giovedì 12 aprile 2018

I DUE SACRESTANI

                                 I  DUE  SACRESTANI


In un paese del Monferrato abitavano in un tempo lontano "due  fratelli sacrestani" già avanti negli anni che si alternavano al servizio di alcune chiese del posto, tra le quali S.Giacomo, S.Giovanni e S.Egidio. 

Uno era alto, magro, taciturno e claudicante. Vestiva sempre di nero con giacca e pantaloni anni 40', scarpe nere, camicia bianca abbottonata fino all'ultimo bottone e mai con la cravatta, sembrava più un dipendente delle "pompe funebri", con quell'aria funerea, con quello sguardo sempre fisso in avanti come se seguisse qualcosa di astratto.

 A tempo perso era un uomo tuttofare e per di più era un abile falegname, chiunque gli chiedeva di riparare una porta , una persiana, una tavola o sedia era sempre disponibile. 

Come mezzo di trasporto aveva la sua amata bicicletta da uomo di colore nera, non l'ho mai visto con un automobile, ma, forse non aveva la patente e con in testa il suo solito "purillo nero" cioè un cappello tipo basco  che si usava molto in quegli anni e salutava  mestamente la gente di passaggio.

 In Chiesa accendeva i ceri con la lunga canna di bambù con in cima lo stoppino, allineava sedie e panche per la messa domenicale per i fedeli e quando col "salvadanaioambulante" dal corto manico passava tra la folla per raccogliere l'obolo con fare garbato, un pò schivo, aveva sempre  il sorriso sulle labbra.

sacrestano mentre spegne le candele

Messa domenicale

Era un brav'uomo, uno spilungone d'altri tempi, un uomo dal fisico magrolino, longilineo con lo sguardo amichevole da buon provinciale. 

Quand'era in bici, la sua pedalata era lenta, misurata, studiata come i suoi pensieri di quel momento. 

Un bel giorno si accasò con una vedova del posto e da quel momento lo vidi più allegro, più pimpante e meno schivo, ma lui era sempre in Chiesa per offrire i servigi da buon sacrestano al suo buon parroco e ai buoni parrocchiani e tra loro si capivano senza tante parole, solo con sguardi e cenni del capo!

 La sua vita trascorsa fra Chiesa e lavoro tuttofare continuò sempre a favore degli altri e per sè, non so come si chiamasse, lo conoscevo solo di vista e non sapevo che era anche il fratello di un'altro "sacrista" che operava nella chiesa di S.Giacomo.

 Questo fratello con quale nome si chiamasse non saprei, non so se era il minore o il maggiore dei due ma anche lui era un buon sacrestano e un brav'uomo.

 Era di statura bassa dal fisico robusto con un bel faccione che esprimeva cordialità, bonarietà e salute, era garbato, anche lui un pò schivo come il fratello spilungone, salutava sempre e anche lui utilizzava la bicicletta ma non da uomo ma una minibici da donna dal colore incerto e forse gli andava bene per via delle gambe corte e robuste,gli facilitava la pedalata stanca, lenta. 

 Osservandolo da dietro, la sua andatura ciclistica era dinoccolata, un pò scomposta, le sue movenze erano costanti, energiche, un pò buffe e alcune volte lo vedevo a piedi. 

Ultimamente le ginocchia le dolevano non poteva salire tanto bene le scale di casa fin quando la sua salute peggiorò del tutto e un bel giorno ci lasciò per sempre!

 Il racconto, è lo stralcio della vita di due uomini comuni , di due fratelli sacrestani normali cittadini di provincia che da fratelli hanno servito con devozione e semplicità nelle comunità parrocchiali di allora, aiutando con fede cristiana sia i parroci del momento e noi parrocchiani, un tipo di mestiere che si sta perdendo nel tempo e il ricordo dei due fratelli sacrestani, hanno impresso nella mia mente "il bel tempo che fu" e con stima, affetto e simpatia, rimarrà nel mio cuore e nei cuori dei parrocchiani!!


                           Antonio  Colli  Tibaldi-willy-
                      Nizza  Monferrato 12 Aprile 2018