domenica 16 dicembre 2018

UNA BIZZARRA DOMENICA DI OTTOBRE


                UNA  BIZZARRA  DOMENICA  DI  OTTOBRE


In un paesino del Monferrato, ho festeggiato in una domenica d'Ottobre la "Dea Vendemmia
" in compagnia della moglie e dei due figli più grandi.

 Pranzo ore 13, con tavolate apparecchiate al chiuso di un locale  con delle belle vetrate a vista, la massa dei partecipanti al banchetto popolare era straripante. 

Seduto al tavolo con la consorte e  figli e accanto altri commensali, il brusìo era tale che non si capiva una mazza nel parlare fra noi, infatti mio figlio Enrico era assai seccato e scocciato a stare in mezzo a tanta gente.

 Chi rideva, chi sfotteva, chi gridava a gran voce per chiamare e salutare gli amici e conoscenti, i parenti, chi urlava, chi gesticolava, mentre mia figlia Chiara e mia moglie, invece sembravano a loro agio, ero si un pò incazzato ma sono abituato alle feste popolari, specialmente quando frequento le festività del mio paese natio, (Quattordio) con gli amici. 

Il pranzo era iniziato con un menù composto dal formaggio Robiola condita con miele e mostarda, accompagnata da un'insalata di fagioli con tonno. 

Il primo piatto era fornito di tortellini in brodo, mentre il secondo c'era bollito misto con bagnetto ed infine il solito dessert di dolci, il tutto annaffiato con vini locali. 

Durante il pranzo tra il brusìo e il vocìo della gente presente in sala, il frastuono di per sè era assai assordante e come al solito le comunicazioni orali si perdevano nel vuoto.

sagra x festeggiare la Vendemmia 2018

Oltre al chiasso provocato dai commensali, si univa al nostro banchetto il suono di un'orchestrina improvvisata che ci accompagnava durante il pranzo, organizzata sul momento, a dire il vero, questo complessino era assai bizzarro.

 I personaggi suonatori non avevano divisa e  nemmeno il nome, forse era scritto sul cartellone d'ingresso ed io non ci avevo fatto caso.

  Assai incuriosito, mi son messo ad osservare gli strumentisti indaffarati mentre si esibivano. 

La "band musicale" era composta da individui  vestiti alla "casual "; il primo personaggio suonava il "flauto", era alto, magro, naso affilato con parrucchetta in testa, età sulla cinquantina, assomigliava ad un pinguino e con le sue dita lunghe e aguzze premeva i bottoni dello strumento come fossero tasti di una macchina da scrivere, le sue gote funzionavano come un palloncino con il ritmo di "gonfio e sgonfio" mentre i suoi occhi ruotavano da sx  a dx! 

Il secondo personaggio pizzicava la "fisarmonica", era un ometto anch'egli sulla cinquantina non tanto alto, non robusto, capelli grigi e stopposi, il suo viso aveva l'aria schifata con occhiali premuti sulla fronte, come se esprimesse la non volontà o voglia di suonare, lo specchio della sua faccia mi ricordava il volto di un certo Don, un prete delle Langhe a me noto! 

Il terzo  strumentista, era un'altro ometto  in piedi, sulla quarantina e tamburellava un medio "tamburo", aveva gli occhi slavati del colore grigio impoverito, un anonimo essere dallo sguardo assente e noncurante con addosso pantaloni jeans stropicciati e consumati dal colore incerto, capelli appena appiccicati in testa sempre più grigi , un pò così così' e suonava il tamburo solleticandolo con due bacchette magiche manovrate dalle sue mani da funambolo che come d'incanto sembravano che si muovessero da sole con ritmo cadenzato nonostante lui parlasse con gli amici e conoscenti di passaggio!

 Il quarto elemento suonatore a due gambe, invece soffiava la"tromba" strabuzzando gli occhi e gonfiando le gote a più non posso con mosse facciali da esperto mimo!

band musicale anonima

Il quinto uomo della "combriccola band", gonfiava le gote paonazze col suo "trombone" e sgranando i grandi occhi neri in un arco di 360° contraccambiava i saluti con  movimento facciale gli amici e conoscenti che transitavano presso di lui, la  capigliatura riccioluta di color ebano sembrava schiacciata in testa da una gran manata, anche lui cinquantenne.

 L'ultimo collega della band musicale si dimenava col suo "tromboncino" e seduto su una sedia sgangherata e con le gambe accavallate, mostrava ai piedi delle orrende scarpe da ginnastica, adornate da stringhe di colore verde. Capelli  lunghi e grigi come la polvere, erano legati dietro alla nuca a forma di coda di cavallo, l'età avanzata, mentre le gote si gonfiavano dallo sforzo per il gran fiato speso per lo strumento, il ritmo del suono era diverso e più intervallato a confronto con gli altri strumenti della band, era tutta una comica, come comica era la festa, chissà chi fossero, carneade chi erano gli strumentisti e nonostante tutto",... w la festa dedicata alla vendemmia, avvenuta in un bel paesino del nostro amato Monferrato..

