la ricerca in genere e di vita, insomma, tutti noi, dobbiamo contribuire e adattarci ai mutamenti, cercando di stare al passo con i tempi.

Negli anni ottanta, in tutti gli uffici, entrano a far parte della nostra vita quotidiana lavorativa, i primi “terminali”, che purtroppo condizionavano il nostro ritmo, tenendoci inchiodati alla scrivania, di conseguenza, il lavoro diventava  automatizzato e computerizzato per via dei nuovi computer che  man mano sostituivano i terminali.

 Nel frattempo, cambiava la nostra mentalità, d’ora in poi, c’èra bisogno di rapide decisioni, era necessario sapere analizzare i problemi, scegliere le soluzioni, pianificare le azioni e poi agire in funzione dei risultati da adottare, questa evoluzione è logica e naturale, perchè fa parte di un processo: “il processo dell’innovazione”, inevitabile per diventare più competitivi.

CAPITOLO 16°--CAMBIAMENTO AI VERTICI           DELL'AZIENDA

 In questi ultimi anni, si formarono i primi “gruppi di società” e la Cavis, entrava a far parte del Gruppo Comind” e successivamente del “Gruppo Magneti Marelli”, per poter essere più solidi economicamente, per affrontare con più sicurezza la concorrenza, ed ecco, che in un baleno, avvenne, inaspettatamente la frattura strutturale della nostra azienda, la Cavis della “Magneti Marelli” nel 1991 cede al Gruppo Multinazionale francese “Labinal” e successivamente alla multinazionale “Sylea”, mentre, una porzione minoritaria, composta da circa trecento persone, formerà una nuova società: la (S.D.C), (società devio e calandrati) di proprietà “Codrino-MARELLI".


INAUGURAZIONE della neonata S.D.C

La “Famiglia Cavis”, tende a sgretolarsi, si spezza quel cordone ombelicale che ci univa alla ditta, perdendo quella mentalità così cara a noi dipendenti, perchè, ormai, eravamo abituati alla gestione improntata sui rapporti umani del dott. Codrino, il quale, in questi quarant’anni, aveva saputo dare all’azienda, quel clima di reciproca comprensione e di serena operosità, ”amico più che padrone”.

In un primo momento, lo sgomento in noi è stato evidente, si sono fatte sentire paure, ansie e timori per il nostro posto di lavoro, il cambiamento che si stava attuando è stato sottolineato nell’ultimo discorso natalizio, pronunciato dal dott. Codrino, accompagnato dalla moglie Pucci, nella sala mensa”, che annualmente ci trovava riuniti con le nostre famiglie.

 In questa occasione, in un clima di intensa commozione, manifestata dalla sig.ra Pucci, il dott. Codrino, ha evidenziato con parole forti che vanno dritti al cuore, i cambiamenti strutturali dell’azienda, turbando il nostro animo, commuovendo i presenti, lasciando in tutti noi, un senso di rimpianto e di qualcosa che si era interrotto, e ha definito la Cavis” come una sua creatura, allevata come una “figlia” e donata ora in “sposa” ai francesi e recepito questo laconico e commovente messaggio, ci siamo accomiatati dalla festa, scambiandoci gli auguri natalizi, mentre calava il sipario sul “glorioso passato Cavis”.

Purtroppo, col passare del tempo, tra alti e bassi, la gestione aziendale, iniziò a scemare, la produzione subì cali vistosi e siccome noi eravamo l’indotto per la grande Fiat, in quegli anni, iniziò, secondo i loro programmi, a trasferire molte lavorazioni all’estero per via del basso costo della mano d’opera, sottraendo a noi e a tutto l’indotto in generale, cioè, alle varie ditte sparse in tutta Italia e specialmente al nord, le produzioni, che da anni, ne erano i detentori.

  CAPITOLO-17° --LA TRISTE FINE DELL'AZIENDA       CAVIS- 
                                     AMAREZZA E DELUSIONE

La multinazionale, iniziò a tagliare posti di lavoro, tracciando un percorso di disagio, lasciando le persone in cassa integrazione con stillicidio e successivamente la Sylea, nel 2000, venne assorbita completamente dalla “Valeo”, sempre di nazionalità francese ed è l’inizio della fine.

 Queste società miste, infatti, sono capaci di distruggere una realtà produttiva, decentrando a piccole dosi le lavorazioni, trasferendole o cedendole all’estero ed in altre località, un lento declino inziò a danno degli operai e impiegati, operanti in reparti ed uffici ormai declassati e inutilizzati, cominciando, con la famosa legge governativa per aiutare le aziende in crisi, ad utilizzare la “mobilità” per il prepensionamento stabilito tra sindacati e padroni, per accompagnare burocraticamente, il personale inutilizzato al licenziamento  o fine rapporto di lavoro dall’azienda e man mano, anche per quelli più giovani, che  dovettero in un secondo tempo, cercarsi altre occupazioni in altre aziende.

