C’ERA UNA
VOLTA LA “CAVIS"
WILLY
PREMESSA
La sintesi di questo racconto, non è opera di uno storico, ma è
attraverso i miei ricordi di dipendente, che, mi son sentito di descrivere, in
un momento di nostalgia, di romanticismo e un po’ di humour, “ l’avventura
Cavis”, tracciando il percorso svolto da me, con i miei colleghi di lavoro del “bel tempo che fu”, rivolgendomi
alla gente semplice, esprimendo cose semplici e mi scuso anticipatamente, se
per questione di tempo e di spazio, ho trascurato alcuni dettagli.
CAPITOLO I°--FONDAZIONE CAVIS
Così inizia la favola: c’era una volta un Re, direte voi cari lettori, invece vi racconterò una storia vera, la storia di una “ditta virtuosa” chiamata ”Cavis”, perchè rimanga nella vostra memoria, un ricordo, il ricordo del vostro operato.
Agli albori dell’anno 1952,
circa cinquantasette anni or sono, nell’agreste distesa di campi silenziosi, velati
di nebbia nell’inverno e splendenti di messi al sole d’estate, ettari di terreno
digradanti dal piano verso il “Tanaro morto”, luogo ideale per programmazioni
ardite, diedero impulso, in un contesto socio-economico, ancora precario e
difficoltoso per via dei postumi post-bellici, al nucleo vitale di una stella,
destinata a brillare nel tempo, come se il fato, avesse tracciato la rotta del
suo futuro cammino, il “cammino della Cavis”.
L’inizio delle lavorazioni ebbero
luogo alla “Inves” di Quattordio e fu molto difficile e faticoso, a causa delle
scarse capacità tecniche, necessarie per imparare e poi metterle in pratica per
la produzione.
Il tipo di lavoro da svolgere, era di estrudere un conduttore di
rame isolato con cloruro di polivinile, (resina in pvc), per utilizzarlo nel
settore automobilistico, che si presentava come uno dei maggiori e più
qualificati prodotti Cavis, il ben noto “Cavisaut”.
Questa struttura, fu guidata
sulla tolda della nave da tre “grandi condottieri” e furono: l’ing. Giuseppe
Fracchia, uomo dal carattere forte e
pieno di iniziative è l’ideatore e realizzatore geniale e tenace della Cavis,
l’ing. Cesare Pettazzi, suo instancabile collaboratore e il dott. Giuseppe Codrino,
detto (Pino), “erede di una mitica azienda”, la cui gestione gli fu affidata e
la manterrà fino alla cessione.
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GIUSEPPE CODRINO |
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GIUSEPPE FRACCHIA |
CESARE PETTAZZI |
CAPITOLO 2°--TIPO DI PRODUZIONE
Nel frattempo a Felizzano, che
sarà il territorio in cui sorgerà definitivamente lo stabilimento, nascevano i
primi capannoni per la lavorazione del “cavo isolato”.
Il ciclo produttivo, non
si svolgeva nelle otto ore, ma l’orario era illimitato, la produzione era
molto manuale, si direbbe eseguito da “artigiani profani”, gradualmente inizia la
nascita, lo sviluppo industriale ed economico della Cavis ed è come se, fosse
stata allestita in un cantiere di fortuna una nave e pezzo per pezzo, il
mosaico di questo colosso delineò la sua forma.
I primi dipendenti, iniziarono
giovanissimi, con sacrificio e belle speranze, “l’avventura Cavis”, per costruire un futuro per sè, per le
loro famiglie e per un benessere comune.
Oltre a loro, tanti altri, man mano venivano assunti e integrati nell’azienda e
la maggior parte delle persone, erano di origine contadina, abitanti nei paesi
limitrofi della provincia Alessandrina, tra i quali cito: Felizzano, Masio, Quattordio,
Fubine, Altavilla, Solero, Quargnento, Oviglio, ed alcuni paesi dell’Astigiano,
come: Rocchetta e Cerro Tanaro, Castello D’Annone, Refrancore e tanti altri
ancora, che per arrivare in fabbrica, utilizzavano come mezzo di trasporto,
“l’antica e cara bicicletta” di facile
ed economica comodità, motorini, vespe, lambrette, alcuni addirittura a piedi,
mentre per chi poteva spendere qualche soldo in più, era proprietario della prima “cinquecento”, automobile
Fiat, immessa sul mercato negli anni cinquanta.
La mensa non esisteva, ed
allora ì dipendenti, specialmente quelli dei tre turni, si portavano da casa il
“gavettino o il pìgnàtìn” consumando il pasto frugale, durante la pausa, il
motto era: (andùma a fè là mèsura!).
Nello “staff-dirigenziale”, il genero
dell’ing. Fracchia, il dott. Codrino, laureato in chimica, inizia la sua
fortunosa carriera , affiancato dal suo condirettore, l’ing. Paolo Bono alla “Direzione
Generale” dell’azienda, il quale, in un secondo tempo, fu sostituito dall’ing.
Giuseppe Zaccagnini.
Figlio di agricoltori
benestanti e fiero di esserlo, il dott. Giuseppe Codrino, nato a Felizzano, è di
origine Masiese, fu combattente nelle
formazioni partigiane di “Beppe Fenoglio”, operanti nelle “Langhe e nel
Monferrato”.
Da tenace guerriero, svolge il
suo iter manageriale con dedizione e maestria, e conscio di possedere quello
spirito d’iniziativa imprenditoriale, partecipa attivamente allo sviluppo
industriale, ripetendo in certe occasioni, che: “quello che si semina, si
raccoglie”, non dimenticando che il contadino è l’imprenditore che deve sapere
e deve tenere conto di più cose tutte insieme, nella conduzione dell’azienda,
di qualunque dimensione essa sia.
Le sue segretarie furono, Maura
Lucchini e Maria Pia Lecchi, persone molto efficienti e di fiducia.
La
“Direzione del Personale” era gestita dal Comm.re Abramo Denicola, coadiuvato da Rina Graziano; per
la “Direzione Commerciale, il Comm.re Renzo Mirabelli, "l'Ufficio Produzione" il resp. era Sergio Amerio, a capo dei servizi Amministrativi, Acquisti e Personale sia della ditta Inves e Cavis fu il leggendario avvocato Aldo Cacciabue di Felizzano.
Col trascorrere del tempo la piccola ditta cresce, aumenta
il lavoro, di conseguenza si costruiscono altri edifici, aumenta il personale e
tramite la guida di persone valide e con la stretta ed affiatata collaborazione
dei primi manipoli di operai, si moltiplica la produzione e si aggiornano le
tecniche con nuovi macchinari e attrezzature.
Negli anni sessanta, il “boom
economico” è alle stelle, sono anni proficui per le industrie, specialmente per
la Cavis, che oltre alla produzione del “Cavisaut”, per impianti elettrici su autoveicoli e su
macchinari in genere, si aggiunsero anche i devio guida e gli interruttori, oltre
ad apparati lavacristalli e per ventilazione, cavi per bassa tensione, apparecchi
elettrici vari.
Dopo un lasso di tempo, subentrano altre lavorazioni e nuovi prodotti, tra i quali, i tubi isolati e
profilati plastici vari per carrozzeria e più si va avanti negli anni, siamo
già verso il 1980 si modernizzano con nuove ricerche gli apparati elettrici per
le vetture e la Cavis si adegua, producendo centraline, circuiti stampati
flessibili e via dicendo.
In sintesi, il processo produttivo dei cavi
elettrici, che è stata la base di lancio di tutte le lavorazioni per
l’assemblaggio elettrico delle automobili Fiat, si snodava dalla sgrossatura (vergella
in rame), alla trafilatura, tramite macchine trafilatrici e ricottura, passando
poi alla trefolatura , ne usciva, un conduttore , che era formato da un
intreccio di fili sottilissimi sempre in rame detta (corda) e come ultima
lavorazione, la ricopertura dei conduttori nel reparto estrusori, con resine termoplastiche
di vari colori.
CAPITOLO 3°--GLI UOMINI GUIDA
Intanto, anche tra gli operai, figurano i primi responsabili, capi reparti, capi turni e ricordiamo alcuni arditi moschettieri della neonata armata: GiovanBattista Donna, resp.le del “reparto presse e trance”, dove venivano stampati tappeti per auto, passaruote, parte frigoriferi, inoltre, si producevano i morsetti per cavi batteria, vicecapo era Pierino Penno, mentre il resp.le per la “pulitura morsetti”, fu Luigi Ramponelli; Secondo Gallinotti, detto (Dino) capo “trafilerie” (reparto rame), resp.le
del “reparto estrusori e matassatura” fu
Giuseppe Deevasis e
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Rep. ESTRUSORI--1970' |
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Rep. CAVI ISOLATI in (P V C)--1970' |
Il “reparto calandra e
mescolatori” il resp.le fu Giuseppe Iamoni, il suo vice era Pasquale Cavanna, mentre il “reparto
impastatrici” era gestito da Gianni Codrino.
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GIUSEPPE IAMON |
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G. CODRINO |
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P. CAVANNA |
Il “reparto devio guida e interruttori”,
era diviso da una vetrata: per il reparto uomini, il resp.le fu Giuseppe Amerio
e vicecapo Mario Sannazzaro e per il reparto femminile, il resp.le era Domenico
Milano e il vice, Walter Garino.
Questo complesso di reparti erano assistiti e
tenuti in efficienza per continuare senza tanti intoppi la produzione, da enti
e uffici satelliti, tra i quali ricordiamo: il “magazzino materie prime”,
gestito da Orazio Dei Santi, il “laboratorio”,
condotto dal geom. Giuseppe Ferraris, Italo Zallio e Lanza per il
collaudo, nel 1960, Matteo Chiesa, perito chimico, è resp.le del“ Laboratorio della società” con i collaboratori Piero Pagano, Italo Zallio e Giuseppe Ferraris.

LABORATORIO CHIMICO--ANNI 50/60
A fine anni settanta,
il sig. Chiesa, si mette in proprio e fonda la “Selepier”, la cui attività è
legata a “processi di matrice serigrafica”.
Il resp.le degli “impianti”, fu l’ing. Ruggero Gavioli
detto (Henry Fonda) per la sua somiglianza al grande attore americano, i suoi
collaboratori erano il geom. Francesco Mai e Giovanni Valenzano, quest’ultimo,
in un secondo tempo fu impiegato al Collaudo.