                  
NIZZA  MONFERRATO-  16-OTTOBRE-2008'                             con un pò di humour e ironia--WILLY! 

lunedì 15 ottobre 2018

RICORDANDO ITALO ZALLIO

                                   COMMIATO  AD UN AMICO  
                     E COLLEGA  "ITALO  ZALLIO"

Oggi, in questa triste giornata di Ottobre, il tiepido sole che riscalda l'aria, non riesce scaldare il cuore di tutti noi qui riuniti per dare l'estremo saluto al "Caro ITALO ZALLIO".

 Lo voglio ricordare riandando con i ricordi negli anni passati, trascorsi al "Centro Esperienze" Cavis di Felizzano, quando lui era il mio capo e nostro Responsabile del "Settore Cablaggi" con altri miei colleghi di lavoro. 

Anche se ormai da anni siamo in pensione, Caro "ITALO" non abbiamo e non ti ho mai dimenticato, anzi, fra amici ne parlavamo spesso del "bel tempo che fu". 

Il rapporto umano che si era instaurato fra noi tramite un'amicizia così assidua, così fraterna era dovuta al tuo carattere socievole e per noi eri considerato come un fratello, di più, "un Fratello Maggiore", un amico dal nome altisonante..."ITALO"!

AMICI  E  COLLEGHI  DI  LAVORO  DEL  C.ESPERIENZE

Nei momenti del bisogno sei sempre venuto incontro aiutandoci come potevi e noi ti ringraziamo; sei stato il nostro "Vate", il nostro "Nocchiero", un uomo gioviale, riuscendo ad amalgamare un manipolo di uomini in una unica famiglia.

AMICI  E  COLLEGHI  DI  LAVORO  DEL  C.ESPERIENZE

Non eri il solito "Responsabile Impersonale" che va avanti e macina tutti, ma una persona buona, simpatica, sorridente, allegra, dal fisico giovanile e sportivo, dal passo misurato e dal vestire elegante!

 Perciò, posso dire che gli anni 80' trascorsi come dipendente Cavis, per il sottoscritto e i colleghi del C.E, erano gli anni più belli e indimenticabili , ed è bello e lieto ricordare quando noi eravamo insieme e con poco, eravamo felici!

 Col trascorrere degli anni la vita cambia, la vita nel nostro percorso terreno non è mai lineare, la strada sembra diritta ma è piena di curve e di ostacoli, portandoti via in poco tempo! 

Come uomo gentiluomo, semplice e affabile, la tua morte inattesa ci ha colpito con profondo rammarico, lasciando una traccia nel nostro cuore, nella nostra mente del tuo passato trascorso in mezzo a noi colleghi e amici e in un attimo il legame che ci univa si è spezzato lasciando in tutti noi una struggente malinconia e un grande vuoto per chi ti ha amato e ti amerà per sempre, con rimpianto e infinita tenerezza, Caro "Fratello Maggiore ITALO" ti ricorderemo nei nostri cuori!!

  giovanile e sorridente
 giovanile e sportivo





















NB:
ricordiamo con alcune foto il caro  Italo!



Gita  CAVIS
                                                                                                                      
        
Gita  CAVIS

Gita  CAVIS
                                                                         

Italo al matrimonio di Bava Giovanni e Rita


Italo mentre balla con Bea-festa Cavis-1980

                       
 
Italo in Crociera con colleghi 


Italo in Crocera del 1976









Italo  e Rosalba brindano alla Bea-Cavis


                              Con  affetto  e  stima -WILLY
                      15 OTTOBRE-2018-- Nizza Monferrato               












                                 








                             


                                      

martedì 9 ottobre 2018

ARTICOLO MOSTRA QUATTORDIO

                                   Articolo Mostra Fotografica  Quattordiese



In contemporanea ai festeggiamenti del Santo Patrono, nei locali del Comune presso la sala dei Maestri sponsorizzate dall'AVA (Associazione Volontari Anziani) è stata allestita una Mostra Fotografica dal titolo "Quattordio nel passato".

 L'inaugurazione, presente il Sindaco e alcuni componenti dell'Amministrazione Comunale è avvenuta Venerdì 23 Giugno, rimanendo aperta al pubblico fino al Marted' successivo.

 Il materiale esposto era rappresentato da 270 fotografie ottenute mediante la collaborazione di numerosi Quattordiesi volenterosi, che rovistando nei cassetti dei ricordi, hanno portato alla luce vecchie istantanee del passato. 

Con il coinvolgimento del (CSVA) di Alessandria si sono ottenuti gli ingrandimenti necessari per l'esposizione.

Nelle giornate dell'apertura, un numeroso pubblico ha partecipato all'iniziativa, talvolta aiutando gli organizzatori ad identificare alcuni personaggi sconosciuti.

Bello vedere come era Via Civalieri negli anni 50', la strada si presentava acciottolata con ai lati due canali di scolo che portavano a valle le acque piovane, le fognature erano inesistenti.

vedi l'acciottolato a dx-anni 50'

NB: (i 4 alunni delle Elementari col grembiule nero sono: il 1° in testa è Enzo Devecchi- il 2° Enrico Cozzo-il 3° + alto è Giovanni Badella, l'ultimo è il fratello di Enzo di nome Mauro).

la vita delle persone negli anni 50'

 La mostra, attraverso il materiale esposto, ha favorito i visitatori nel creare spunti di riflessione su come si affrontavano le vicende della vita. 


