martedì 19 gennaio 2021

RICORDANDO ALBERTA COLLI TIBALDI-BILLI

 

              RICORDANDO ALBERTA COLLI TIBALDI BILLI


In un'ora segnata dal destino è mancata all'affetto dei suoi cari, mia sorella ALBERTA chiamata BILLI dagli amici d'infanzia. 

Sei stata per me una sorella maggiore, un'amica, hai vissuto prima di me i tuoi primi 5anni che ci separano, trascorrendo gli anni d'infanzia con i nostri genitori tra felicità e amarezze che tu hai conosciuto meglio di me, in compagnia delle care sorelle BEATRICE, ADOLFINA, LEOPOLDA e prima ancora il fratello GUIDO che ormai non c'è più! E' bello e lieto riandare con i ricordi negli anni passati quando noi eravamo insieme e con poco eravamo felici.

 Ultimamente ci siamo sentiti per telefono augurandoci un Buon Natale ed un Felice Anno Nuovo ma la dea fortuna è stata avversa.

 Quando sfogliavo il vecchio album di famiglia ti rivedevo ritratta in alcune foto quand'eri una bella ragazza piena di vita nel fiore degli anni, dall'atteggiamento spensierato e felice in compagnia delle tue amiche..

 Eri una sorella buona, sorridente, allegra, simpatica, erano gli anni più belli e indimenticabili. 

La tua morte inattesa e rapida lascia un grande vuoto in chi ti ha amato e ti amerà per sempre con rimpianto ed infinita tenerezza pregherò per te. 

E' bastato un attimo per rubare la tua vita e a noi non basta una vita per dimenticare quell'attimo! 

Sentiremo la tua mancanza, il tuo sorriso, la tua allegria contagiosa e come un raggio di sole sarai sempre nei nostri cuori e nei cuori dei tuoi Quattordiesi che tu hai conosciuto e convissuto fin dall'infanzia! 

Ti voglio ricordare con queste "immagini ricordo" quando tu eri "Raggiante e Bellissima"!

Billi  in età  giovanile


con  papà  Vittorio

--Ivo Torti e Alberta Colli Tibaldi



gli sposi--Ivo Torti e Alberta Colli Tibaldi


il giorno del suo matrimonio-28-Luglio 1962


con le amiche al fiume Tanaro-1955


           CON  TANTO  AFFETTO  E  RIMPIANTO, TUO FRATELLO  WILLY

                      ANTONIO  COLLI  TIBALDI---NIZZA MONFERRATO---19/01/2021

lunedì 18 gennaio 2021

L' amò disperatamente,...finchè morte non ci separi

 

         L' amò  disperatamente,...finchè morte non ci separi.


Questa è la storia di un bellimbusto che visse in un paesino della pianura padana, di origini venete con accento piemontese, si chiamava "Amerigo", il suo nome derivava da un bisnonno che traslocò in America in cerca di lavoro e suo padre gli affibbiò questo nome per ricordarlo. 

Sposato con una buona moglie, non bella, diplomata, dall'aspetto appariscente, fisicamente scialba, un pò sciatta e portava gli occhiali.

 Amerigo era  Ragioniere o Geometra non si sa, impiegato nell'ufficio compravendita di un'azienda fornitrice di pezzi d'auto per una grande fabbrica, uomo dalla parlantina sciolta, ne bello, ne brutto, fisicamente robusto, dal viso rotondo, pieno, dall'espressione bonaccione, accompagnato dal sorriso un pò canzonatorio, occhi vivaci, età sulla cinquantina forse un pò meno; all'ora di pranzo i colleghi lo invitavano alla mensa e lui rispondeva ironicamente...no grazie, preferisco un giro intorno al tavolo e mangiarmi una mela, devo perdere peso, così mi consiglia spesso il mio medico e giù tutti a ridere! 

 Per motivi di lavoro, l'Amerigo sovente si recava a Torino per contattare i fornitori per approvvigionare la produzione della sua ditta acquistando pezzi di ricambio, frequentava vari uffici facendo amicizie qua e là con altri colleghi, s'incontrava con nuovi impiegati, dirigenti partecipando a varie riunioni di lavoro e in questi frangenti conobbe una bella donna e da qui inizia la vicenda tragicomica di Amerigo.

 Un donna bellissima, una splendida mora con occhi bellissimi, bocca sensuale, una signora sposata, separata, single non si sa e nemmeno il suo nome, impiegata in qualche ufficio che Amerigo frequentava, chi lo sa e da quel momento se ne innamorò perdutamente; gli incontri s'infittirono con sguardi dolci, languidi, con grandi sorrisi invitanti ed iniziarono a frequentarsi assiduamente.