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POGGIO-Giuseppe |
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FRANCESCO MAI |
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RUGGERO GAVIOLI |
CAPITOLO 4°--Il PERSONALE
CAPITOLO 5°--TIPO DI MANUTENZIONE
Per la manutenzione ,“l’officina
meccanica” composta da torni, frese, alesatrici e altre macchine utensili, era
guidata da Emilio Monti, “l’officina per la manutenzione
generale”, resp.le fu Vincenzo Curino, detto (cèntu), in seguito lo sostituì
Giuseppe Poggio detto (beppe il moro per via della sua carnagione scura), mentre per la “specialità elettrica” operava
Giuseppe Zappa, molto vivace, veloce e arguto, infaticabile, sempre presente
nel momento del bisogno per far funzionare gli impianti.
Il “magazzino prodotti
finiti”, il resp.le era Stefano Sali
detto (stéu ‘l barbé), il suo vice fu Giuseppe Polastri, al famoso “centralino”, allora
le telefonate venivano smistate nei vari uffici da un unica persona, ed era Beatrice Colli Tibaldi di Quattordio, chiamata (Bea) dai colleghi e dalle amiche.
BEA-Centralino CAVIS-anni 60/70'
CAPITOLO 5°--TIPO DI MANUTENZIONE
Una figura caratteristica
d’altri tempi, fu Stefano Pilotti, soprannominato (stévu bùsìn) di Felizzano, era
l’uomo tuttofare della Cavis, addetto alla raccolta dei rifiuti e lavoretti
d’ogni genere.
Aiutava a caricare e scaricare la merce dai camion, in partenza
o in arrivo nella ditta, dando una mano agli autisti e carrellisti, ma il suo
compito principale era di raccogliere tutte le mattine presso il reparto
impastatrici, i sacchi di carta che gli addetti ai lavori, una volta svuotati
(il cui contenuto era formato da polveri resinate), li gettavano fuori dal
reparto.
Il simpatico (stévu- bùsin), arrivava trainando a mano il suo carretto
di legno tramite una cinghia legata a tracolla, riempendolo fino all’inverosimile.
Vestito
di una tuta blu, pulita all’inizio, ripassava davanti agli uffici degli
impiegati del piano terra, colorato di bianco dalla testa ai piedi per via dei
residui polverosi depositati nei sacchi, richiamando l’attenzione di
quest’ultimi, i quali, regalavano all’indirizzo di (stèvu) sorrisi ironici, accompagnate
da battute scherzose.
In un secondo momento, il bravo (bùsìn) , legava i sacchi
di carta a fasci, pronti per essere ritirati da altri e per questo specifico
lavoro si meritava anche un premio.
In un secondo tempo, Stefano Pilotti, per
limiti di età, passò il testimone all’estroso collega, Giuseppe Gatti di Oviglio,
detto il (gàtòn), anche se era un uomo minuto di corporatura, perciò, la
raccolta dei rifiuti solidi tramite il mezzo manuale di (stèvu bùsìn), si
tramutò in motorizzato, tramite uno sgangherato motocarro, che il collaudato (gàtòn),
guidava tutti i giorni, scorazzando tra un piazzale all’altro e da un capannone
all’altro, dov’era richiesto, per caricare e scaricare, i materiali di scarto,
come: i rocchetti di plastica, bobine in ferro, sacchi e sacchetti di carta e
di iuta e altri rifiuti, e lui un po’ divertito e un po’ annoiato, girava
imperterrito per lo stabilimento, facendo un baccano assordante col suo
roboante motocarro, sempre in funzione sia d’inverno che d’estate!
Parlando di rifiuti specifici e
non, in fondo alla fabbrica, c’era una ripa scoscesa, cioè, una specie di avvallamento o
grande fossato che in dialetto si pronuncia (sgàròt) e da lì, i carrellisti,
gli autisti, gli addetti alla pulizia, buttavano i rifiuti solidi, legno,
carta, resine e altro.
Allora nei primi anni ‘50/60, non c’era ancora la
raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti, mentre oggi, per legge è
obbligatoria e chi non la rispetta, va incontro a sanzioni pecuniarie e penali.
Debbo ricordare, che nei primi anni della nascente Cavis, alcune persone assunte,
erano raccomandate dal (buon samaritano) “Monsignore Quinto Gho” di Felizzano e tramite “l’ente di
Collocamento” di Celestino Piantato, situato nel Comune del paese, gli
interessati, venivano indirizzati all’ufficio del personale Cavis.
QUINTO GHO
CAPITOLO 6°--TIPO DI RECLUTAMENTO E PRODUZIONE DIVERSIFICATA
Nei primi anni di vita dell’azienda, il servizio di vigilanza all’entrata della fabbrica e dintorni, non era eseguita da turni di guardia tramite vigilanti patentati, ma era controllato da custodi, ed erano, i coniugi: “Rosa Gallinotti, detta (Ginetta) e GiovanBattista Donna”, mentre una prima guardia notturna in attività, era un certo Stradella di Refrancore, in un secondo tempo, la prima coppia di sorveglianti, fu sostituita dalla famiglia (Rosalba Ballarin).
Nei primi anni di vita dell’azienda, il servizio di vigilanza all’entrata della fabbrica e dintorni, non era eseguita da turni di guardia tramite vigilanti patentati, ma era controllato da custodi, ed erano, i coniugi: “Rosa Gallinotti, detta (Ginetta) e GiovanBattista Donna”, mentre una prima guardia notturna in attività, era un certo Stradella di Refrancore, in un secondo tempo, la prima coppia di sorveglianti, fu sostituita dalla famiglia (Rosalba Ballarin).
Nel 1970, nella ditta si instaurò
la prima “Commissione interna” per i lavoratori, (Statuto dei lavoratori),
ossia, la tutela dei diritti dei suddetti, tramite la legge n°300 emanata a Maggio.
Il periodo iniziale degli anni 50/60 ed i primi anni settanta, i dipendenti
Cavis, guidati dai vari responsabili sopracitati, furono veramente i “pionieri”
che svolsero il loro lavoro con spirito di sacrificio, volontà ed abnegazione.
Furono
uomini tenaci, dotati di uno spirito vincente e nonostante le difficoltà di
quegli anni, riuscirono a sfidare il tempo, portando la Cavis, ad un alto grado
di competitività.
Io arrivai in azienda nei primi anni settanta, vidi e vissi
la seconda storia Cavis per circa trent’anni, perciò la fase iniziale
descritta, mi sono basato sull’aiuto di un valido testimone oculare e di buona
memoria, ed è: Pietro Riella di Felizzano, ma, da anni residente a San Marzano
Oliveto, provincia di Asti, da quando si è coniugato.
Col passare del tempo, la
fabbrica tra il 1960/80, s’ingrandì, sia come struttura e personale, si
moltiplicarono e si rinnovarono i reparti di produzione, nuovi uffici e nuovi
enti vennero alla ribalta, di
conseguenza aumentò di molto il lavoro, specialmente quando la Fiat ci
commissionò la produzione di cablaggi e centraline per le loro vetture ed
inoltre la Cavis, lo distribuì, anche alle piccole ditte nascenti nei vari
paesi limitrofi che già lavoravano saltuariamente per noi, creando nuovo lavoro,
più mano d’opera, generando benessere e ricchezza nelle rispettive famiglie, e
credo che lavorassero all’incirca un migliaio di persone per la nostra grande
azienda.
Ritornando al nostro rinnovamento interno, gli operai, gli impiegati,
i responsabili dei rispettivi reparti, aumentarono di numero, alcuni vennero
sostituiti per limiti di età e vennero alla luce nuovi dirigenti e funzionari con
il compito di organizzare e distribuire razionalmente l’incremento produttivo,
tra i quali ricordiamo: Renzo Mirabelli (capo officina), Gianfranco Scagliola
(direttore di produzione), dott. Carlo Castelli per il (laboratorio chimico), Italo
Zallio per il (centro esperienze), per la (ricerca e sviluppo) Piero Pagano e Giacomo Cacciabue detto (il
principe) per i suoi modi garbati, eleganti e molto bravo nel suo lavoro, Gianfranco Roggero detto il (P.I), sinonimo di (perito industriale).
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G. CACCIABUE |
CAPITOLO 7°-- IMPIEGATI E RESPONSABILI IN PRIMA LINEA
Rep. Cablaggi--anni 80/90'
CAPITOLO 8--PERSONALE DEL LABORATORIO CHIMICO
Al laboratorio chimico, vorrei ricordare con simpatia e stima Paola Sannazzaro di Refrancore.
Angelo Codrino e Vilma Amerio per
(l’ufficio commerciale), Sandro Venezia per (l’ufficio del personale) e il
Cavaliere Massano per la (direzione tecnica).
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ANGELO CODRINO |
Un plauso va a Francesco
Traversa e a tutti i suoi collaboratori (dell’ufficio paghe), che con assiduo
lavoro costante e certosino, hanno compilato centinaia e migliaia di buste paghe
per consegnare a fine mese lo stipendio a noi dipendenti, districandosi tra
leggi e leggine governative, sindacali e conteggi, cosa non facile per chi non
è del ramo.
Ricordo con piacere alcuni responsabili che hanno guidato e vissuto
a contatto con moltitudine di persone, il “reparto devio guida-interruttori” era
controllato da bravi e nuovi responsabili:
oltre al già citato in precedenza Walter Garino, uomo educato, sensibile, un
po’ timoroso, incerto e un po’ sognatore, (scomparso nel 2004 a 70anni), Giovanni
Cassinelli, allegro, simpatico, dalla parlantina veloce e dalla battuta al
fulmicotone, Luigi Garberi, sicuro di sé, svolgeva il suo iter di lavoro con
sicurezza e determinazione.
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Walter GARINO |
Vittorio Passini, freddo calcolatore di poche parole e dalla simpatia un po’ anglosassone, il quale, in
un secondo tempo, fu responsabile del Collaudo.
Il “reparto presse”, forniva i
pezzi stampati per alimentare a sua volta il reparto devio-interruttori e si
producevano le leve per i devio, i giunti per le connessioni, i tasti, i corpi
d’ingombro per gli interruttori, gli ideogrammi, i cappucci per i cavi
accensione, i morsetti costampati su
cavi batteria di vari diametri, da
utilizzare su autoveicoli, camion, pullman, macchine movimento terra di grosse
dimensioni e il nuovo caporeparto, era Pasquale Cavanna di Oviglio,
(scomparso nel 1994 a 63anni), uomo
simpatico, alcune volte un po’ brusco nei modi , amato e non, dai suoi
subalterni.
