domenica 29 dicembre 2019

AI NONNI CHE NON HO MAI CONOSCIUTO




                AI  NONNI  CHE  NON  HO  MAI  CONOSCIUTO


Io non ho mai conosciuto i nonni paterni e materni, quando nacqui loro erano già scomparsi da tempo. 

Vado per ordine e per ora tento di analizzare e di parlarne in modo astratto dei genitori di mio padre Vittorio Colli Tibaldi e di mia madre Onorina Valfrè di Bonzo.

 
I nomi dei miei nonni paterni erano: Guido Colli Tibaldi e Beatrice Ambrogini, mentre per i materni erano: Adolfo Valfrè di Bonzo e Alberta Asinari di San Marzano

I primi due nomi dei nonni elencati, li ho trovati su un documento militare di mio padre (nato a Vigevano nel 1901) che avevo richiesto all'archivio storico di Pavia per sapere il suo trascorso di ufficiale, utilizzandolo in futuro per un possibile mio scritto sulla vita della mia famiglia, lui non ne aveva mai parlato.
 
Onorina Valfrè di Bonzo

Un giorno mentre eravamo a tavola, mio padre accennò qualcosa sui genitori morti  ancora giovani, prima morì il padre e un anno dopo anche la madre, lasciando al mondo quattro figli maschi, tra cui mio padre Vittorio il più anziano e altri tre fratelli, Giovanni, Franco e Mario, che io conobbi in vita.

 Mio padre aveva 60anni e io 14 e quando si è troppo giovani e immersi in quel periodo di vita, i miei pensieri e le mie attenzioni si indirizzavano e si rivolgevano nel presente  e non nel passato, cosa potevo domandare in quel frangente?...un bel niente!





Vittorio Colli Tibaldi
  
Giovanni-Franco



Antonio 1960'






Mario

























La nostra famiglia era composta  da otto persone: i due genitori già citati in precedenza e da 6 figli, tra i quali: Guido il fratello maggiore, a ruota Beatrice la più anziana delle sorelle, Adolfina, Alberta, Leopolda, più il sottoscritto Antonio, ancora in cerca di lavoro, di guadagnare e di contribuire al benessere familiare dal quale mio padre doveva riprendersi dopo un momento di difficoltà, entrando come impiegato nella ditta Inves di Quattordio, per intraprendere  una seconda vita lavorativa.

Beatrice-Alberta-Adolfina- Leopolda-Antonio-Guido

Nessuno di noi aveva mai menzionato la vita trascorsa dei nostri cari nonni, può darsi che qualcuno delle mie sorelle, specialmente Beatrice che è del 34', ha conosciuto qualche nonno, ma non ne ha mai parlato e ora che ha raggiunto l'età di 85anni, se gli chiedo notizie del suo trascorso infantile non ricorda, ha poca memoria è come parlare al muro.

 Mio fratello Guido che era del 32', perciò il più anziano, era l'unico che poteva indicarmi qualcosa di più concreto, avendo vissuto qualche anno con loro e lo dimostra una vecchia foto ingiallita che ho trovato in un vecchio album che lo ritrae insieme alla sorella Beatrice e nonna Alberta e (di spalle i miei genitori).

Col senno di poi e con la convinzione di scrivere la nostra storia, il destino me lo portò via a 80anni e perciò il testimone oculare tace per sempre

 i  Genitori-,Nonna Alberta- Beatrice-Guido

 Le altre sorelle un pò più giovani forse sanno qualcosa ha tratti, a frammenti, più avanti proverò a sondare, ma noto che,  quando chiedo  informazioni su cose e fatti indietro nel tempo, le loro risposte sono sempre vaghe, non sono mai lineari, sono un pò sfuggenti, è come se gli dessi fastidio. 

Ora più che mai, mi piacerebbe descrivere, la nascita dei due cognomi altisonanti e dai quattro nomi affibbiati ad ognuno di noi all'anagrafe, prima del battesimo, per esempio i miei nomi sono: Antonio Ottaviano Aldo Maria--per le mie sorelle: Alberta Carlotta Leopolda Maria--Adolfina Ernestina Natalina Ottavia, più avanti vedrò di recuperare i nomi che mancano ancora di mio fratello Guido, Beatrice e Leopolda. 

Stemma della Nostra Casata
Mi piacerebbe capire, chi siamo, chi erano i nostri discendenti, di generazione in generazione, fino ad arrivare ai giorni nostri, anche se abbiamo sul papiro lo stemma di famiglia che c'è l'ho ricorda.