                Antonio  Colli  Tibaldi--                                             NIZZA M. 9 -Ottobre-2018








                           

domenica 26 agosto 2018

I MIEI PRIMI 70ANNI

 
                                      I   MIEI   PRIMI   70ANNI


Cosa posso dire dei primi 70anni, tanto,...poco,...e niente, vediamo un pò se stuzzicando la memoria ricordo qualcosa! 

Sono nato il 6 Novembre del 1947' all'Ospedale Civile di Alessandria e abitai i primi 2anni in una modesta dimora in piazza Olivazzi nel paesello di nome Quattordio di circa duemila anime in prov. di AL
.
pz. Olivazzi con fontana a sx--1947'

1à  abitazione- 1945'--pz.  Olivazzi











Non ricordo se i primi anni d'infanzia la vita fosse bella, scialba o brutta, mi sentivo protetto in famiglia, dai genitori al fratello maggiore Guido nato nel 1932'  a S.Maria Maggiore, prov. di Verbania, da quattro sorelle, Beatrice (Bea) nata a Como nel 1934', Adolfina (Dolli), nata a Domodossola nel 1940' prov. di Verbania, Alberta (Billi), nata ad Aosta nel 1942' e la sorellina minore Leopolda (Polda), nata a Quattordio nel 1948'.

 Di conseguenza non siamo di origine quattordiese ma adottati, i sopranomi sono attribuiti dagli amici di allora, tra i quali spicca anche il mio (Willy), dato in precedenza a mio fratello, perciò, la mia
infanzia, un pò felice sarà stata!

da sx: Bea- Billi- Dolli- Polda- Willy-Guido

 Mio padre, il fratello Guido e le tre sorelle maggiori erano impiegati nelle fabbriche del paese tra le quali la Inves, la Invex e la Cavis di Felizzano, mia madre era casalinga.

Nel 49' ci trasferimmo in un alloggio del palazzo Sanfront nel centro del paese dove risiedevano diverse famiglie, alcuni erano dipendenti nelle varie ditte del luogo e paesi limitrofi, attualmente è sede del Comune, io avevo 2anni!

  4anni-1951'

I primi anni di scuola elementare erano difficili, logoranti, per entrare in aula, dovevano trascinarmi, ero sempre nervoso, scorbutico, ostile, rispondevo male, qualche piagnisteo, ed ero anche assai magrolino, avevo timore degli insegnanti un pò burberi, amavo solo i giochi e la libertà.

Scuola Elementare--1955'

Abitavo a due passi dalla scuola e nel palazzo Sanfront c'era un bel cortile con tante pietre incastonate nel terreno e giocavo al pallone con i coetanei, a scatola, a nascondino sui solai, maneggiavo bene la cerebottana e la fionda e altri giochi.



Palazzo  Sanfront--sede del Comune

  fionda
A 15anni mio padre mi regalò la carabina ad aria compressa che sparava pallini di piombo e mi divertivo a cacciare passeri, nascosto sui fienili dei vicini, pura incoscienza e crudeltà, col  senno di poi, mai più oserei a far male nemmeno ad una mosca!
 
Fra i 7 e 15anni,   ero un provetto chierichetto, servivo con dovizia la Chiesa Parrocchiale S.Pietro, gestita dall'amato parroco don Teodo detto (plàtìn) per via della sua calvizia, dal 48' al 60' e in seguito da don Mottura che lo sostituì nel 61'.

Don  Mottura


Don  Teodo




chierichetti Quattordiesi-io sono al centro--1957'























panorama quattordiese vista dal campanile

A occhi chiusi sapevo i passaggi e le tecniche da adottare nelle varie funzioni, suddivise in: messe, funerali, matrimoni, battesimi, cresime, vesprinovene, processioni,  cadenzato al ritmo del suono 
delle campane.



 Per la prima volta salìi sul campanile per scale strette e pericolanti dai gradini scricchiolanti e da lassù vedevo il bel panorama quattordiese, con le case abbracciate l'una  all'altra come fossero compagni di viaggio, coperte da un mosaico di tetti ricoperti da antiche e rosse tegole come antica è la loro storia.

In lontananza la campagna risaltava col suo verde intenso, mentre un'aria fredda e tagliente sferzava il mio viso, era il 1960', avevo 13anni e dopo 58anni, ecco apparire sul campanile nel 2018' quattro eroi quattordiesi assai noti e sorridenti a contemplare anche loro il mitico panorama!
Chiesa   S. Pietro

i 4 eroi Quattordiesi--2018'

Processione--Rogazioni di Primavera

La funzione religiosa che mi è rimasta impressa con gioia sono le Rogazioni di Primavera, processione che si svolgeva nel mese di Aprile, nelle prime ore del mattino con il consueto corteo di donne, uomini e bambini volenterosi, col parroco in testa  e noi chierichetti con la croce, ci inoltravamo fra i campi mentre il prete li benediva per "propiziarne un buon raccolto".