Il “reparto rame”, ultimamente,
era un grande reparto composto da numerose macchine di produzione, già
descritto nelle prime righe, ì responsabili, oltre a Dino Gallinotti , lo affiancavano, Giovanni
Cacciabue e Giovanni Gagliostro. Il primo era alto, magro come un chiodo, fisico asciutto, abile nel suo lavoro,
simpatico, allegro, il secondo era grande e robusto, infatti era chiamato, il (giùvanùn)
e gran giocatore di bocce, responsabile determinato, accurato, garbato nei modi e con fermezza, ha guidato, anche il “reparto cablaggi” con il collega, Giuseppe Penna, il terzo, era lento nei gesti, bravo, simpatico e molto loquace, (purtroppo, sono già scomparsi da tempo).
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P .CAVANNA |
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GIOVANNI CACCIABUE-Anni80' |
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G. CAGLIOSTRO |

Il “reparto calandra” ormai
rinnovato, forniva lastre resinate, ricavate dalla tranciatura , avvenuta su
nastro o pellicola, formatosi dal materiale compresso e disteso passato tra due
potenti cilindri rotanti, il cui spessore equivaleva alla luce esistente tra i
due rulli.
Le lastre, accatastate su
varie pedane, una alla volta, venivano pressate su appositi stampi a caldo
tramite macchine sottovuoto spinto, trasformandole secondo le richieste, in
pianali, copri portiere, tappeti, per approvvigionare le parti interne di
autovetture e grandi mezzi.
Il responsabile autorevole diventò Gianni Codrino, coadiuvato in un secondo tempo
dall’ing. Angelo Castelli, detto simpaticamente (l’ingegnerone) per via della
sua corporatura robusta, il quale, in un secondo tempo fu responsabile del (laboratorio
chimico), presso il Centro esperienze e Collaudo, (scomparso nel 2007 a 67anni)
e da Bruno Piantato.
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Gianni. CODRINO |
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Angelo CASTELLI |
CAPITOLO 8--PERSONALE DEL LABORATORIO CHIMICO
Al laboratorio chimico, vorrei ricordare con simpatia e stima Paola Sannazzaro di Refrancore.
Apparve un dì alla luce dei miei occhi, un'esile figura, dal fisico longilineo, magrolina, alta, sottile, con incedere lento e passo felpato, vestita alla "casual", una semplice camicetta, un paio di jeans scoloriti, scarpette da ginnastica, golfino e mongomery di colore blu, capelli ondulati e lunghi sulle spalle ondeggiavano al suo movimento, mi ricordava la moda giovanile "hippy degli anni 60'".
Il suo viso acqua e sapone, faceva risaltare una bellezza non "Doc", non grintosa, ma una beltà remissiva, mentre il colore verde dei suoi occhi la rendevano un tipo di ragazza interessante!
Il suo "savoire faire", le dà quel tocco di classe in più, ha qualcosa della straniera, un "fascino anglosassone", è estroversa, geniale, disinvolta e imprevedibile, sembra fragile e insicura, invece è tosta e indomita, quando prende una decisione va fino in fondo anche contro le regole.
Mentre gli parli sembra distaccata e che non stia a sentire, ma invece è come se fosse dentro di te, perché è discreta, educata, semplice e alla buona, cortese con tutti, quando vuole è dolce, ma, quando è incazzata, nasconde la sua stizza dietro gli occhiali, diventando inespressiva.
Essendo lei un "perito chimico", sul lavoro è alle prese con "alchimie al fulmicotone", il laboratorio è per lei un banco di prova, è sempre indaffarata con tegami e pentolini, tra pastette e pasticcini resinati, armeggia con perizia fornelli e fornellini, tra liquidi colorati e vasi comunicanti, tra bilance e bilancini, mentre le sue manine gentili si colorano di rosso come il suo bel visino, il suo grembiulino è ormai una "tavolozza alla Van Gog".
Quando appare nei nostri uffici col suo camice bianco, lindo, pulito, con le mani in tasca e con gli occhiali da intellettuale, ha l'aspetto di un primario d'ospedale, mentre il suo "tirapiedi, il pelato Spriano" che gli è accanto, mi sembra "un'infermiere col pitale", quando appare con il suo resp.le Ing. Castelli detto l'ingegnerone" , li vedo come il "gigante e la bambina", oppure, come in alcuni personaggi di fumetti, "Gambadilegno e la birichina Olivia" e quando l'ingegnerone urla all'impazzata, Paola si è già eclissata!
La descrizione empirica dei
primi reparti nati nello stabilimento Cavis, sono stati l’ossatura e il
passaggio chiave per lanciare negli anni novanta, la nascita di altri capannoni
e di conseguenza reparti, investendo energie, fondi e speranze con la nuova
produzione di cablaggi su richiesta Fiat.
Con il nuovo imput di lavoro si formò
il reparto (C.S.F), (circuiti stampati
flessibili) e centraline, i responsabili furono: Noèl Leung, detto (il cinese), per via delle sue origini familiari asiatiche, Adriano Zaccone e Rosario Di Bartolo, mentre il responsabile della nuova linea (A.E.L), semilavorati per interruttori e devio guida, era gestita, da Walter Curino.
CAPITOLO 9°--PROFILO E SINTESI SU DOTT. CODRINO
Il benessere iniziava a farsi sentire, sia
fra i dipendenti, che nelle rispettive famiglie, nel tessuto sociale dei vari
paesi limitrofi, sviluppando di conseguenza un interesse socio-economico e
culturale, tutto ciò dovuto all’operosità e all’ingegno dei lavoratori, ma il
perno dell’ottimismo, dell’impegno e della voglia di fare è dovuto soprattutto
ad un uomo, ad una “figura mitica”, che rimarrà negli anni a venire, scolpito
nelle nostre menti e nella memoria dei nostri figli, ed è stato il dott.
Codrino, che ha saputo esprimere la forza e il coraggio del “pioniere”, a
continuare, e ingrandire ed accrescere
con tenacia e sacrificio “un’azienda”, che contava nel 1991, circa 1200
addetti, affermandola in campo nazionale ed europeo.
Uomo dal fisico snello,
alto, occhi scuri, sguardo deciso, dalla folta chioma argentea, elegante nel
vestire, estroso nei modi, determinato con i suoi diretti collaboratori nei momenti
più difficili, intelligente, dotato di una memoria eccezionale e fotografica,
si ricordava di tutto e di tutti.
Il suo passo era spedito e fin
dal mattino presto, visitava i reparti di produzione seguito dai suoi
“fedelissimi dirigenti”, gesticolava poco, parlava con disinvoltura e arguzia
tecnica, non ammetteva defezioni dai suoi funzionari, specialmente quando erano
a “rapporto di lavoro”, perché, in fin dei conti “la ragione è sempre del
padrone”.
Oltre ad essere un buon leader nella conduzione dell’azienda, è stato
un buon promotore d’iniziative, assistito dalla moglie, Teresa Pucci Fracchia, suo braccio
destro nella vita e brava consigliera, dando vita alle famose “Crociere Cavis”,
che furono accolte con sorpresa e felicità dai lavoratori, mentre la sig.ra Pucci
si prodigava con entusiasmo a raccogliere fondi, destinati ad iniziative di
solidarietà e promuovendo specialmente, “la ricerca sul cancro”, purtroppo,
anche lei è (scomparsa nel 1991 a 60anni).
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Teresa Pucci Fracchia |
CAPITOLO 10°--CROCIERE CAVIS
Di “Crociere Cavis”...che nostalgia...che bei
ricordi, in tutto se ne organizzarono all’incirca quattordici e tutte con
itinerari diversi e navigando nelle acque del Mare Mediterraneo, con diverse navi da crociera dai nomi altisonanti, abbiamo
toccato e visitato molti paesi dell’Africa del Nord e del Medioriente, alcuni
paesi dell’Est e della penisola Iberica, nonché varie città d’Italia, compresi
alcuni capoluoghi della Sicilia e della Sardegna, trascorrendo insieme, momenti
di gioia, di serenità e felicità e tante immagini ricordo, scattate con le nostre "attrezzature fotografiche" ed eccone alcune:
NAVE DA CROCIERA--ATLANTE--ANNI 70/80'
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NAVE DA CROCIERA " ROMANZA"--ANNI 70/80 |
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NAVE DA CROCIERA "EUGENIO COSTA"--ANNI 70/80 |
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NAVE DA CROCIERA "EUGENIO COSTA"--ANNI 70/80 |
Dott. CODRINO-CURINO--Crociera CAVIS--Anni 70/80'
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Colleghi di Lavoro Crociera Cavis-anni 70/80 |
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CODRINO con gli i amici-Crociera Cavis |
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Festa serale--Crociera Cavis |
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Festa mascherata serale--Crociera Cavis |
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Relax in piscina-- Crociera Cavis |
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colleghe di lavoro sul ponte |
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ballo in discoteca sulla nave |
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ballo in discoteca-Crociera Cavis |
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Pucci Codrino --Crociera Cavis |
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Gioco di gruppo-- Crociera Cavis |
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Foto di Gruppo --Crociera Cavis |
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Foto di Gruppo-- Crociera Cavis |
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Foto di Gruppo--Crociera Cavis |
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Pranzo con colleghi -Crociera Cavis |
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BARCELLONA foto di gruppo-Crociera Cavis |
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BALLO in discoteca- Crociera |
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Ballo Greco-Crociera Cavis |
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Foto di Gruppo--Crociera Cavis |
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Foto di Gruppo--Crociera Cavis |
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In Discoteca--Crociera Cavis |
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In Discoteca--Crociera Cavis |
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Sala ospiti -Crociera Cavis |
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Relax sul ponte--Crociera Cavis |
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Foto di gruppo a tavola--Crociera Cavis |
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Foto di gruppo a Barcellona--Crociera |
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Sala Pranzo--Crociera Cavis |
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Relax sul Ponte--Crociera Cavis |
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Sala da Pranzo--Crociera Cavis |
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Gruppo Cavis--Crociera Cavis |
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Ballo Serale--Crociera Cavis |
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Ballo Serale--Crociera Cavis |
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Gioco di Gruppo--Crociera Cavis |
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In Discoteca--Crociera Cavis |
CAPITOLO 12°--CENTRO ESPERIENZE--COLLAUDO
CABLAGGI-
DESCRIZIONE DEI PROFILI SU COLLEGHI DI LAVORO
Io, sono stato dipendente Cavis
per circa trent’anni e quindi per me, la ditta è come se fosse stata una seconda
casa, una seconda famiglia e trascorrendo lontano dal nucleo familiare le ore
di lavoro, vivendo e respirando in questo ambiente, si vengono a conoscere
molte persone, diverse come carattere e personalità, mantenendo quel rapporto
umano, che serve a tenere viva la nostra capacità d’intelletto, scoprendo man
mano, pregi e difetti dei colleghi e amici che ci circondano.