 Ho già provato per via internet, tentato di spulciare documenti, sarebbe interessante analizzare gli archivi storici e tanti altri passaggi burocratici, ma non è facile, ci vorrebbe tempo e danaro.

 Mi piace immaginare questi  nonni dal carattere affabile, discreti, un pò ironici, regalandomi un giocattolo quando compivo gli anni, un dono natalizio sotto l'albero, un ovetto di cioccolato a Pasqua, sotto il cuscino un soldino per un dentino caduto e quando ero malato a letto con la febbre mi accarezzavano e mi rimboccavano le coperte, leggendomi fiabe e racconti, facendomi sognare,  tutto questo non l'ho mai assaporato, non l'ho mai provato,...quanto mi manca,... la dolcezza,  la delicatezza, la loro bontà, un gesto affettuoso e il loro amore che non ho mai conosciuto da bambino e nipote, che con l'andare del tempo se fossero vissuti, forse il mio carattere sarebbe più dolce, più morbido e anche il mio pensare e ragionare sarebbe più limpido, più lineare e non introverso. 

I nonni sono come mediatori, si frappongono tra genitori e nipoti nel momento del bisogno mentre i nostri padri e le  nostre madri sono occupati nel lavoro quotidiano per dare benessere ai figli e una certa educazione per comportarsi normalmente nella vita ormai frenetica.

 Ogni tanto siamo presi da intemperanze, intolleranze verso gli  altri, alle volte siamo soggetti a scatti di nervosismo, rabbia , pianto e improperi , in famiglia tutto può succedere, allora i nonni intervengono come scudi protettivi, sono fari di sapienza e tolleranza e con la loro esperienza, con calma e tranquillità fanno in modo con gentilezza e pacatezza di far da paciere portando serenità in famiglia.

 Questo andamento e comportamento non l'ho vissuto e con la mancanza della loro guida, sono subito passato da bambino all'adulto, come se i miei genitori non fossero presenti, perchè erano in altre faccende impegnati. 

Mio padre era troppo bravo, buono, umile, intelligente, non mi rimproverava mai e mai uno scappellotto, non aveva tempo di seguirmi negli studi correggendomi, per verificare l'iter del mio vivere quotidiano, la sua vita ha avuto momenti di esultanza e di benessere e per un certo periodo  travagliata, chissà se ha avuto rimpianti, era già anziano e molto malato, morì nel 72' a 71anni, io allora avevo 25anni.

Antonioa 25anni-1972'
Da parte di mia madre non ho mai avuto cenni affettuosi o carezze, se non per mandarmi in Chiesa a servire  messa da chierichetto,  per pregare e seguire le funzioni, era molto religiosa e contenta di me, mi regalava qualche  sorriso e qualche caramella, era severa quando io facevo le bizze e rispondevo male, allora erano sberle.

 


Lei era stata educata dai suoi genitori di origine nobiliare in un certo modo, mia madre era figlia di  "Conti", perciò di conseguenza era "Contessa" abituata ad una certa etichetta di comportamento, non aveva slanci affettuosi verso noi figli, non abbracci o baci, ma nonostante ciò, ci voleva bene, la sua mentalità era molto conservatrice, tutta casa e Chiesa e molta fede. 

Tutto ciò, era dovuta al fatto che nella sua famiglia aveva un fratello ("Frate Francescano, Missionario in Cina") di nome Teodoro, deceduto ormai nel lontano 1956',
Teodoro Valfrè di Bonzo
 uno zio Cardinale, anche lui di nome Teodoro Valfrè di Bonzo nato a "Cavour nel 1853", fu ("Vescovo di Cuneo nel 1885, Vescovo di Como nel 1895, Arcivescovo metropolita di Vercelli nel 1905', Nunzio apostolico in Austria nel 1916, Arcivescovo titolare di Trebisonda dal 1916 al 1919' e creato Cardinale nel 1919' da papa Benedetto XV"), morì
 nel 1922 a Roma.

Teodoro Valfrè di Bonzo-zio di mia madre

Oltre a queste persone illustre, fra i suoi avi ci fu fra il (1600' e 1700')  anche un  santo "il Beato Sebastiano Valfrè" nato a Verduno in prov. di Cuneo nel 1629' e morì a Torino nel 1710', il quale, si dedicò con impegno all'assistenza dei poveri, degli infermi, dei carcerati, degli emarginati e con la sua amicizia e con la sua operosa carità ,condusse molti alla fede di Cristo, fu "beatificato nel 1834' da papa Gregorio XVI ".


a sx- il "Beato" Sebastiano Valfrè

 Tornando a mia madre, ci insegnava come comportarci, educandoci nel salutare le persone, come parlare e come stare a tavola correggendo il nostro modo di fare.