 Nell'aria si sentiva il profumo della primavera, la giornata era stupenda, come se la natura indicasse il risveglio degli alberi pieni di gemme e di fiori, mentre il popolo del bosco intorno a noi, si stiracchiava intorpidito, anchilosato dall'inverno e tra le spighe di
grano, spuntava il blu dei fiordalisi e il rosso dei papaveri che ondeggiavano al vento come se ci salutassero, mentre le rondini garrivano alte nel cielo azzurro, librandosi nell'aria felici verso la libertà e in quel momento mi sentivo affine in quell'aura irreale e poetico, felice era il mio cuore!

campo con fiordalisi , papaveri e le prime spighe di grano

Alle sei del mattino mi alzavo per servire la prima messa,
che fatica, che sonnolenza, altro che dormire, per me bambino era troppo, non riposavo mai, ero nervoso e scontroso, specialmente con mia madre che continuava a rompermi le scatole per mandarmi in Chiesa, era molto religiosa e praticante, credo che in cuor suo fosse contenta se diventavo prete, lei aveva un fratello "Frate francescano, missionario in Cina nel 56'" di nome Teodoro.

 Nell'età giovanile ho smesso il ruolo di chierichetto e per la prima volta frequentai con gli amici le sale da ballo di Mombercelli e Calamandrana.

 Le band del posto suonavano e cantavano le canzoni di famosi complessi musicali in voga in quel periodo tra i quali: i Dick Dick, la Formula 3, l'Equipe 84, i Bee Gees, i Bich Boys, i Nomadi, i Rolling Stones, i Beatle e Celentano con la famosa canzone "ventiquattromila baci" cantata a S.Remo il 26 Gennaio del 1961' esibendosi con quella sua "mossa improvvisa di gambe dinoccolate" (per chi se lo ricorda) sul palcoscenico, che cambiò per sempre il vecchio schema melodico di Claudio Villa,Tajoli, Nilla Pizzi e di altri artisti della vecchia generazione con il suo "nuovo Rock".

Celentano-S.Remo 1961'

Acerbo giovincello m'incontravo con amici nei paesi per frequentare le prime donzelle del posto, erano gli anni tra il 63' e 65', avevo tra i 16 e 18anni e tornando all'odio e
  18anni--1965'
amore per la Chiesa, è svanito nel tempo elaborando ragionamenti interiori nel credere o no, risultato è sempre quello, risposta non c'è e il dilemma continua! 





Nei frequenti screzi e bisticci fra madre e figlio, ricordo un episodio accaduto un pomeriggio d'estate (mi fa ancora ridere pensandoci), presi per dispetto dal comodino da notte nella sua camera da letto, il campanellino, credo fatto di bronzo e ottone con  manico, che gli serviva per chiamare nei momenti di bisogno e lo scaraventai a terra, si ruppe, oltre alle botte, mi chiuse a chiave nel salotto per punizione ed io scappai calandomi dalla finestra e giocai con gli amici fino a tarda sera!

 scappai calandomi dalla finestra 


  8anni--1955

Nel 55' avevo 8anni e nelle calde giornate estive, nelle prime ore pomeridiane, mi avviavo a piedi dal paese con indosso zoccoli, costume e canottiera, in compagnia delle sorelle e alcuni compaesani, percorrendo circa 2km per arrivare al Tanaro per il bagno, il fiume scorreva lento e placido lambendo le sponde del paese Masio.
Fiume  Tanaro con spiaggia vista da Masio-1955'



da sx: Bea-Dolli-Billi-Willy-Polda-spiaggia Tanaro-1955'

La spiaggetta era un misto di sabbia e mota, non sapevo cos'era il mare ma anni dopo, imparai a nuotare, quel pomeriggio di 63anni fa ero felice come non mai, mentre in lontananza intravedevo il vecchio traghetto che dolcemente solcava il fiume da una sponda all'altra, nel 1960' fu sostituito da un robusto ponte in cemento.

traghetto di Masio sul fiume Tanaro--1955'

Nel 1957'-59', mi è rimasto impresso il "Falò", avevo 10-12anni
e con i coetanei, recuperavamo fascine di casa in casa da ardere caricandole sul vecchio carretto e la pira venne costruita sullo spiazzo in cima al terrapieno detto "piantato", accanto alla vecchia "Chiesa S.Sebastiano" ormai demolita.

 12anni--1959'

 Le fascine raccolte le accatastavamo attorno a un grosso palo e alla sera un adulto appiccava il fuoco e con i presenti partecipavo correndo in circolo tenendoci per mano, festeggiando la fine del Carnevale, un'usanza scomparsa nel tempo.

 Il falò continuava ad ardere, tiravo tardi osservando il fuoco affievolirsi sempre più fino a che verso l'una o le due, tornavo a casa per dormire, lasciando la brace a dialogare con le stelle.

Falò-festa  Carnevale-1957'

D'inverno, la neve era tanta, a 13anni scorazzavo con gli amici con una rozza slitta giù per il pendio della collinetta, chiamata "Montesanto" presso il cimitero del paese, scendevamo come matti a tutta velocità finendo nel fossato che delimitava la discesa ed il volo era previsto, altro che montagne russe, anzi peggio, eravamo spericolati. 

Montesanto


Durante la giornata i fiocchi di neve continuavano a cadere in una danza morbida e lieve mulinando nell'aria, posandosi al suolo che si
 andava imbiancando sempre più, formando un tappeto soffice e morbido come il vello di un agnello appena nato e con allegria ci gettavamo all'indietro sulla coltre bianca per lasciare la nostra impronta e felice tornavo alla dimora stanco e con i pantaloni strappati.

giochi sulla neve con gli amici-1960'

Da adolescente, tra il1960'-63' nel periodo estivo, con la bici m'inoltravo per sentieri e boschi con i compagni, tra cascine sparse quà e là, in un pomeriggio afoso ci buttammo in mutande e non, nel "Rio Gaminella" che scorreva dolcemente nei pressi della nostra meta per rinfrescarci.