Il periodo migliore,
l’ho trascorso al “Centro esperienze e collaudo”, nel “settore cablaggi” che
sarebbe (la parte elettrica da collegare nelle varie parti di una vettura), oltre
ad essere il banco di prova di tutte le lavorazioni a livello (prototipi e
pre-serie) e ricordo con simpatia,
alcuni di loro che sono già in pensione, come me e tanti altri e alcuni ormai
scomparsi.
Tra i pensionati cito: Giampaolo
Cifalà di Bosco Marengo detto iil “faccendiere”, venditore di merci più
disparate, (dall’ago al carro armato), simpatico, allegro, minuzioso nel suo
lavoro come un certosino; il simpaticissimo Ugo Barberis di Felizzano, fu un
vero maestro col suo coltello da lavoro a “lama ricurva” nel rifilare manualmente
i laminati e gli stampati resinati con perfetta precisione, sempre col sorriso
sulle labbra, rallegrava la compagnia; Franco Sali di Felizzano, uomo “dai modi
e dal fare calmo”, tranquillo, esponeva i suoi concetti in modo razionale e
forbito, valido lavoratore; il caro Giovanni Montarolo di Felizzano, “ragazzo
del 26”, è stato l’uomo dalle mille virtù creative e l’attrezzista geniale del
Centro esperienze.
Ti ho conosciuto all'inizio dei primi mesi Cavis di alcuni anni fa, quando per motivi di lavoro, facevo capolino nel tuo "regno bugigattolo", la falegnameria della suddetta ditta.
Allora eri il "re e padrone incontrastato", a volte, venivo a chiederti su richiesta scritta del "capitano Nemo Zallio Italo" un pò di tavole di legno o compensato per uso cablaggi.
Eri "il falegname Geppetto" infarinato di trucioli ed impolverato di cellulosa dalla testa ai piedi, immerso nell'odore beato della natura di pioppi, di olmi e di rovere e chissà quanti altri legni pregiati che tu ne facevi uso per costruire "giocattoli per adulti".
Sei stato il "re della sega a mano e a disco" e segando e tagliando con mano ferma e occhio sicuro, tavole di compensato, gambe di legno per seggiole e armadi, eri indaffarato a costruire con la tua esperienza remota, manopole per tendine, porte per camere da letto, serrature e chiavistelli, serramenti a non finire, piantando chiodi a iosa, vibrando nell'aria "l'antico martello" che stanco nel ribattere rivetti e punzoni, s'accasciava con protesta di tanto in tanto sul tuo pollicione o sul tuo mignolone delle tue manone con esuberanza rivalsa nei tuoi confronti.
Sei stato il "Geppetto trepidante" degli anni bui della falegnameria Cavis, ma, dopo un lasso di tempo, hai sentito una vocina profonda scaturita non da un pezzo di legno alla "pinocchio", ma, nel tuo intimo, dicendoti: "svegliati polendina mia, vien giù da basso" che il C.esp. ti aspetta, fagli vedere al "capitano di lungo corso Z.Italo" la tua bravura,...quel che vali!
Infatti, "dall'era dell'oscurantismo del tuo "bugigattolo", sei passato "nell'era dell'illuminismo" delle lampade al neon e al sentimentalismo femminile del C.esp e valido della tua esperienza professionale trascorsa alla "don Chisciotte", fra mulini a vento e ad acqua della "Toscana e del Monferrato", sei approdato alla Cavis e con la tua specifica professione, abbiamo apprezzato il vero manutentore, il vero attrezzista ed insuperabile maestro.
Sei stato per noi il "re Mida", le tue abili mani (d'oro), fabbricavano in poco tempo e con poche armi a disposizione, tutto quello che i responsabili ti chiedevano e tu con umiltà d'ingegno e baldanza di carattere, hai costruito cose impensabili e molto utili al reparto, senza mai farti male fisicamente, dimostrando il tuo valore creativo, d'ingegno e fantasia lungimirante!
Sei stato l'uomo tuttofare: dal calzolaio all'ombrellaio, dal ciclista al verniciatore spray, dal fresatore a "mulitta folle", ti sei sempre impegnato a soddisfare richieste di tutti i tipi dai vari colleghi di lavoro.
Dal lato pratico, caro M. Giovanni ci mancherai moltissimo,...al massimo, verremo a bussare alla tua porta per chiederti extra lavoretti casalinghi per accomodare suppellettili d'antiquariato, mobili, comodini, tavolini e altro ancora e sperando nella tua bontà cristiana, tu ci esaudirai, oppure ci manderai al diavolo!
Eri la "berta dell'ente C.esp.", il tuo armadio blindato ne è testimone, il quale traboccava di ferri e di pezzi metallici di ogni tipo, trafugati con eccellente maestria alla "Silvan", (vedi il mago in tv!) da macchine utensili in disuso e antiquate, riempiendo a ufa il tuo armadio a "prova di bomba", chi più ne ha, più ne metta, si poteva trovare di tutto: dall'ago al carro armato, dal pistone al bullone, dal tondino di ferro al filo da cucire, insomma, tante cose che uno di noi, non riusciva più a raccappezzarsi.
Caro M. Giovanni, tutti quei pezzi ti servivano poi per costruire direttamente ed indirettamente congegni per la nostra ditta e tu nella tua mente "forgiata ad ingranaggi dentati", sapevi già quali pezzi ti servivano per costruire ninnoli e sopramobili su richiesta di colleghi uomini e donne, però, quando alcune donnine ti chiedevano con sguardo languido, rattoppi e rammendi per borsette e calzini, per cinture e ombrellini, per scope e oggetti vari, ti facevi in "mille pezzi" per accontentarle in tutti i sensi!
Piacente di fisico, beltà schiva, nei tempi d'oro eri un "latin lover", un "gallo cedrone" e tutte le donne che hai conosciuto per motivi casalinghi, ti hanno elogiato per la tua bravura manuale e tu lusingato dai loro complimenti, ti accaloravi, l'adrenalina saliva alle stelle ed il quel fatidico momento, chissà perchèé ti scontravi con esuberanza leonina con "l'ammiraglio in seconda Z. Italo".
Alleluia Giovanni M., sei stato grande nel tuo lavoro e continuerai ad esserlo, hai bagnato il naso a tanta gente, uomini così ad alto livello artigianale, non bisognerebbe mai perderli, purtroppo gli anni passano e scandiscono il nostro tempo e il nostro traguardo,..."la pensione"!
E' una ruota che gira per tutti, belli e brutti, poveri e ricchi, fessi e indefessi, quello che è più importante caro Giovanni è credere in se stessi, ad ingegnarsi a costruire sempre qualcosa per sentirsi vivo, presente, come hai sempre fatto ed allora riuscirai a trovare quella tranquillità non materiale, ma una tranquillità interiore e soprattutto la salute, se è possibile duratura.
Allora bando alle armi,...W. Giovanni Montarolo, W. l'attrezzista del C. esperienze Cavis, il sottoscritto e tutti i tuoi colleghi di lavoro, ti esprimono l'augurio di un buon proseguimento nella "vita post-pensionistica.(Felizzano-1989').
Il caro “bùciàdur” Armando Sandrone di Quattordio, assiduo
giocatore di bocce, era il sornione del nostro gruppo, che con la sua flemma esperta e con rigorosa arguta ironia è stato la “punta di diamante dell’aggraffatura-manuale, il "cesellatore" per esperienza diretta!
E' un semplice, un puro che dalla vita non si aspetta niente solo qualche spuntino gratis dalla mamma generosa di "Crocetta, fraz. di Castel D'Annone", due partite a bocce di sera, alla bocciofila di qualche paese limitrofo.
Capelli neri come l'ebano e il "baffo conquistatore", lo ringiovaniscono, potrebbe ancora conquistare cuori femminili, ma, da buon "chierichetto di periferia", preferisce la semplicità del desco familiare, è tutto casa e chiesa e timoniere della sua dolce metà!
“Il sufrin” Giovanni Faldella di
Felizzano,“ “il collaudatore per eccellenza” che col suo
fare lento e misurato e dal carattere flemmatico, gli scivolavano fra le dita e
sotto i suoi occhi, con abilità e precisione, decine di cablaggi, la sua tranquillità e la sua fermezza creava più invidia ad una tartaruga che ha un nobil soldà!
Ogni tanto esplodeva con battute ironiche studiate in anticipo, era un raccoglitore di informazioni, anzi una centrale di notizie e non si lascia pestare i piedi da nessuno.
Leo
Bartoletto di Castelnuovo Belbo, “ l’uomo di fatica del cablaggio”, è stato la
persona dalle molteplici prestazioni del reparto: dal taglio alla scalzatura
manuale, dalla costampatura all’approvvigionamento di bobine di cavo, sia a
piedi che in bicicletta, sotto a qualsiasi intemperie, non si è mai tirato indietro agli ordini ricevuti, non ha mai detto di no, lo si può definire il "lavoratore indefinito", mentre nel tempo libero
era “mezzo contadino e metà muratore”!
Attaccabrighe, impulsivo nei discorsi con frequenze altisonanti nel timbro di voce, s'intromette nei ragionamenti altrui senza essere interpellato.
Buon conoscitore di alcuni argomenti, sembra che sappia tutto ma alla fine del discorso intavolato, vacilla alle domande e risposte di fuoco del "rataplan" "Filomena la peste", di "Fiori il curnagion" e di "Sandrone il buciàdur".