 Dei nonni paterni non ho neanche una foto, non so nemmeno che viso avessero, se erano belli o brutti o una via di mezzo, ho solo un ritratto incorniciato che immortala la famiglia Colli Tibaldi oltre un secolo fa...ma non riesco a capire chi sono i personaggi.
Ritratto di Fam. COLLI TIBALDI oltre un Secolo fa

Dei nonni materni, ho alcune fotografie che ritraggono la nonna Alberta Asinari di San Marzano e Adolfo Valfrè di Bonzo, i loro nomi sono stati adottati come ricordo a mia sorella Alberta e mia sorella Adolfina e lo stesso vale per mio fratello Guido e Beatrice, da parte dei nonni paterni.

Adolfo Valfrè DI Bonzo

Senz'altro erano nonni affettuosi, gentili e lo si capisce dalle espressioni del viso stampate sulla foto, dai loro sguardi, dove nonna Alberta è circondata dai nipoti Guido e Beatrice i miei fratelli più anziani con grandi sorrisi, almeno li hanno conosciuti e vissuto  accanto a loro,...che fortuna!!
 
Chissà, in quei momenti di felicità di cosa parlavano, cosa dicevano, che risate, che allegria, così immagino!

Nonna ALBERTA con i nipoti-GUIDO e BEATRICE

Pensando e rimuginando sul trascorso dei cari nonni mai conosciuti, mi son fatto alcune affermazioni, rimpiango quei momenti mai vissuti?...rimpiango i loro baci, le loro carezze?...rimpiango il loro affetto e i loro sorrisi?...rimpiango i loro rimproveri a fin di bene ed essere rimboccato a letto mentre dormo e sognare giorni e momenti felici?...forse sì! 

E ora , che anch'io ho l'età da nonno, ho 72anni, se avessi dei nipoti mi comporterei come loro?...forse si!!!

Nonno Virtuale ANTONIO-Anni 72'

Comunque, alla fine della storia, cari nonni che non vi ho mai conosciuto, vorrei dirvi,... vi voglio tanto bene!! Ai posteri l'ardua sentenza!!

                                   Antonio  Colli  Tibaldi  Willy--
                                 Nizza  Monferrato  29-12-2019'






                                   





                                  

giovedì 25 luglio 2019

IL BALLO DELLA MATTONELLA



                                    IL  BALLO  DELLA  MATTONELLA


Chi di noi ragazzi del (46'-47'-48'-49'-50') negli anni 60'/70' non ricorda "il ballo della mattonella" nelle sale di allora?.. 

Quegli anni beati e spensierati scorrevano e noi come matti correvamo con qualsirsi mezzo per intraprendere le nostre avventure notturne tuffandoci nelle belle e buie notti estive col cielo trapuntato di lucide stelle mentre la luna occhieggiava da lontano maestosa nella sua rotondità geometrica,... a trascorrere le nostre ore nelle balere più in voga, più conosciute, più frequentate del momento dai nomi altisonanti tra le quali: "lo Scketing" di Nizza Monferrato, la "sala da ballo di Calamandrana al sabato sera" e il "Dancing Croce Bianca di Mombercelli" la nostra meta preferita, più assidua della domenica sera!

NIZZA  MONFERRATO

Dal 63'/64' al 73' ho bazzicato ad ogni fine settimana con amici e non, in queste benedette balere, che spettacolo, che esultanza, che felicità per me e per i miei compagni ancora ragazzini, ci sembrava di stare in paradiso! 

Nel 64' avevo 17anni, le prime volte per giungere a destinazione era un pò un dramma, prima di tutto non avevo ancora la patente, non mi rendevo conto dove si trovassero questi paesi ed a che distanza e non essendomi mai mosso,  ero digiuno di geografia limitrofa, col tempo imparai a diventare esperto nell'arrangiarmi tramite passaggi in auto da amici e conoscenti adulti che in quel periodo erano proprietari della prima 500', qualche volta con l'autostop e quando rimanevo a piedi per mancanza di posti occupati da altri compaesani, ero fregato per tutta la serata!