Questa povera, cara e frustrata ditta “ex Cavis”, fu smembrata, frantumata e dai circa milleduecento  addetti del 1991, oggi nel 2009, ne sono rimasti in attività, circa un centinaio, recentemente la multinazionale non è più francese ma è tedesca, di nome “Leoni”, molto importante nel mondo.


    vista entrata EX CAVIS--dal 2009' è la tedesca ditta LEONI 
                 

Io uscìi nel Settembre del 2002, firmando il mio modulo di fine rapporto contenente le regole della suddetta “mobilità”, cessando con qualche anno di anticipo il mio feeling con la ex Cavis, quando si chiamava  Valeo.

 Comunque, a dire la verità, quando si esce anzitempo e contro il tuo volere da un’azienda  com’era la nostra, che per me, era più una famiglia che una ditta, ti senti a disagio e impotente, speravi che tutto ciò non accadesse e ti senti in quel momento frastornato.

 In quel lasso di tempo della tua “mobilità costretta”, tutto cambia, quando ti leghi ad un altro ambiente di lavoro, dopo trent’anni filati alla “Cavis” di Felizzano, cambia la qualità e il tipo di mestiere, l’età che avanza, ed è tutto diverso, anche le persone che ti circondano, ed  inoltre, devi avere l’umiltà di rapportarti con i nuovi colleghi, perciò, bisogna  armarsi di pazienza e tolleranza a non finire e con l’esperienza di vita trascorsa nel bene e nel male, io, sono riuscito a tenermi a galla, con armonia e simpatia con tutti, ma, in ogni caso, ti senti orfano di un qualcosa, che non puoi più portarlo nella realtà attuale, cioè, il tuo passato trascorso in Cavis.

 Nonostante il mio rammarico, gli ultimi anni bui del dopo “Cavis” sono terminati e nell’Aprile del 2008, si è aperta finalmente la porta della “benedetta pensione”! 

Che meraviglia, che bellezza, respiro a pieni polmoni la mia libertà di pensionato, di individuo, non più sottoposto a nuovi esami, a ordini precostituiti, a comandi, a rivalse, a ripicche, ma respiro nell’aria, il nettare della libertà, l’azzurro del cielo, mentre davanti a me, si spalancano orizzonti infiniti!


      CAPITOLO  18°--A CHIUSURA  AVVENUTA                    REGNA IL  SILENZIO  NEI REPARTI  VUOTI


Alcune volte, quando passo davanti all’ex stabilimento “Cavis”, tristezza e delusione nel vederla mi pervade e noto il vuoto e immagino e vengo a sapere, che reparti e uffici assai deserti, ed ecco alcune immagini di reparti ormai abbandonati, privi di tutto, piazzali e parcheggi deserti, regna solo la desolazione e il silenzio opprimente. 

Una volta, erano brulicanti di colleghi e amici, dal più giovane al più anziano e mentre affiorano i ricordi, come in una pellicola di un film, rivedo e ricordo tanti nomi, tanti volti e mi viene il magone, un groppo in gola per quel passato che non tornerà più e mi sembra di sentire ancora le voci, le risate e ricordo quando, talvolta eravate turbati e corrucciati, i vostri pregi, i vostri difetti, le vostre vicissitudini che fanno parte della nostra vita quotidiana, il parlottìo degli operai e degli impiegati che imperversavano nell'ambiente di lavoro, di quel “bel tempo che fu”e mentre i ricordi si moltiplicano, i miei occhi si velano di commozione,…(erano anni felici, vivevamo bene, ma non lo sapevamo!)


ex rep. Rame

ex rep. Calandre


ex rep. Trefolatura




ex rep.Deviog-Interrut.-Cablaggi


ex rep.Centraline
ex magazzino
Mensa

ex rep. Sgrossatura vergella in rame

piaz.le: off. meccanica ed elettrica


ex rep. Estrusori
  percorso tra officine e rep. Rame              



percorso tra rep. Devio e Centralina




ex Uffici e Torre CALANDRE




piazzale  PARCHEGGIO




        

Con stima, affetto e simpatia,  Colli Tibaldi Antonio-Willy   
           
nb: questo racconto è sempre in fase di aggiornamento                                                                                                                --                                  willy --Nizza Monferrato