Sei "il Paul Newman del cablaggio" gli assomigli solo da lontano: fisico asciutto, giovanile, quasi atletico ma con delle mani rivestite da pelle che sembra cartavetro come se fosse grattugiata, perciò quando s'infila i guanti senza dita da cablatore sembra che dica, guardate gente,...sono un discepolo di "Padre Pio di Pietrelcina".
Sei "l'agreste bergamin delle situazioni", sei il "Don Chisciotte" fiero antagonista del "curnagion Mario Fiori", perché il Mario ha qualcosa in più del Bartoletto,...vista e "autista ufficiale dell'Apecar" in dotazione al C. Esperienze!
“L’enigmatico” Gino Galanzino di Abazia di Masio; “il volpino” Giovanni
Mova di Mandrogne (AL);
Giancarla Brugnaro di (AL), assai carina, piacente, di bell'aspetto, giovanile, capelli biondi, dall'aria sbarazzina da eterna ragazzina, non dimostri la tua età, generosa e volenterosa sul lavoro, hai la risata facile, ti piace divertirti, di sentirti viva, di godere la vita, sei di compagnia.
Ti facevi in quattro quando ti chiedevano supplemento di lavoro, sei stata la tappabuchi di certe mansioni, sballottata a più riprese da un reparto all'altro, dal rep. devio al C. esp, in seguito al rep. interruttori e viceversa dal carattere gioviale e brioso, a periodi il tuo umore era alle stelle, altre volte in cantina, ma, quando eri in vena come una siringa, sprizzavi gioia e allegria da tutti i pori, soprattutto verso i tuoi colleghi, con qualche parvenza di tristezza e malinconia, sempre
elegante, ci aiutava nel completare le campionature!
Vorrei ricordare un validissimo
caro collega, Alessandro Mai di Castel D’Annone, “l’ultimo dei moicani”, il più
giovane della brigata, arrivato un dì negli anni ottanta in punta di piedi al nostro ente, ragazzo dal
viso acqua e sapone, molto educato, un intellettuale con gli occhiali,
dall’aria studentesca, ricordava il “Conte Cavour”, gli mancava solo la barba,
ci lasciò prestissimo per intraprendere strade nuove per un nuovo lavoro.
Tra gli scomparsi
prematuramente, che hanno lasciato un
grande vuoto intorno a noi, ricordo con tristezza e affetto alcuni amici del
Collaudo: il “cantante” Franco De Nicola di Felizzano, (scomparso
nel 1989 a 49anni) dallo spirito gagliardo ed esuberante, dall’umorismo pungente, riusciva a coinvolgere amici e colleghi, mentre la sua voce, riempiva l’aria di allegria.
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Franco. DENICOLA |
L’indimenticabile caro “ragazzone” Romeo
Goggiano della fraz. Serra, comune di Quattordio (scomparso nel 1982 a 42anni);
“l’enigmatico” Guido Ferraris di Accorneri, comune di Viarigi (scomparso nel 1984
a soli, 28anni), poeta improvvisato, dal carattere inquieto ed introverso,
segnato da un tragico destino, ci ha lasciato come traccia del suo dilemma
interiore, alcune poesie toccanti; il bravissimo Antonio Cornaglia di Abazia di
Masio (scomparso nel 1993 a 54anni), uomo molto ordinato, gentile, educato,
sempre il primo ad arrivare sul posto di lavoro e l’ultimo ad uscire.
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Antonio Cornaglia |
Per il
Centro esperienze, il mio pensiero, va, al bravo Nino Bobbio di Oviglio, il
“contadino-mediatore”, che lavorava ai “tubi corrugati”, (anche lui scomparso
qualche anno fa); il caro e simpatico Mario Chiarlo di Felizzano, gran
lavoratore, dalla battuta facile, uomo dal viso bonario e di buona forchetta,
(scomparso nel 1985 a 60anni) ed infine, il carissimo Paolo Lino Schiffo di
Felizzano, (scomparso nel 2003 a 71anni), uomo dalla parlantina facile,
sciolta, membro della “commissione interna”, valido interlocutore e mediatore
tra operai e padrone e in più, gran risparmiatore, ricordi tristi e lieti, questa è la vita e l’andamento
della vita, per ognuno di noi, non è mai lineare.
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MARIO CHIARLO |
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Lino Schiffo |
Attualmente tanti colleghi sono ancora lì, a svolgere il proprio
dovere, tra i quali ricordo con piacere: “l’imperturbabile” Sergio Davolio, non si sa mai cosa gli frulla per la testa, sembra che niente lo sfiori, succede quel che succede, caschi il mondo, caschi la terra, finché la barca va, lasciala andare!
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S. Davolio |
Poche volte esce con battute di petto con accenti di simpatia e allegria per cambiare poi bruscamente con fare cupo e taciturno.
Dall'animo sensibile, sottoposto a traversie personali e remote s'è sentito di far germogliare un "binomio familiare, Filomena-Sergio", compagni accumunati da in insolito destino nella buona e cattiva sorte!
“Il
tiramolla” Mario Fiori dal fisico assai magrolino, ma nel suo lavoro di "taglio e scalzatura" è molto preciso e diligente, ma, lascia al suo fiero antagonista "Leo il Bergamin" i lavori più pesanti e per questo rilassamento e per la sua fisionomia è sopranominato da Leo, "Mario il Curnagion", (vecchia cornacchia)!
La “simpatica e dolce” Piera
Torre, lavoratrice eccellente, cablatrice precisa e puntigliosa nell'assemblaggio, dal carattere genuino, dalla mentalità matura e sicura, sfoderavi nei contrasti vivaci fra colleghi artigli leonini, ribattendo con risposte sfrontate e caparbie!
Simpatica quando ridi a mò di "bambola -giocattolo", esegui senza accorgetene movimenti bischerini e mascherine alla "Pulcinella", gesticolando molto le mani e le braccia, fisicamente sei esile e molto femminile, piacente e leggiadra, sei la "Torre di Babele, sei come il vino sincero, sei semplice e carina!"
“Le piccole e simpatiche sorelle” Filomena e Lucia Di Stazio, napoletane
veraci; Filomena detta la "mitraglietta Scorpion" dell'aggraffatura multipla e della parlantina tripla, era la "torre Eiffel dell'informazione" e la "radio scarpa del C. esp", sapeva tutto di tutti, di ieri, di oggi, di domani e dopodomani.
Piccola e paffutella, dalla simpatia spumeggiante, sprizzava allegria da tutti i pori, energica e volenterosa, alcune volte eri asfissiante e rompiballe nei confronti di certi colleghi, chiamandoli ininterrottamente: Armà de cà, Armà de là, Corvo quì, Corvo lì, Fiori di sù, Fiori di giù!
Aggraffatrice generosa ed esuberante, quando sei alle pressette la tua musica del "rà-tà-tà a mitraglia la si ode lontano mille miglia.
Il suo viso è pieno e rotondo, la pelle olivastra, occhi grandi come "marron-glacé", molto vivaci e roteanti, forse tutto ciò e dovuto al fatto che ha forza di verificare i capicorda i tuoi occhioni ne sono rimasti impressionati; ridi con moto accelerato, continuo e frenetico, hai una paura folle e atavica per topi veri e finti, saltellando quà e là da una sedia all'altra, da un tavolo all'altro per evitarli, sembra che balli la "tarantella napoletana", cara "Filumè come te non c'è nessuni" dal carattere frizzante e scoppiettante come un mortaretto!
Cara Lucia, mi rimarrà di te un caro ricordo per tutto quello che è accaduto in questi anni, lavorando costantemente insieme in un continuo frullato di avvenimenti belli, lieti e accattivanti, fattori impensabili di ordine mentale, quasi telepatico, mi sono sempre trovato a mio agio in tua compagnia.
Donna minuta e graziosa, dal forte carattere leonino che è l'espressione del tuo segno zodiacale, (Leone), sempre educata e gentile con tutti, dalla mentalità posata e aperta.
Il "binomio Lucia-Willy" è stato un binomio affettivo, cordiale, di lavoro, di stima e simpatia reciproca.
Sul lavoro eri ligia al dovere, molto versatile e precisa, donnina verace, dalla fibra forte e coraggiosa!
Margherita Nano, lavotatrice indefessa , quando cabla è come un mulo, non si ferma mai, solo un attimo per sgranocchiare due cracher, tenta sempre di fare bene il suo lavoro costante nel tempo.
E' una divoratrice di cablaggi, è puntigliosa, ha sempre paura di non farcela a consegnare i pezzi richiesti, è tenace e volenterosa, testarda e gelosona.
Al mattino arriva con la sua borsetta nera semirigida, "molto simile alla borsetta dei ferri del dottore" fatta di di finta pelle e come un robot, appende l'oggetto all'attaccapanni e poi con fare circospetto l'apre, ci scartoffia dentro, la richiude come un automa, fa dietrofront e arriva al "tavolo dei 12 colleghi",
i quali sono già accoccolati, si siede e giù una bella risata sonora dopo aver scambiato alcune battute con le sue compagne e così il mattino inizia!
Quando vuole è briosa e simpatica con la sua risata facile ed esilarante, s'intromette negli argomenti altrui per avere compagnia e assensi, qualche volta è isterica e scorbutica, mentre nei momenti migliori è stata la "puntina di diamante" del nostro entourage.
Cara Margherita sei stata per noi una brava girl dalla risata continua e contagiosa, non essere come il sale e come il vento, pensa al futuro e goditi la vita e regalaci un sorriso,
ormai da anni è fuori servizio.
La cara Rosalba
Ballarin di Abazia di Masio,
la bionda ragazza, dolce creatura, anzi la chiamerei "Albarosa" e segretaria del nostro ente.
Occhi da cerbiatta, sorriso tra il dolce e il contenuto, dallo sguardo penetrante ma nello stesso tempo sfuggente!
Al mattino arriva sul posto di lavoro con occhialoni dalle lenti scure e tenebrose, sembra che debba nascondere chissà quali pensieri, invece ha problemi di miopìa, così dice lei.
Elegante nel vestire, il passo è felpato e leggero, l'andatura è melliflua, pacata, morbida, tranquilla, c'è qualcosa in lei di molto, molto femminile di molto sensuale, di molto sexy!
Apparentemente ha un carattere dolcissimo, ma lascia trasparire in alcuni momenti sguardi e segni di stizza, con accenti di piccole punte di scontrosità.