Rio  Gaminella--1960'

  Rio Gaminella con gli amici--1963'


Il ruscello mi ricordava un bel giocattolo, correva, saltava, rideva con la sua treccia d'argento, carezzando e facendo solletico ai sassi, le cui acque rinfrescavano le mie membra;  le sponde coperte da frondosi rami di alberi incastonati sui bordi, filtravano lame di luce e tra il chiaro e lo scuro sguazzavo felice, mentre moltitudine di meravigliose libellule si libravano nell'aria con le loro belle ali dai riflessi turchini, metallico e meccanico era il loro ronzio, facendoci da cornice, la loro esistenza è brevissima, nascono al mattino e muoiono alla sera. 

Sui 20anni, entravamo nei paesi di Felizzano, Cerro Tanaro, Refrancore, Viarigi, Castello D'Annone, Mombercelli, in moto, in vespa e con la prima 500, indimenticabile automobile Fiat, l'autostop era all'ordine del giorno, non avevo la patente, ma con l'aiuto del buon samaritano patentato di mia conoscenza un passaggio era garantito, sempre per intrattenermi con nuove e  belle girls. 

in  vespa--1966'


con gli amici in bici--1963'

 Le vacanze al mare le trascorrevo con la famiglia a Loano o Varazze, a Finale o Diano Marina, a
zio  Giovanni
volte in montagna ad Alagna Valsesia, un paesino ai piedi del Monte Rosa, presso lo zio Giovanni, fratello di mio padre, ero spensierato, scapolo e un pò solitario, però con il passare dei giorni, riuscivo a rimorchiare qualche ragazzina del posto come fidanzatina del momento e poi terminata l'estate il ricordo svaniva.



Alagna Valsesia con le sorelle-1961'-io a dx


Nel tardo pomeriggio quando il caldo era opprimente, dopo i bagni, per prendere un pò di fresco e un pò di brezza marina, m'incamminavo per il sentiero che conduceva in collina e seduto su un grosso masso, contemplavo il dolce panorama dello sconfinato azzurro del placido mare. 

contemplavo il mare


Vedevo in lontananza piccole barche dalle vele bianche che lentamente solcavano la superficie dell'acqua, sembravano ferme ma, si allontanavano sempre più, nel cielo, nuvole incolore veleggiavano verso spazi infiniti fin quando sparivano dalla mia vista.

Loano, con le mie sorelle-1962'

Nel tardo pomeriggio prossimo alla sera, il sole calava lentamente sulla linea dell'orizzonte e la sua luce rifletteva sullo specchio dell'acqua come un sentiero dorato che arrivava fino alle rocce della scogliera, le poche nubi in cielo si tingevano di porpora viola e arancio, il sole sfiorò la superficie del mare e in pochi istanti le acque lo inghiottirono e tutto rimase avvolto in un chiarore tenue che annunciava il "tramonto" e con emozione ritornai felice sui miei passi.

Tramonto  sul  mare--1965'

Negli anni 70' non c'erano i cellulari, ma cartoline spedite di nascosto con scritto ti amo, ti voglio bene, tanti baci e saluti affettuosi, qualche telefonata furtiva dal telefono fisso in cabina dal tabaccaio del paese.

 Senza automobile non si poteva far nulla per riallacciare le relazioni estive, se non prendere il treno, ma la voglia non c'era, muoversi da un paese all'altro ci voleva costanza, audacia, saper fare, sbrigarsela da soli, ma vivendo nel paesello un pò imbranato lo ero a confronto dei giovani di città! 

Nel 69' presi la patente a 22anni e guidai la 500 di mio fratello Guido e da allora le cose cambiarono in meglio, avevo la possibilità di muovermi a mio piacimento senza più aspettare il comodo degli altri, non dovevo più subire ritardi o mancati passaggi e appuntamenti, potendo così, frequentare meglio le fanciulle senza essere disturbato dai compagni.
 
Fiat 500  fratello  Guido  e sorella  Polda
 22anni--1969'
 
Lo scherzo che mi capitò una sera d'estate mentre ero sul ballo a palchetto di Viarigi con un amico, non ricordo il nome, qualcuno manomise il motore della mia vettura (lo seppi il giorno dopo) e quando tentai di metterla in moto per tornare a casa, non partì e guarda di quà e guarda di là, dandogli un'occhiata alzando il cofano non notai un bel niente (di motori non ne capivo un'acca) e in quella bella serata estiva m'incamminai scornato a piedi fino a Piepasso, fraz. di Quattordio, percorrendo un bel tratto di strada, fin quando ci diedero un passaggio fino al paese. 

All'indomani il "birichino" del nostro gruppo mi disse: "il cavo dello spinterogeno è staccato", infatti, rimettendolo nella sua sede la vettura ripartì, lo scherzo fu un pò pesante ma dopo ridemmo di gusto quando tutto fu chiarito.

 Come non ricordare il primo anno di festeggiamento della mia "Leva", avevo 20anni ed era il 1967'.