 Per stare accanto all'amata, l'Amerigo si licenziò dal suo posto di lavoro in quattro e quattr'otto anche se lo stipendio era assai redditizio, ma lo ignorò e cessò la sua attività aziendale, raccontando agli amici d'ufficio una bella balla e una bella scusa alla moglie dicendo che cambiava azienda, avrebbe lavorato in un ufficio di una grande ditta  torinese con doppio stipendio e agevolazioni varie,...ma non era vero!

 Viveva alla giornata senza far nulla, bighellonando libero da impegni giornalieri o di altra natura, libero come l'aria, ma col chiodo fisso di frequentare, di stare insieme alla cara bella moracciona piemontese.

 S'incontravano a volte a casa di lei o nella stanza d'albergo preso in affitto da Amerigo e la storia d'amore improvvisato proseguì a gonfie vele e come un colpo di fulmine a ciel sereno, si scatenò, travolgendoli sessualmente negli amplessi più sfrenati e divennero da quel momento amanti ed ebbe inizio la nuova vita di Amerigo "da tombeur de femme" a vagabondo errante, da disoccupato a uomo senza famiglia", mentre la moglie non sapeva nulla e all'oscuro di tutto, considerava fiduciosa il suo cicciuto marito uomo esemplare e rispettoso dopo anni di beata convivenza.


L'amò  disperatamente

 
Col trascorrere dei giorni, delle settimane, dei mesi, l'Amerigo diede fondo ai suoi risparmi  continuando imperterrito a languire con piacere tra le braccia dell'amata, ormai aveva perso la testa per sempre non ricordando di avere ne moglie, ne amici, non glie ne importava un bel niente, un bel nulla, un bel fico secco, l'importante per lui era di far spesso l'amore con l'adorata ingorda e ne voleva ancora, ancora, fin quando chiese ad un medico un rimedio, un "aiutino" per rinvigorire  l'amplesso infuocato diventato un pò fiacco.

 Aveva vergogna di presentarsi in farmacia per chiedere la "pillola blu miracolosa chiamata Viagra" e senza ritegno,  se lo fece procurare anche dalla "scialba moglie" che ormai era al corrente di tutta la storia amorosa intrapresa dal marito che ubriaco d'amore e di sesso di procurargliele, la consorte con sconforto accosentì, maledicendo l'Amerigo e i santi, pur di non far trapelare ad altri lo sconvolgimento familiare.

 La storia andò avanti e dopo una lunga relazione con l'amante , un bel dì, il suo organismo ne risentì, il suo cuore affetto da complicazioni cardiovascolari smise di battere, vinse l'infarto e il focoso leone  Amerigo se ne andò per sempre da questa frenetica vita terrena.

 Forse morì contento di essere riuscito a rivoluzionare la sua vita da insignificante individuo qual'era a focoso personaggio da letto; ma la storia non finisce quì! 

Con l'Amerigo ormai defunto, un bel giorno, dalla moglie vedova si presentò un signore elegante elencando le sue credenziali le disse con cordialità: guardi signora che suo marito quand'era in vita era in debito presso la mia gioielleria per l'acquisto di vari gioielli, espose il conto con tanto di fatture e scontrini e lei rimase a bocca aperta per lo stupore e disse fra sè: ma che cosa ha combinato quel pazzo di mio marito!

 In seguito si presentò un'altro gentile signore con altre fatture e scontrini  non pagati  i relativi soggiorno di varie settimane nell'albergo dove lui alloggiava tra pranzi e cene con l'amante e di nuovo la vedova  rimase a bocca aperta per lo stupore e disse fra sè: ma cosa ha combinato quel matto di mio marito!

 Successivamente un'altro creditore apparve per riscuotere il debito  per l'acquisto di vestiti e nuovamente la  vedova rimase  a bocca aperta per lo stupore.  Fatto sta che il defunto marito quand'era in vita per soddisfare le esigenze e le voglie della bellissima  mora s'indebitò quà e là senza ritegno continuando a rassicurare i  creditori dicendo che avrebbe saldato i conti al più presto ma era una bugia e facendo credere all'amata la sua infinita generosità e amore perpetuo finchè morte non ci separi, coprendola di regali, rifugiandosi in amplessi a non finire.

 Si meravigliò di se stesso, non credeva ai suoi occhi di avere sottomano questo ben di dio, questa bellissima donna dal fisico stupendo che l'amava e paragonandola alla moglie disse: "voglio solo lei e sempre lei, meglio vivere un giorno da leone che cento da pecora" e da uomo normale com'era prima, privo di fantasie erotiche si trasformò in un aitante latin lover da strapazzo, inebriandosi di sesso.

 La fine di questa  storia ha del tragicomico perchè la moglie sapeva, l'amante idem, gli amici stretti sapevano e anche i vicini di casa,... la vedova delusa, amareggiata, affranta e tradita vendette la casa, saldò i debiti del marito e si rifugiò con tristezza e malinconia nell'oblio di un'ospizio!

                                                

                                               --WILLY--NIZZA  MONFERRATO --18-01-2021