E' molto misurata nei gesti, nel conversare, sembra che abbia paura di fare male alle mosche, ma se la mosca è un "moscone", allora son pizzicottoni!
Tra le sue braccia tiene strette strette le sue cartelline con gli ordini scritti da distribuire ai vari Enti e sembra che dica: "queste sono le mie e guai a chi me le tocca, stringendole al petto come fossero bambolotti, ultimamente per motivi personali ha cambiato azienda.
Ricordo anche Trevisan Argentina di Masio, detta "Rita",
Argentina, dal nome chiaro, limpido, trasparente come l'acqua fresca da bere e da gustare, frizzante come la "Ferrarelle"!
Occhi scuri, vispi e vivaci, il suo incedere è spigliato, deciso di chi vuole abbattere ostacoli dinnanzi a sé.
Sorriso facile e conciliante, dolce nei gesti e molto femminile, alcune volte è coriacea e scontrosa, alta di statura, di buona gamba, carnagione esotica con pettinatura osé!
Ogni tanto la sua pressione è alle stelle, altre volte è in cantina, perciò cara Rita, ti do un consiglio, beviti un "caffè Lavazza", più lo mandi giù e più ti tira sù!
.Marco Ferraris, dell’ente
(Ricerca e sviluppo) di Abazia di Masio, ragazzo tuttofare a livello teorico e
cartaceo, molto loquace , prolisso e simpatico nei modi
Lo conoscemmo un dì degli anni80' verso la fine del 2° millennio, quando ancora alloggiavamo nell'ufficio ante modifica, appollaiati all'ultimo piano di un vecchio edificio situato presso
l'ingresso dello stabilimento.
Arrivasti il 9 settembre dell'87', baldanzoso e pieno di speranze, vestito non con un classico "gessato giacca-pantaloni" ma in maniche di camicia di colore beige, intonato con un gilé "obsoleto" senza maniche, ricamato a righe verticali colorate, stile "poncho peruviano" che ancora oggi "una tantum" sfoggi, mentre dalla cintola in giù sfoggiavi con tristezza un paio di pantaloni, di un "color non ne parliamone più!"
C'è l'hanno presentato un dì come il figlio del "geometra già dipendente Cavis" e così iniziò la sua carriera da "Ragioniere", in un posto da "Perito Tecnico"!
Il Marco ad un quarto alle 8 è già in ufficio che ci aspetta bighellonando tra le scrivanie con indosso il "solito maglione fuori moda di colore "p.c.i", cioè "rosso"!. Mani dietro alla schiena, capelli neri a banana,...una volta,... ultimamente il suo parrucchiere di fiducia Raffaele, gli ha consigliato una pettinatura più osé, più addolcita, più morbida, più appiattita, cioè più da "brioche"!
Nel frattempo arriviamo noi, suoi compagni di lavoro e lui contento ci guarda ad un ad uno con un mezzo sorriso su quelle "labbra carnose di colore sugo di pomodoro", ci saluta ad intervalli con foga repressa, prima con i nomi: ciao Willyy,...ciaoo Riccardoo,...ciaoo Sergioo,...ciaoo Giancarloo,...ciaoo Darioo,...poi con i cognomi: ciaoo Pugnoo e così via dicendo con quel ciao pieno, rotondo, corto, con l'accento sulla "o" da uovo sodo, qualcuno gli grida: Marco sei "mitico" e lui risponde: Sergio sei un "campione" e di rimando il Barchi gli dice: Marco sei un "fenomeno da circo"!
Con il suo bel disegno lungo 3mt, inchiodato su 2 trespoli, il Marco per tutto il dì è impegnato a calcolare le quote e col dito indice della mano dx segue e legge le misure degli interassi a sottovoce come se dicesse il "rosario" e giù a premere i tasti della calcolatrice che tiene nella mano sx come un automa; qualcuno gli domanda, (vedi il collega Barchi),...Marco, quando vai a dormire ti copri con un "lenzuolo tipo disegno Thema e lui sorridendo si gira lentamente e ribatte: "Sergio, sei distrutto con barba e trucco"!,... Solite frasi fatte in casa tra razionalità e irrazionalità, tra realtà e irrealtà, e infatti qualcuno scherzando gli insinua: "Marco mi sembri dimagrito cerebralmente, la tua materia grigia si sta assottigliando"!
Alla Domenica dopo un lauto pranzo inforca "l'antica bicicletta" pedalando per 20 o 30km per digerire, verso lidi fortunosi che la mente umana non può immaginare toccando paesi come: Masio, Quattordio, Incisa Scapaccino, Oviglio, Bergamasco, Castello di Redabue arrivando in una "fatidica Domenica assolata a casa del sottoscritto a Nizza Monferrato!
Lo trovai davanti al cancello vestito con paio di calzoni corti all'inglese color sabbia, scarponcini e calzettoni fin sotto il ginocchio gli mancavano solo i (pon-pon laterali alla tirolese), camicia a righe a maniche corte da (sfaccendato), occhiali con lenti scure alla "Rambo", gli mancava solo "l'elmetto all'inglese"!
Lo invitai a sedere al tavolino sotto l'atrio di casa e la sua bicicletta addossata al muro e mentre dialogavamo, nell'arco di 5minuti sentimmo un boato, uno scoppio improvviso, io dissi: qui siamo in trincea, ripariamoci dalle granate, con nostro stupore vedemmo il "copertone sbrindellato" della ruota posteriore della sua bici, provocata dall'enorme borgna che si era formata precedentemente, scoppiando con fragore e così dovetti a malincuore riportare "il malcapitato Marco e la sua dannata bicicletta" a casa con la mia autovettura.
Caro Marco, dopo varie peripezie di vita , di lavoro e qualche difficoltà di salute, il tuo comportamento nei nostri confronti è mutato, si è fatto più solido, più sicuro, più sfrontato ed infatti , rispondendo con "foga tedesca" ad alcuni nostri richiami, hai reagito con un altezzoso "ia-ia"!, Era ora che ti svegliassi un pochino, di farti più ometto e non più "gruccia", dai un calcio al passato perché sei un bravo ragazzo, buono come un pezzo di pane, la vita non è solo una sfida e nel tempo ti sorriderà!!
Il grande
di statura, “il pallavolista” Ernesto Pilotti, di (AL), vincitore
della “Coppa Europea” ad Ankara, nel 1978 con
la “Klippan”, squadra a livello nazionale.
Caro Ernesto detto "Tino" dagli amici, il "Richelieu" del C. esp, sei stato "l'Eminenza grigia" del nostro capo Zallio.Italo. Freddo calcolatore nel suo lavoro, gran moderatore e gran diplomatico negli intrallazzi, riesce quasi sempre a conciliare fatti e misfatti, rendere pacati gli alterchi, rintuzzare e smussare piani mal combinati, ironico e con qualche punta di cinismo.
E' "l'azzeccagarbugli" di notizie impensate, coordinatore di progetti e giochi, facendo variare all'ultimo momento, itinerari già precostituiti, perciò "tiraballe d'eccezione".
Fisico atletico, asciutto, alto, dallo sguardo altero, mani grandi dalle dita adunche prensili e retrattili, pungenti come spilloni, da sferruzzare magliette e calzettoni, negate per fare massaggi alle persone, ma da "homo abilis" adatte al suo sport preferito, la "pallavolo".
Passo d'atleta dall'incedere elegante, signorile, però, quando a fretta di uscire dalla ditta, la sua falcata è da "homo erectus", la statura è "giraffiana" e allora si può chiedere informazioni "metereologiche",...che aria tira lassù,...piove,...nevica,...tira vento,...arrecando purtroppo al sig. Bernacca gran dispiacere!
CAPITOLO 13°--Gruppo Seica di Ottiglio- con relativi profili
Inoltre vorrei ricordare il "Gruppo Seica di Ottiglio" che venne dato in prestito alla Cavis, perché imparassero ad assemblare i cablaggi per la Fiat per conto terzi.
In un giorno segnato dal fato, ecco apparire alla Cavis uno sparuto gruppo di angeliche figure, chissà, pensai, da dove vengono, cosa fanno, come si comporteranno, come ragioneranno, chi lo sa, alieni senz'altro non sono, extraterrestri neppure, ai posteri dunque l'ardua sentenza!
Dopo un lasso di tempo, altro che sparuto nugolo di uomini, ma, è il "Gruppo scelto della ditta Seica di Ottiglio", i "9 dell'ave Maria", è lo "Sturm-Truppen, la Squadra d'Assalto", con in testa "un galantuomo e sette volontarie valchirie", che dalle colline scesero ed invasero il C. Esperienze Cavis!
Ricordo con affetto, stima e simpatia il loro "autista scelto" Paolo Boglio e le loro colleghe tra le quali in primis ricordo con entusiasmo la Cara "Stella", un'amica di sempre, perché simpatica, di compagnia, altruista, sempre presente alle nostre cene, col sorriso sulle labbra dava un là alle nostre serate e con quel viso semplice e casereccio, nascondeva dietro alle lenti degli occhiali cerchiati d'oro, due occhioni buoni e sinceri.
Lavoratrice indefessa, lavorava al collaudo che la rendeva dinamica e pendolare e sovente faceva la spola tra Seica e Cavis per controllare e verificare i cablaggi prodotti.
Cara Stella, da quel momento diventasti la donna più "amata del reame"!
Sei stata la speranza di chi ti voleva bene, eri la buona stella delle nostre immaginazioni, sei stata la "Stella polare" dei tuoi colleghi di lavoro che vedevano in te, la luce che indica la rotta da seguire, il loro navigare in questa valle di lacrime e di gioia, la "valle in quel di Ottiglio".
Di stelle c'è ne sono tante, ma come te non c'è nessuno così "vispa e arruffata"e quando in una notte buia ci troveremo dispersi tra le colline del Monferrato e vedremo spuntare una stella che brilla lassù più delle altre, vorrà dire che siamo alla "Fugassa" tuo paese d'origine (fraz. di Fubine-Al), così noi viandanti non ci perderemo perché il nostro animo rincuorato sarà, il nostro cuore colmo di gioia sarà e pieni d'entusiasmo alla tua porta si busserà, sperando di essere invitati a bere un caffè tutti e 23!!