 Comunque, il bello era quando si entrava nelle sale,...(premetto che l'orario era dalle 21 alle 24), non come adesso che entri a mezzanotte ed esci alle 6 del

mattino con le ossa rotte ed il cervello in ebbrezza, roba da matti, i locali non si chiamano più romanticamente "sale da ballo o balere" ma sono sostituiti da oscure "discoteche" e ritornando alle nostre piacevoli serate, si entrava mentre le luci illuminavano la pista da ballo e noi potevamo spaziare ad ampio raggio il nostro sguardo tra moltitudine di tavolini occupate da gioiose ragazze del posto e dintorni che spettagolavano fra loro occhieggiando noi ragazzi che giravamo nella sala per addocchiarle, non vedevano l'ora che qualcuno di noi si facesse avanti per invitarle. 

CALAMANDRANA

Le canzoni le cantavano i vari complessi locali che si susseguivano nelle varie serate e occupavano un piccolo palco alla destra dell'entrata e le più gettonate erano: Piccola Ketty, Balla Linda, Yertardays, A chi, La bambola, 29 Settembre, Io vagabondo, Ho difeso il mio amore, Io voglio vivere, Dio è morto, Lisa dagli occhi blu, è Tutta mia la città e ancora tante altre, composte in quegli anni dall''Equipe 84'-la Formula 3- i Pooh- i Bee Gees- i Bich Boys- i Beatlles, i Nomadi, i New Trolls, i Giganti, Lucio Battisti, Mario Tessuto e  altri ancora dei quali mi sfuggono i nomi.

BALLO  LENTO

S'iniziava con i lenti, le luci rimanevano soffuse per creare l'atmosfera adatta per le coppie e duravano il tempo di quattro canzoni dopo ogni intervallo ed ecco che la nostra mattonella rimaneva appiccicata ai nostri piedi come noi ballerini alle nostre dame e la

mattonella era sempre quella e la danza idem, stretti stretti con la ragazza interessata, guancia a guancia, tète a tète, intavolando un dialogo avvincente e divertente, come al solito le domande erano: come ti chiami, di dove sei, lavori, studi, quanti anni hai e così via, erano i primi ammiccamenti di noi ragazzi imberbi, le prime chiacchere, i primi incontri, i primi approcci, i primi baci e tante illusioni e se per tutta la serata la ragazza ricambiava, il prossimo appuntamento era assicurato e tutto filava liscio, tra felicità e speranza!

MOMBERCELLI

All'inizio degli anni60' i tavolini disposti attorno alla pista, le ragazze occupavano i posti a sedere, alcune erano accompagnate dalle mamme, ma col  tempo questa usanza scomparve; tante di loro arrivavano col pulmino del locale,  prelevate da comune accordo nei vari paesi limitrofi e  più avanti il mezzo fu sostituito guidando la propria automobile in compagnia di amiche e amici.

Balli  veloci- SHACHE  e  TWIST

Le vicende notturne si moltiplicavano col passare del tempo, la gioia, la felicità sprizzava a fior di pelle, era un miscuglio  di visuale, di sguardi, di parole, di pensieri, di attese, di appuntamenti, a volte  credendo di averla ammaliata, ti prendevi delle fregature passando per imbecille, le delusioni erano dietro l'angolo, eravamo giovanotti alle prime armi nell'arte dell'amore, cercando di capire l'universo femminile nel suo agire! 

Nei primi balli degli anni60'  il ( twist) era ancora di moda, i (lenti), prevalsero per agganciare le prime girls e dopo come svago di gruppo o di coppia venne fuori lo (shake), un ballo movimentato di gambe e di braccia, divertente e allegro, a fine serata il "liscio" composto da polka, valzer, tango, mazurka, più per adulti, a me non piaceva, ma adesso lo ballerei volentieri, mi dispiace di non averlo imparato, mentre oggi dovrei fare un corso di aggiornamento! 

I lenti, erano accompagnati da musiche e languide canzoni  per conquistare la ragazza di turno, a forza di frequentare le solite balere, ormai le girls le conoscevo tutte, altre facce nuove apparvero all'orizzonte, erano ragazze di città provenienti da Genova, Milano, Torino e altre città minori che si recavano durante le festività Natalizie, di Carnevale, Pasquali e vacanze estive dai nonni residenti nei paesi di campagna del Monferrato e delle Langhe, notai visi nuovi e sconosciuti di belle e discrete ragazze, un pò di tutto e di più, intrecciando nuove relazioni, ballando sempre con la mattonella sotto i piedi,...che ricordi belli e lieti, quante storie e vicende si sono avverate e portate a buon fine e altre no, nascevano nuove amori e nuovi fidanzamenti che sfociavano più avanti anche in matrimoni! 
 