 Con grande gioia e cerimonia ho brindato con i compagni l'inizio di una nuova "Era", non più ragazzi impenitenti, boriosi e arroganti, ma più adulti, dove ci aspettava una vita di lavoro, una famiglia da costruire, più maturità e nel ristorante abbiamo alzato i calici con grande gioia e cerimonia, augurandoci una vita prospera e pieni di desideri.

Festa  Leva del  47'--1967'--

Ogni 5anni ci troviamo nel paese d'origine e dopo la S.Messa domenicale ci riuniamo per pranzare, discutendo fra noi, parlando dei nostri fatti quotidiani ricordando il passato con un sguardo rivolto al futuro, sperando di vederci tutti insieme nei prossimi anni.

Festa  della  Leva  del 47'--1967'


Leva  del  47'--2012'
 
Qualche anno dopo, arrivò la chiamata alle armi per svolgere il servizio militare di leva a Udine, nella caserma "Pio Spaccamela nel 5° Genio Minatori", era il 1971', fu per me un bel contrattempo, mi trovai molto bene e feci molte amicizie, specialmente quando riuscìi entrare nella squadra atletica dopo varie prove, per gareggiare tra "Corpi d'Armata", se potessi tornare indietro, farei la firma. 


squadra atletica militare--Udine--1971'--1° a sx

Poligono di tiro--Udine--1971'

Dopo un anno e mezzo entrai alle dipendenze Cavis di Felizzano da perito elettrotecnico per 32anni, mi trovai a mio agio e iniziai la vita lavorativa con soddisfazione, lasciando per sempre nel retaggio l'infanzia, l'adolescenza, la gioventù, gli anni più belli, spensierati e incoscienti, fin quando nel mio errare nelle varie sale da ballo e non, trovai l'amore vero con la (A) maiuscola.

ditta  Cavis  di  Felizzano--1973'

Da quel momento in poi la mia vita cambiò in meglio, più matura e consapevole, sposandomi nel 74' a 27anni, il 14 Luglio di pomeriggio alle ore 15 con la mia dolce metà di nome Graziana, nella "Chiesetta della Madonna della Neve" al "Bricco Cremosina" un bel borgo in collina, di Nizza Monferrato, bella cittadina delle Langhe, rinomata per i suoi vini, i suoi cardi e per la farinata, in dialetto nicese si dice (belecàuda)!

sposi-Graziana e Willy-1974'-Nizza M

Nel 72' morì mio padre Vittorio a 71anni per un tumore al polmone, nato a Vigevano nel 1901', una vita  dedicata alla carriera militare trascorsa negli alpini, fu guardia confinaria in vari distretti: da Aosta a Fiume, da Ventimiglia in Val Vigezzo, Valtellina e Valle Anzasca, si congedò a fine guerra a 45anni con il grado di Maggiore, arrivando a Quattordio nel 45', entrando come impiegato alla Inves per gli ultimi 15anni.
 padre- Alpino--1923'

 Il suo iter di vita è stata altalenante, lieta all'inizio e agrodolce alla fine, non ho avuto possibilità di conoscerlo meglio, ero troppo giovane.

Mia madre mancò nell'89' a 80anni per arresto cardiaco, ha sempre seguito mio padre nelle varie località militari, si chiamava Onorina Valfrè di Bonzo nata a Torino nel 1908', figlia di Conti, famiglia di origine nobiliare.
O. Valfrè di Bonzo-


 Nel 2014' venne a mancare mio fratello Guido a 80anni. 

Poteva per me essere testimone della vita dei miei e sapere tante cose di loro per poter scrivere la storia della mia famiglia che senz'altro era ricca di episodi, fatti, situazioni e vicissitudini in tempo di guerra e non, visti con gli occhi di un 14enne di allora. 

Informarmi di tanti avvenimenti, purtroppo il destino è stato inclemente, non ho potuto espletare tale richiesta per la sua morte improvvisa, abitava a Torino ed era impiegato alla Stampa.

 fratello Guido-2014
'

Macugnaga-osservatorio confine svizzero-Valle Anzasca-1941'

i miei  genitori sulla neve--1941'

I tre cari familiari sono sepolti nel Cimitero di Quattordio e quando ho tempo, passo a salutarli con qualche preghiera e guardo i loro volti impressi sulle lapidi e torno indietro con la memoria per ricordare i momenti lieti del bel tempo che fu.

 
  Camposanto  di  Quattordio

Vado a vedere altre tombe,  altre lapidi e cappelle di tanti vecchi, giovani e nuovi defunti che riposano in pace e guardando i loro visi, alcuni li riconosco e li ricordo in gioventù con rammarico ed emozione, percorrendo i viali inghiaiati circondati da innumerevoli loculi,  penso che ogni tomba racchiuda la vita di uomini, donne e bambini, storie vissute, raccontate e storie dimenticate perse nel tempo.

 Ogni statua, ogni croce sono testimoni di un tempo perduto e d'improvviso provai grande tristezza, una pietà profonda mi pervase, in quel momento tutto ciò che sembrava scritto nelle pagine di un libro, dove:  

vita, emozioni, dolori, fatiche e felicità vissuta in una storia, fosse criptato nel testo, "la storia del mondo".