Cara e dolce Cristina, dal nome gentile, affabile e morbido come un guanciale, ragazza cresciuta in fretta, sia nella mente che nel fisico; capelli neri, occhi scuri, l'espressione del suo viso era frizzantino come le prime giornate di primavera e quando sorridevi, il tuo viso splendeva, diventavi raggiante e con il tuo modo di fare, semplice e carino, riuscivi a sciogliere perfino il sassolino!
Al mattino arrivava con la "compagnia Seica", camminando con le braccia conserte e tenendo bassa la testa, ma forse è innamorata delle punte delle sue scarpe , pensai!
Il suo passo è lento, ma la sua falcata è lunga, sembra che debba spiccare un salto da un momento all'altro.
Il suo modo di vestire è "casual", per non parlare del suo "prémaman" di colore viola che gli arrivava alle ginocchia con il collettino rosé, ha qualcosa della collegiale, dell'educanda, finché gira la filanda!
Maneggiava i cavetti come fossero pasticcini e poi sedendosi se la rideva con "la consonante Filo e la vocale Armando", parlottando del più e del meno.
Antonella, il tuo nome è diminutivo di Antonia, nome assai robusto come il tuo bel fisico esuberante, insidiosa nelle risposte molto intelligenti che arrivavano al sodo.
Criniera molto folta fra il leonino e l'arruffata, occhi belli e scuri, dallo sguardo interrogativo e qualche volta piacevole, quando sorridevi con quella dentatura magnifica, diventavi più bella e malandrina!
Alta di statura, passo felino, leggero, certe volte s'intromette nei discorsi altrui senza essere interpellata per piccole gelosie nei confronti di chi, esattamente non si sa, ti do un consiglio, continua a sorridere e vedrai che la vita ti sorriderà!
Paola, il tuo nome è forte, nodoso, tronco, asciutto, dalla criniera leonina e dalla risposta facile.
Il tuo sorriso si addolciva quando portava gli occhiali, non come una rampante gattona, ma, come una professoressa, una letterata!
Donna che sa il fatto suo, non si lasciava pestare i piedi da nessuno, dal carattere deciso e ambiguo, inoltre era cacciatrice a tempo perso di fatto e di schioppo di selvaggina, sua vera passione!"
Maria, ragazza dolce, pacioccona, dalla risata facile e piena, occhi grandi, viso paffutello, bianco e rosso come una bella mela.
Grande cablatrice, anche se è piccola di statura, lavoratrice indefessa, quando la vedevo a cablare con un "vigore da vendemmiatrice" con mani agili e grassocce, sembrava che la "piccola massaia" era intenta non a tirare cavetti o inserire connettori, ma, ad impastare tagliatelle e gnocchi alla romana!
Piera, ragazza dal carattere calmo, tranquillo, non muove foglia che Dio non voglia, col suo grembiulino blu, con quello sguardo un po' bijou, tra l'occhialuto, il fumoso e il nebbioso, sembrava che non gliene fregasse niente degli altri che ruotano intorno a lei, invece indaga, tenta di scoprire inghippi e intrallazzi dei suoi colleghi, è sempre nascosta dietro al banco di cablatura, sembra che non esista.
Il suo passo è felpato, sei come una bella statuina dagli occhi belli, però dialogando con lei, su quelle belle labbra carnose, iniziavano a spuntare dei bei sorrisi,...allegra Piera, che la vita è tutta una fiera!
Luigina, dal viso rotondo e pieno, pelle olivastra anzi esotica, pettinatura e modo di vestire osé ricorda gli anni "de Paris", con "paiette e cotillon", occhi scuri un pò schivi, dagli sguardi furtivi e furbetti con espressione incantata.
Simpatica, allegra nelle cene notturne, molto loquace a sorpresa, eri una "girl tuttofare"; cesellava per passione, bijou, collane, braccialetti, monili, amuleti e orpelli, vendemmi, vinifichi, era una "girandola di ragazza", era "l'artigiana casalinga", erano validi collaboratori, ed e stato per me, un bel periodo lavorativo, c'era entusiasmo e voglia di fare, era il 1988'!!
Altre persone
sarebbero da evocare, ma purtroppo per esigenza di spazio e di tempo non è
possibile, ed in anticipo ne chiedo scusa, però vi ricorderò e vi terrò in
serbo nel mio cuore.
Centro Esperienze-Colleghi di lavoro--anni 80/90'
CAPITOLO 14°-PROFILO E SINTESI DEL RESPONSABILE DEL C. ESPERIENZE- ITALO ZALLIO
CAPITOLO 16°--CAMBIAMENTO AI VERTICI
Io
uscìi nel Settembre del 2002, firmando il mio modulo di fine rapporto contenente
le regole della suddetta “mobilità”, cessando con qualche anno di anticipo il mio
feeling con la ex Cavis, quando si chiamava Valeo.
CAPITOLO 18°--A CHIUSURA AVVENUTA

CAPITOLO 14°-PROFILO E SINTESI DEL RESPONSABILE DEL C. ESPERIENZE- ITALO ZALLIO
Questi
colleghi, sono persone con tanti anni di lavoro alle spalle, buoni lavoratori,
ed erano sempre pronti a prodigarsi per il buon nome della Società Cavis.
Il rapporto
umano che si era instaurato fra noi, questa amicizia così assidua, così
fraterna, era dovuta ad un uomo, anzi, è come se fosse stato per noi un
fratello, il “fratello maggiore” di nome Italo Zallio, di Masio ragazzo del 32', nel lontano,...52' , eri il n°2 della Cavis e il secondo assoluto come uomo, (prima c'è Dio e poi ci sei tu!)
Iniziasti a muovere i primi passi nel mondo del lavoro e dello spettacolo per intraprendere con dedizione e belle speranze il lungo cammino 40.le nell'ambito Cavis per raggiungere con tenacia goliardica posti di responsabilità, acquistando "virtude e conoscenza" nei confronti dei colleghi che collaborarono con te, arricchendo il tuo "Phatos" di sentimenti buoni, leali, franchi, privi di arroganza e di alterigia.
Passando da un reparto all'altro, un bel dì degli anni 70', arrivasti come un certo "Calandrino" alla ricerca della "Pietra filosafale" nei sottofondi della "Mensa Cavis", ed invece trovasti la prima "Pietra vera", un nuovo Ente, il prezioso "Centro Esperieze"!
All'inizio del "Quaternario, codesto Ente era esclusivamente popolato da "due Vip" che si guardavano in cagnesco, "due Ominidi" estrusi dal "Paleolitico" reparto "Estrusori", uno eri tu, il "Top-Gun Zallio Italo", mentre il secondo era il "Play-Men Giuseppe Devasis"!
In un secondo tempo, arrivò un "tizio con gli occhiali", il "Maccheronico Giampaolo Cifalà" con l'accento sulla "A" di Cefalù, ex carabiniere in congedo e faccendiere a tempo pieno e lo nominasti "tuo segretario di fiducia".
Pian piano il (Centro Esp.) si popolò di strane creature, tra le quali : un certo "Volpino di Mandrogne, Mova Giovanni", dagli occhietti vispi e intelligenti; "l'enigmatico Gino Galanzino di Abazia di Masio", amicissimo del fratellissimo siculo Cifalà; il "tirchiaccio Paolino Schiffo di Felizzano, tuo fratello di latte ma non di letto", ex sindacalista dalla parlantina facile, incantatore di serpenti; il "flemmatico Franco Sali di Felizzano" come pure il caro "falegname GeppetTo Giovanni Montarolo", uomo dalle molteplici virtù creative; lo "spilungone pallavolista" e "tuo 2° segretario di fiducia" Pilotti Ernesto, per gli amici (Tinuccio) e così, metaforicamente parlando, la "moltiplicazione dei pani e dei pesci", si permutò nella moltiplicazione di più persone, sicchè, da uno sparuto manipoli di uomini, si arrivò alla moltitudine delle genti e nel frattempo il pesce incominciò a puzzare!
Il C.E diventò più reparto di produzione che Ente di progettazione e tutto ciò, fu, grazie al nuovo prodotto in vigore, l'attuale "cablaggio".
Come cavallette arrivarono (su richiesta urgente di mano d'opera), uomini, donne, boy e girl, di tutte l'età, di ambo i sessi, di tutte le provenienze e così, nella folla conoscesti "l'Astro nascente del momento, lo Scorpione Willy," tuo tenace "Antagonista" e da quel giorno,...giù botte da orbi!
Da quel magico istante caro Italo sei stato per noi "Solimano il Magnifico", l'uomo che ispirava fiducia e simpatia a tratti e nello stesso tempo eri "l'Unicum Amaro" nell'arco di una giornata, i tuoi sbalzi d'umore erano per noi come cunette e dossi stradali, ti mancava solo "la riga bianca", ma noi uomini preferiamo "la riga nera"!
Eri il "Menestrello" incontrastato delle feste di gruppo, il"Gran Ciambellano" come organizzatore di cene, di giochi e di festini, il "Gran burattinaio" senza barba, colui che muoveva le fila dietro le quinte per innescare trucchi, scherzi e scorribande notturne, eri il "Capita Nemo" delle situazioni, il "Rambo al cubo" nelle esecuzioni, il "Monello Superbone del gentil sesso" e credendoti "Adone", ti soffermavi nel gruppo delle tue donzelle cablatrici, tra le quali ricorderai le "piccole sorelle per niente gemelle Filomena e Lucia Di Stazio" la "bionda Marlèn Dietrich, Nano Margherita dalla risata facile e sonora", il "tirami su, la cara Piera Torre" e tante altre e con quell'aria da "gadan", ti beavi con un bel sorriso!
Come responsabile sei stato il
nostro “vate”, un fratello, un amico, la luce dei nostri occhi, il faro della nostra mente, sei sempre venuto incontro appena potevi per alleviare le difficoltà altrui e noi ti elogiamo e ti ringraziamo; uomo dal carattere socievole e
pieno di giovialità, è riuscito ad amalgamare un manipolo di uomini in un'unica famiglia.
Non sei stato il solito “responsabile impersonale”, che va avanti
e macina tutti, ma, un uomo buono e simpatico, dal fisico giovanile e sportivo, dal passo misurato e dal vestire elegante.
Perciò, posso dire, che gli anni 80' per il sottoscritto ed i miei colleghi di lavoro, erano per noi gli anni migliori, più belli e indimenticabili!