Le serate trascorse nelle balere erano belle, intriganti, si ballava, si sudava,  si vociava ridendo con elettrizzante allegria, spensierati e ottimisti, la mia compagnia era formata specialmente da amici più stretti, tra i quali ricordo: Damasio D, Zallio G, Vigato G, che essendo biondodi capelli come i miei e corporatura simile alla  mia ci scambiavano per fratelli e raramente anche Cassinelli G, lungo la serata  si beveva il
solito "Amaro Ramazzotti", era l'unico amaro del momento che conoscevamo e costava poco ed era amaro,.. amaro come le delusioni d'amore!

WILLY-GIANCARLO-1964'



Giancarlo-Willy-Giuseppe-Domenico-Giovanni-Noli -1966'


Quando presi la patente e guidando la vecchia 500 di mio padre che aveva ancora le portiere al contrario, qualche volta si rompeva il giunto del semiasse lasciandomi a piedi, iniziai a viaggiare singolarmente, qualche volta caricando l'amico fidato, allora la musica cambiò, riuscivo  a rimorchiare qualche ragazza, qualche amica e le storie amorose erano a portato di mano. 





FIAT-500 -GUIDO e POLDA


Campagna di VIARIGI-1972
'















Di notte, quando ritornavamo alle nostre dimore, ci raccontavamo i fatti e misfatti e con le nostre vetture ci rincorrevamo lungo le strade del ritorno facendo a gara chi arrivava prima al paese, che incoscienti,... era la nostra gioventù che sprizzava energia da tutti i pori e siamo stati fortunati a non subire danni! 

In autunno c'erano nebbie  a non finire da tagliare col coltello, eppure noi ragazzi, gagliardi e fiduciosi, intolleranti delle regole, viaggiavamo con le nostre piccole auto tra le intemperie, sotto la pioggia, sotto la neve, addirittura in mezzo all'acqua esondata dal fiume Belbo di Nizza Monferrato in una fatidica sera di Novembre del 68', ce la siamo trovata improvvisamente a Incisa Scapaccino andando verso Calamandrana per trascorrere la serata e noi testardi invece di ritornare, da temerari e con fatica siamo arrivati a destinazione con molto ritardo e guarda a caso nella sala non c'era nessuno, la serata era stata annullata e ritornammo scornati! 


ESONDAZIONE FIUME "BELBO"-1968'

INCISA SCAPACCINO

Eravamo ardimentosi e senza grilli per la testa, senza se e senza ma, tentando sempre di flirtare con belle e nuove girls del momento, era sempre una festa da gustare a piene mani e quando si smorzavano le luci del dancing sulla pista, i nostri bollori, i nostri sogni, le nostre frenesie, le nostre speranze, i battiti del nostro cuore aumentavano ballando sulla mattonella  con la patner del posto iniziando un nuovo flirt e un nuovo iter, la nostra mattonella era sempre lì, testimone (del bel tempo che fu), toccando il cielo con un dito non vedevo l'ora di riabbracciarla, il tempo vola, ma non dimentica! 

Oltre alle sale frequentate assiduamente, c'è n'erano altre a portata di mano, ma noi non eravamo tanto entusiasti perchè,... come si dice tra noi,...non eravamo di casa, erano nelle vicinanze e tra le quali ricordo: Vallerana, il Palladium di Acqui Terme, il Winter di Asti, il Civì o Civià di Alessandria, il Gazebo di Canelli e altre, di cui non ricordo i nomi e per ultimo il (Diamant di Bra), un locale molto ampio che conteneva circa 1000 persone per me era fin troppo. 

Bra, cittadina un pò lontana per il nostro raggio d'azione e mi ricordo che quella sera nebbiosa per ritornare a casa verso l'una di notte con l'unico e ultimo amico di turno per modo di dire, credo si chiamasse Marcucci, un toscano, guidava una Ford nera di grossa cilindrata dello zio americano, era un pò spaccone e viaggiava  a velocità sostenuta nel cuore della notte, mentre io con la testa fuori dal finestrino gli  indicavo la riga bianca che con la nebbia stratificata non si vedeva un tubo, continuando a dirgli vai piano,...vai piano, vai diritto, guarda che c'è la curva,... avevo i nervi a fior di pelle, mentre i miei piedi teoricamente premevano il tappettino dov'ero seduto con l'intenzione di frenare e lui continuava imperterrito a velocizzare, roba da pazzi, quando arrivammo al paese stravolti un'ora dopo sani e salvi gli dissi con te non  vengo più,...vai all'inferno!!