 Nel 77' nasce il primo figlio di nome Enrico, ormai adulto e laureato in medicina, abitante con la consorte di nome Ambra nella città di
 Crema.
Enrico  e  Ambra

Lavorano nei vari ospedali della zona come radiologi; nell'80' nasce mia figlia Chiara, anche lei laureata in "scienza della formazione primaria", insegna in una scuola elementare di Torino e ivi residente.

Chiara














Nell'81' ci fu un cambiamento a livello abitativo, acquistammo con i nostri risparmi e con l'aiuto dei suoceri la casa o villetta dove attualmente viviamo e se penso che abitavo nei primi anni di vita a Quattordio con otto persone nell'alloggio dagli spazi ristretti e d'affitto mi viene il magone, chi se lo immaginava che un giorno avrei posseduto una casa tutta nostra, mi sembra di stare i paradiso!

 
  mia  abitazione--Nizza M.

Mettendo al mondo due figli, la vita familiare cambia, adeguandoci a nuovi eventi, seguendo fin dalla tenera età la loro crescita, il cambiamento in atto non è più lineare, ci sono prima i doveri e poi i piaceri, l'andazzo è sempre pieno di rischi e ostacoli, ci vuole pazienza, chiudere un occhio certe volte anche due, sorvolare su cose futili e ingannevoli, tentare di eliminare screzi, ripicche, maldicenze, ma la gioia di avere figli è tanta e la serenità regna quando in famiglia tutto fila liscio, la moglie è quella che conta di più, accudisce i ragazzi, li segue nell'istruzione scolastica, li coccola, li cura quando s'ammalano, si fa carico delle incombenze, è veramente
 la "mamma sgobbona".

in vacanza con i figli--1989'

 Io marito, lavorando fuori sede sono lontano da casa, parto al mattino  e torno alla sera, recando poco aiuto alla famiglia, mentre la consorte sopporta il peso maggiore durante la giornata, i sabati e le domeniche li utilizziamo per riposarci. 


 40anni--1987'

Gli anni trascorrono veloci, si festeggiano i compleanni, gli onomastici, gli anniversari di matrimonio, qualche acciacco si manifesta improvviso ma è solo passeggero. 

A 40anni ti senti un leone e in splendida forma, dai 40 ai 60anni la forma è sempre quella, dai 60 ai 70anni la forma fisica può essere claudicante ma non troppo, però lo spirito è da 35enne così mi sento, non posso lamentarmi e da quando sono pensionato mi sento più libero, più attivo, ed eccomi a 70anni suonati tutto intero ad esprimere i miei pensieri, le mie emozioni dopo anni felici e agrodolci a tirarne le conclusioni.

 Mi guardo allo specchio, mi diverto a far smorfie e boccacce, vedo piccolissime rughe ai lati degli occhi,
mentre la mia pelata è evidente, il colore degli occhi son sempre quelli, il fisico è un pò cambiato in meglio o peggio non lo so, sono gli altri che devono dirlo, persone di mia conoscenza dopo anni che non ci vedevamo mi dicono: Willy, sei sempre uguale, non dimostri la tua età, non sei cambiato, sorrido un pò compiaciuto e penso, (se fossi un'altro non mi chiamerei Colli Tibaldi Antonio) e dentro di me rido di cuore! 
1à  smorfia  allo specchio

2à  smorfia  allo  specchio




 






Mi godo la vita futura finchè c'è speranza e nelle piccole cose a me care, amo la lettura, leggo molto, sopratutto storia e saggistica varia, i libri, alcuni li acquisto nelle edicole e altri prestati dalla "Biblioteca Civica Comunale Umberto Eco" di Nizza Monferrato, vincendo anche un premio nel  2012' come il "lettore più affezionato" e assiduo" con altri concorrenti presenti nella foto. 

Biblioteca Civica Comunale-

  Foro Boario-2012'








UMBERTO  ECO










Ho la passione per la scrittura, scrivo sul  mio blog brevi racconti, poesie e piccole storie sul mio passato e altri scritti, oltre ad accudire il giardino, mi cimento ad arricchire l'orto con varietà di ortaggi e
piante da frutto.

Per mantenermi in forma mi diletto con qualche pedalata con la mia
bici da corsa macinando km su km percorrendo varie strade della zona, qualche sgommata col vecchio "scooter Aprilia" che era in dotazione a mio figlio anni fa e va ancora alla grande e lo utilizzo con piacere, una capatina al mare e un salto in piscina per rinfrescarmi con qualche bagno e qualche tuffo.

una giornata al mare

bici da corsa  "Battaglin"













scooter  "Aprilia"














Da anni non vedevo gli amici quattordiesi da quando ero sposato e lavoravo alla Cavis, alcuni li ho incontrati sporadicamente ma niente più.

 Alle feste del paese non ero presente, passavo raramente a far visita a mia madre e le sorelle, poi la svolta decisiva fu che prima di andare in pensione, nostalgia e ricordi affioravano lentamente alla mia mente e l'incontro con l'amico Gianni Tedeschi, cominciai a frequentare più spesso. 

Alla festa patronale S.Pietro e Paolo che cade a fine Giugno, sono con i vecchi amici fianco a fianco attorno ad una bella tavolata imbandita dalla pro-loco nel cortile Sanfront, dove da bambino vivevo e giocavo, festeggiando con risate, battute e schiamazzi, incontri che cementano sempre più la nostra vicinanza e amicizia.