SPOSI  NEL  1974'

Col passare del tempo tra lenti, shake, intrallazzi e trastulli vari, all'ultimo momento conobbi una bella ragazza di nome Graziana che prima non avevo mai visto nella sala di Mombercelli in compagnia di alcune amiche ed io osservandola di sottecchi mi dissi non è male e mi buttai a capofitto nella mischia ballando tutti insieme e mi presentai facendo conoscenza del gruppo in quattro e quattr'otto e guarda un pòil destino ci mise lo zampino, era il 72' e nel 74' il destino ci unì per sempre e con oggi sono 45anni che stiamo insieme!!


INSIEME da 45ANNI

Pensando  a  GRAZIANA




                             
             
  Willy--Nizza  Monferrato  24-07-2019'   

lunedì 15 aprile 2019

UN PIACEVOLE INCONTRO



                                          UN   PIACEVOLE   INCONTRO




Era pasquetta di alcuni anni fa ed era un bel lunedì pomeriggio, il cielo si presentava mezzo nuvolo e mezzo no.

 Stavo pedalando con la mia bici da corsa di colore rosso, targata "Battaglin", un corridore che lo ricordavo quand'ero ragazzo e lui correva al "Giro D'Italia", ultimamente il suo posto l'ha ereditato il nipote.


  la Bici  da Corsa  "Battaglin"


Ero in periferia di Alessandria e stavo percorrendo in solitaria come al solito la strada che porta a Nizza Monferrato, ad un certo punto ho deviato per Oviglio e mentre transitavo a memoria questa via la mia mente in quel momento era sgombra, libera dai mille pensieri che ci attanagliano lungo la giornata, non pensavo a niente, guardavo solo con la testa bassa e le mani ben  agganciate al manubrio l'asfalto davanti a me, macinando km su km.

 Tranquillo era il pomeriggio, l'aria non era ne calda ne fredda, il cielo era un pò grigio e un pò pigro, un pò fai da te, ne triste ne allegro, ne pioggia ne sole, cioè una via di mezzo, si...si poteva pedalare bene!!

 Lungo il tratto di strada verso Oviglio, alzando lo sguardo, i miei occhi intercettano in lontananza una figura, una sagoma che sta pedalando mentre la sua folta chioma bionda fluttuava al vento agitandosi sulle sue spalle curve, pensai chi sarà quel ciclista che viaggiava ad una certa velocità.

 Allora allungai il passo, cioè aumentai il ritmo della pedalata e la velocità cambiando il rapporto della catena, lo raggiunsi e lo affiancai e mi accorsi con stupore che non era un uomo ma una bellissima donna bionda "dalla folta chioma"!

 La guardai e con un bel sorriso la salutai, aveva un bel fisico snello e atletico, l'età difficile a dirlo, forse sulla quarantina e da quel momento la nostra conversazione iniziò e parlottammo per tutto il tragitto del più e del meno.


Pedalando  in  Coppia


Mi disse che abitava ad Alessandria e gestiva una boutique e tante altre cose, che strano pensai, cosa ci fa una donna tutta sola a pasquetta su una bella bici da corsa e lei mi rispose che amava il ciclismo e gli piaceva allenarsi in solitaria come il sottoscritto!

 In quel momento ero felice perchè non mi era mai capitato di pedalare in compagnia di una donna assai gradevole e bellissima, mi sembrava di stare in discesa e non in salita, il tempo sembrava che non passasse mai. 

Il tempo fu breve ma intenso e colmo di scambi di battute, di parole di risate cordiali, di parole e parole a non finire e arrivando all'incrocio "Masio-Felizzano per Alessandria ci salutammo e non la rividi mai più e con gioia, felicità e rassegnazione continuai la mia stanca e risoluta pedalata verso Nizza M. dove io abito e quell'incontro magico, inaspettato e piacevole di quel lontano "lunedì di pasquetta", mi è rimasto sempre nel cuore!!


                       
 Willy--Nizza Monferrato---APRILE- 2019'

giovedì 31 gennaio 2019

LA BELLEZZA DELLA NATURA E LA BELLEZZA DELLA SOLITUDINE

     LA  BELLEZZA  DELLA  NATURA  E  LA  BELLEZZA                                            DELLA  SOLITUDINE 


Quand'ero bambino il mio bighellonare durante la giornata, era di giocare con gli amici del quartiere del mio paese lungo le strade e le vie adiacenti dove abitavo, oltre a frequentare la scuola elementare e il servir messa da chierichetto, era un bel passatempo ingenuo e felice.

 
SALTO  alla  CAVALLINA

Alla sera tornavo a casa stanco e sudato e quasi sempre con i pantaloni strappati sulle ginocchia o sul di dietro, dopo una cena frugale andavo a letto e qualche volta al lume di candela leggevo qualche racconto da un libro per ragazzi regalato da non so chi, mi piaceva molto leggere, ancora adesso sono un assiduo lettore e addormentandomi col libro in mano, sognavo chissà che cosa, sogni senza ricordi.

 Da adulto i sogni svaniscono e si comincia a ragionare in diversi modi e secondo i punti di vista e andando avanti con gli anni ho compreso che la compagnia dopo un pò mi pesa, mi annoia, mi piace essere indipendente, staccarmi dalle consuetudini, dalle cose trite e contrite, essere liberi da tutti e da tutto e stare accanto al mio amore prediletto. 

Secondo i periodi delle stagioni e delle giornate me ne stavo appartato in luoghi, per esempio come in montagna, dopo una lunga camminata mi sedevo in cima ad uno sperone di roccia o un grande masso e da lassù ammiravo con entusiasmo il panorama.

 Nel pomeriggio inoltrato, alle mie spalle l'orizzonte inghiottiva gli ultimi bagliori del tramonto, mentre il sole andava a dormire dietro al monte e prima di nascondersi emanava le ultime deboli lame di luce, in quel momento captavo quella pace, quella quiete nel cielo che di solito prelude l'arrivo della sera.


 TRAMONTO del SOLE in MONTAGNA



OSSERVANDO  il  TRAMONTO



In vacanza al mare passeggiando al mattino presto lungo il molo, osservavo  quà e là alcuni pescatori in erba che con la loro lunga canna con appesa la lenza tentavano di azzeccare qualche pesciolino.

 Qualche barca dondolava in mezzo al mare e infilandomi tra gli scogli e sedendomi, fissavo in lontananza la linea di demarcazione che segna la distanza tra mare e cielo, ad un certo punto col passare delle ore vidi il sole staccarsi dall'acqua e salire alto nel cielo come una grossa moneta incandescente.


Osservando  il  Mare al  Mattino


QUANDO il SOLE si ALZA al MATTINO  dal  MARE

Nel pomeriggio avanzato vedevo lo stesso sole sfiorare la superficie del mare e in pochi istanti le acque lo inghiottirono e tutto rimase avvolto in un chiarore tenue che annunciava la sera e questo prodigioso evento è una delle sintesi della bellezza della natura, che esprime la sua maestosità e ci fa sentire parte del creato e la beltà della solitudine e in quel lasso di tempo mi sentivo piccolo e impotente. 
 

Quando  il Sole  Tramonta  sul Mare


Verso l'inizio di Giugno, camminando in solitaria per sentieri di campagna, guardavo i bei campi inondati di spighe di grano dorato, fra i quali spuntavano i rossi papaveri  e gli azzurri fiordalisi che ondeggiavano al lieve respiro del vento e in tutto ciò, mi sembrava di far parte di una tavolozza imbrattata di colori vivaci alla Vang Gogh (famoso pittore olandese), mentre una dolce brezza accarezzava il mio viso.



CAMPO  di  GRANO  con  PAPAVERI  e  FIORDALISI

 Era una giornata stupenda, il cielo era terso, limpido, alcune nuvole lentamente veleggiavano verso lontani lidi, mentre le rondini garrivano felici tracciando con le loro piroette nel cielo le loro evoluzioni, mi pareva in quella magica parentesi di galleggiare leggero in un'altra dimensione. 

Un giorno di  Marzo o Aprile, ora non ricordo la data, percorrendo un bel viale alberato detto  "Viale dei Sospiri", situato dalle mie parti, protetto da grandi platani secolari incastonati ai lati, sentivo il dolce stormir delle foglie provocato dal vento, il loro fruscìo all'unisono emanavano una nenia come un cantico d'altri tempi, che bel momento, che poesia c'era nell'aria, pensavo alla gioia che può provocare la bella natura quando vuole ed è questa la sua bellezza accompagnata dalla bellezza della solitudine.