 Seduto al tavolo, seguo l'evolversi della festa e guardo con commozione l'alloggio in cui abitavo con la famiglia in quegli spazi limitati, ora è adibito all'Ente pro-loco ed è utilizzato per cucinare il menù per i partecipanti.

Festa Patronale di Quattordio-Palazzo Sanfront-con amici-2018'

A sx dell'alloggio c'è il portico usato da magazzino, adiacente c'è la cantina con una ripida scalinata, senza luce elettrica, il pavimento era in terra battuta, il locale era angusto e quando pioveva entrava l'acqua e l'umidità intaccava le pareti interne dell'abitato. 

Da fanciullo scendevo quei gradini di sera in quell'antro buio per prendere alcune cose e per far luce tenevo in mano la candela, il suo chiarore spettrale si propagava sulle pareti, avevo fifa e timore, facendomi coraggio superai la paura, attualmente la cantina è stata ristrutturata ed è "sede degli Alpini di Quattordio". 

Con l'amico Gianni Tedeschi, molte cose sono state fatte per allietare e arricchire le festività  del paese e con i suoi consigli e informazioni da "memoria storica ", ho scritto il libro intitolato "schegge d'infanzia quattordiese" per ricordare il nostro passato e altri testi concepiti da G.T, tracciando sempre la nostra vita e le nostre radici.

 Raccogliendo decine e decine di fotografie in bianco e nero prestate gentilmente dalle varie famiglie quattordiese e sviluppandone, abbiamo allestito la "Mostra Fotografica".

La gente era contenta e soddisfatta, tante persone l'hanno visitata, rivedendo con attenzione i soggetti e le origini del nostro e del loro passato, alcuni si sono riconosciuti quand'erano bambini e tanti altri familiari e parenti, inoltre documenti e attestati genealogici di famiglie importanti e note di tanti anni fa.


Curatore della "Mostra  Fotografica" G.Tedeschi--Palazzo Sanfront-Quattordio


N.B: com'eravamo a palazzo Sanfront nel 1954' e come siamo nel 2014'-fratelli Colli  Tibaldi

La storia della nostra famiglia è una delle più antiche e nobili della città di Vigevano. 

Nasce nel 1400, dall'incontro tra i figli di due prestigiose casate: il Confaloniere di Giustizia (giudice e capo militare) "Cosimo dei Colli" incontrò la giovane dama "Bianca dei Tibaldi", se ne innamorò perdutamente e la prese in sposa dopo aver ricevuto il permesso del Duca Francesco I Sforza.

 La tenera storia del loro amore e così famosa a Vigevano che ogni anno, durante il "Palio delle Contrade", viene riproposta la rievocazione storica  del loro incontro con balli medioevali e canti, dal 12-15 Ottobre nel Castello Sforzesco Visconteo. 

I Colli Tibaldi possedettero vari feudi e nel 1614 ricevettero dal Re, il diritto definitivo di portare i cognomi uniti. 

Uno dei membri della famiglia più famosi è il "Cavaliere Giovanni Colli Tibaldi", che nel 1881' in Argentina avviò la raccolta dei fondi per la costruzione "dell'Ospedale Italiano Garibaldi" a Rosario di Santa Fè, sostenuto dal "Consolato d'Italia" che permette di inaugurare l'edificio il 10 Gennaio 1892'.

 Nel 1905' viene formata "l'Associazione di Mutuo Soccorso dell'Ospedale Italiano" che assume la gestione fino ai giorni nostri.

Giovanni Colli Tibaldi--

Ospedale Italiano fondato nel 1892'-Rosario di Santa Fè

Stemma  di  Famiglia  Colli  Tibaldi

La vecchiaia non mi spaventa, sono libero da impegni, più consapevole, più affabile come carattere, non esistono intoppi se (non burocratici), i salti mortali li  lascio agli altri, vivo a piccoli passi.

 La vita si prende con filosofia, caparbietà e tenacia, non si vorrebbe mai morire, essere eterni, ma il ciclo della nostra esistenza ha un limite e una fine, è un mistero, si nasce e si muore per quale motivo nessuno lo sa, siamo formule chimiche combinate negli spazi siderali dell'universo milioni e milioni di anni fa, che un bel giorno
sono diventati molecole di vita, popolando il nostro pianeta, la nostra amata terra e come dice una nota canzone, "siamo figli delle stelle".

Willy  a  70anni!!

Con parole semplici, ho raccontato quel poco dei "miei primi 70anni", per ora è un traguardo ancora ragionevole, il nostro trascorso vive nella nostra memoria altalenante tra lacune e ricordi, il passato è un grande patrimonio per noi dilettanti anziani specialmente per i futuri giovani.

 La nostra vita si rivaluta, le nostre esperienze, i nostri pareri e consigli vengono rivolte alle nuove generazioni se ci vogliono ascoltare, ma non sempre è così; in linea generale mi rivolgo ai figli, ai nipoti e pronipoti di tutte le famiglie che tutto ciò che ho esternato è accumulato e rinchiuso in noi come fossimo "biblioteca di vita", ai posteri dunque l'ardua sentenza e con saluti e baci e un pò di humour, chiudo per sempre la mia storia!!

             
                        Con   stima,   affetto   e   simpatia,...
                        Colli   Tibaldi   Antonio,   (Willy)!!!
                         
Agosto  2018'--Nizza Monferrato