VIALE dei SOSPIRI

 Da ragazzo, d'estate, qualche volta passeggiavo in campagna accompagnato da qualche amica del cuore e sul far della sera sdraiati sull'erba guardavamo le stelle, il bel cielo stellato, la sua volta buia trapuntata da migliaia di stelle e rimanevo senza fiato nel contemplare la bellezza tagliente di quello spettacolo.

Guardando  le STELLE  Sdraiati  nel Campo


Stelle che brillavano come tanti piccoli lumini sparsi nello spazio infinito, come se da lassù ti guardassero come punte di spilli talmente sono lontane dalla nostra vista e dalla nostra immaginazione, mentre la luna appariva nebulosa tra scure nuvole della sera.


CIELO  STELLATO

 
LUNA  NASCOSTA  tra le  NUVOLE


In quel momento mi sentivo come un granello di sabbia sperduto nel deserto, la nostra mente umana non può concepire e capire la grandiosità e la maestosità che ci circonda, che lega l'uomo allo spazio e non per niente siamo figli delle stelle e mentre l'analisi del mio pensiero si esauriva, ecco che nel frattempo, in lontananza nell'aria si percepiva il gracidare delle rane proveniente da un ruscello nelle vicinanze, mentre le  lucciole erravano quà e là con i loro addomi fosforescenti tra siepi ed arbusti e nel finire un concerto di grilli echeggiava con il loro frinire  a non finire nel buio della notte ed in quel momento lieto, ero felice di stare in mezzo a tanta bellezza!

 Un giorno con la mia amata bici, dopo aver percorso alcuni km  con grandi pedalate, mi fermai in collina par riposarmi un pochino e seduto su un terrapieno osservavo giù nella valle in lontananza vecchi casolari sperduti nelle campagne.
 
OSSERVANDO  dalla  COLLINA  

Sentivo di tanto in tanto l'abbaiare di un cane, il canto di un gallo, il raglio di un asino, guardavo il veloce passare delle bianche nuvole, il volo degli uccelli, il loro dolce planare su siepi e alberi e in alto nel cielo udivo il rombo di un aereo. 

Una volta andai a pescare in riva al fiume Tanaro e mentre ero intento a tendere la canna da pesca, vedevo il lento scorrere del fiume, la sua corrente trascinava l'acqua dolcemente, tutto intorno a me c'era un gran verde, ricco di alberi e arbusti, non si sentiva volare una mosca, ma solo lo sciabordìo dell'acqua che s'infrangeva sui ciottoli della sponda: che calma che quiete e seduto sulla riva del fiume, assaporavo la tranquillità interiore in me, il mio phatos era in simbiosi con la natura e la solitudine del momento.

PESCATORE

 Un giorno di Novembre, autunno ormai avanzato, passeggiando nei pressi di un grande bosco  il mio sguardo era attirato dal cadere lento delle foglie e cadendo pitturavano i sentieri in soffici tappeti, il sole in quel giorno era ancora caldo e il cielo limpido, mentre quelle rimanenti sulle piante erano piene di luce d'oro e rame.
 
BOSCO  in  AUTUNNO

Durante la stagione invernale mi piaceva vedere i fiocchi di neve che cadevano candidi come una manna dal cielo in una danza morbida e lieve mulinando nell'aria posandosi al suolo imbiancandolo formando un tappeto soffice e morbido come il vello di un agnello appena nato. 

Questa è la forza della natura e in questo frangente mi piacerebbuna volta tanto rinchiudermi in una baita di montagna circondata da tanta neve e con accanto una bella pila di libri da leggere, questa è la bellezza della natura e solitudine, (sarebbe il mio sogno!) 
BAITA  INNEVATA

In questi frammenti e in questi episodi di vita, i miei pensieri, i miei sogni e i miei amori vissuti durante le stagioni che ho descritto, pensavo non con rammarico ma con lucidità al tempo che passa e accorcia la nostra vita, mentre esitante si avvicina il futuro, il presente s'invola come saetta, eternamente rimane muto il passato ed ognuno di noi che ha vissuto una storia è in verità  testimone del tempo, vita della memoria e maestra di vita! 


                                          Colli  Tibaldi  Willy_ 
                                       Nizza  Monferrato  2019'