Caro Italo, come la "Fenice" hai spiccato il volo su un'altra sponda per planare su richiesta del "Mitico dott. Codrino" in una nuova dimensione, in un nuovo mondo di lavoro la "S.D.C" per continuare la tua esperienza nel tuo nuovo Ente!
Il 92' è alle porte, il tuo percorso 40.le lavorativo volge al desìo, il tempo è tiranno è nemico del nostro presente, accorcia il nostro futuro e così come "l'Eroe dei due Mondi", (uno Cavis e uno S.D.C), caro Zallio, ti ritirerai con il classico "obbedisco" alla garibaldina, non con un "sacco di sementi" come fece "Garibaldi" sull'isola di "Caprera", ma sulla "riva dx del Tanaro", dove tu risiedi, con un "bagaglio ricco di esperienza di vita" e traghettando il tuo amato fiume come il "nocchiero Caronte", traghetterai non "anime dannate", ma fardelli di ricordi tristi e lieti, cari ricordi "del bel tempo che fu"!
Quando verso sera, dalla finestra che s'affaccia sul fiume, osserverai il "tramonto", mentre il sole a poco a poco declina, una velatura d'ombra si diffonde nel cielo e le acque del fiume scorrono fra meandri di verde e si avvolgono nel mistero, la tua mente riandrà in un mulinare di ricordi nel passato come una pellicola di un film.
Rivedrai e ti ricorderai di noi, dei nostri nomi, dei nostri volti, dei nostri sorrisi, anche se talvolta erano turbati e corrucciati, dei nostri pregi e difetti, delle nostre vicissitudini che purtroppo fanno parte della nostra vita quotidiana, ad un certo punto ti chiederai: Carneade chi era costui!... e lui,...la piccola voce antagonista in sintonia telepatica ti risponderà: ma caro Italo Zallio ragazzo del 32', sono io,... la tua anima gemella Willy!...
Come un lampo, il tuo cervello sarà abbagliato da questo nome roboante, antico, che ti rimarrà negli anni a venire scolpito nella tua mente, ...tu mi risponderai: ma ancora tu, non dovevamo vederci più, ed allora con un nodo alla gola e un pò di nostalgia, stancamente prenderai il tuo strumento musicale e canterai: suono il mio trombone, strimpello la mia chitarra perchè il mio clarinetto è un pò molletto!!
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Italo Zallio mentre suona la sua chitarra negli anni giovanili |
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Italo Z. alla festa "trentennale della Cavis" |
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CAPITOLO 15°-PROFILO E SINTESI DELLA RESPONSABILE UFF. AMMINISTRAZIONE
"MANUELA PALADINI"
Inoltre, vorrei ancora ricordare una cara persona che non faceva parte del nostro C.esp. ma, era la "punta di diamante dell'amministrazione Cavis", la responsabile "number one dell'ufficio amministrativo" perciò un ruolo di grande prestigio!
E' la carissima Manuela Paladini di Villastellone (To), dal cognome forte, fiero, antico, mentre il tuo nome è altisonante, è tra il dolce e il tirami sù, sei come una rosa ma pungi come una spina!
Il tuo carattere è leonino, sei fiera come una "lonza", solitaria come una "lupa", felina come una "pantera".
I tuoi occhi sono stupendi, ardenti d'amore come due carboni accesi, sono verdi come la speranza che non muore mai, penetranti come lame, il tuo sguardo è d'acciaio, sei cara, sei dolce, sei gentile nel parlare, nel gesticolare, il tuo viso quando è tutto ok è piacevolissimo, il tuo sorriso è smagliante!
I tuoi capelli neri come l'ebano, ondulati e folti come un cespuglio, mentre le tue belle labbra sono di colore rosso fuoco.
Quando siamo a tavola alla mensa Cavis durante la pausa pranzo è un toccasana ascoltarti, adoriamo sentirti, guardarti, osservarti mentre parli con noi colleghi e amici di lavoro, i tuoi gesti sono pacati e misurati, dai risposte intelligenti, il tuo spiegare dei fatti, sono ordinati e ricchi di particolari e quando sei felice, ti lasci andare alle risate!
Le tue labbra carnose rosso fuoco si muovono dolcemente, sembra che vogliono baciare qualcuno e infatti continui a baciare la forchetta che porti alla tua bella bocca i tuoi adorati spaghetti al pomodoro!
Sei una "woman" di compagnia, sei vivace e spumeggiante quando indossi il "fuso bianco", quando hai la gonna corta, la maglietta attillata a righe di vari colori e le calze nere sexy, sei uno schianto, sei una "iberica verace"!
Non conosco i suoi sentimenti, il suo "Pathos" interiore, chissà quali esuli pensieri albergano nell'anticamera del suo cervello.
Il suo "habitat" è tra le ciotole di fiori e di gerani che ornano il suo balcone di "Villastellone", di stelle c'è ne sono tante ma quella che brilla di più sei tu cara Manuela!
Sul lavoro sei come l'aquilone, al mattino sali agli uffici superiori e alla sera scendi a terra per ritornare stanca alla tua dimora.
Sei la calcolatrice indefessa dell'ufficio, sei l'ago della bilancia dei "bilanci Cavis", sei la "cover girl dei conteggi gestionali", sei la "professoressa col righello", la tua abnegazione al dovere ti rende stima e rispetto, ma, nello stesso tempo, provoca un certo distacco, ti diamo del lei o del tu!
Cara Manuela, alza la testa dalla tua scrivania e guarda dalla finestra se c'è qualcuno lungo la via e allora vedrai che c'è il sole, la luce, la pioggia, la luna e un pizzico di fantasia!
Vorrei ricordare con semplicità e affetto, il caro Dott. Domenico Cavallero di Felizzano, che, oltre ad essere stato medico condotto per 40anni, ha trascorso altri 15anni come " medico di fabbrica," in mezzo a noi lavoratori, curandoci nel momento del bisogno!
Profondamento umano dell'altrui sofferenze, fu studioso, poeta e amico di tanti, è scomparso nel 1990' all'età di 82anni!
Col trascorrere degli anni, il corso degli
avvenimenti è mutato, la società attuale
del duemila, vede l’uomo al centro dei cambiamenti e deve tenere il passo con
le nuove tecnologie e ai nuovi programmi futuri, alle nuove mentalità creative,
come la ricerca in genere e di vita, insomma, tutti noi, dobbiamo contribuire e
adattarci ai mutamenti, cercando di stare al passo con i tempi.
Negli anni
ottanta, in tutti gli uffici, entrano a far parte della nostra vita quotidiana
lavorativa, i primi “terminali”, che purtroppo condizionavano il nostro ritmo,
tenendoci inchiodati alla scrivania, di conseguenza, il lavoro diventava automatizzato e computerizzato per via dei
nuovi computer che man mano sostituivano
i terminali.
Nel frattempo, cambiava la nostra mentalità, d’ora in poi, c’èra
bisogno di rapide decisioni, era necessario sapere analizzare i problemi,
scegliere le soluzioni, pianificare le azioni e poi agire in funzione dei
risultati da adottare, questa evoluzione è logica e naturale, perché fa parte
di un processo: “il processo
dell’innovazione”, inevitabile per diventare più competitivi.
CAPITOLO 16°--CAMBIAMENTO AI VERTICI
DELL'AZIENDA
In questi ultimi anni, si formarono i primi “gruppi di società” e la Cavis, entrava a far parte del “Gruppo Comind” e successivamente del “Gruppo Magneti Marelli”, per poter essere più solidi economicamente, per affrontare con più sicurezza la concorrenza, ed ecco, che in un baleno, avvenne, inaspettatamente la frattura strutturale della nostra azienda, la Cavis della “Magneti Marelli” nel 1991 cede al Gruppo Multinazionale francese “Labinal” e successivamente alla multinazionale “Sylea”, mentre, una porzione minoritaria, composta da circa trecento persone, formerà una nuova società: la (S.D.C), (società devio e calandrati) di proprietà “Codrino-MARELLI".
In questi ultimi anni, si formarono i primi “gruppi di società” e la Cavis, entrava a far parte del “Gruppo Comind” e successivamente del “Gruppo Magneti Marelli”, per poter essere più solidi economicamente, per affrontare con più sicurezza la concorrenza, ed ecco, che in un baleno, avvenne, inaspettatamente la frattura strutturale della nostra azienda, la Cavis della “Magneti Marelli” nel 1991 cede al Gruppo Multinazionale francese “Labinal” e successivamente alla multinazionale “Sylea”, mentre, una porzione minoritaria, composta da circa trecento persone, formerà una nuova società: la (S.D.C), (società devio e calandrati) di proprietà “Codrino-MARELLI".
La “Famiglia Cavis”, tende a
sgretolarsi, si spezza quel cordone ombelicale che ci univa alla ditta,
perdendo quella mentalità così cara a noi dipendenti, perchè, ormai, eravamo
abituati alla gestione improntata sui rapporti umani del dott. Codrino, il
quale, in questi quarant’anni, aveva saputo dare all’azienda, quel clima di
reciproca comprensione e di serena operosità, ”amico più che padrone”.
In un
primo momento, lo sgomento in noi è stato evidente, si sono fatte sentire
paure, ansie e timori per il nostro posto di lavoro, il cambiamento che si
stava attuando è stato sottolineato nell’ultimo discorso natalizio,
pronunciato dal dott. Codrino, accompagnato dalla moglie Pucci, nella “sala
mensa”, che annualmente ci trovava riuniti con le nostre famiglie.
In questa
occasione, in un clima di intensa commozione, manifestata dalla sig.ra Pucci,
il dott. Codrino, ha evidenziato con parole forti che vanno dritti al cuore, i
cambiamenti strutturali dell’azienda, turbando il nostro animo, commuovendo i
presenti, lasciando in tutti noi, un senso di rimpianto e di qualcosa che si
era interrotto, e ha definito la “Cavis” come una sua creatura, allevata come
una “figlia” e donata ora in “sposa” ai francesi e recepito questo laconico e
commovente messaggio, ci siamo accomiatati dalla festa, scambiandoci gli auguri
natalizi, mentre calava il sipario sul “glorioso passato Cavis”.
Purtroppo,
col passare del tempo, tra alti e bassi, la gestione aziendale, iniziò a
scemare, la produzione subì cali vistosi e siccome noi eravamo l’indotto per la
grande Fiat, in quegli anni, iniziò, secondo i loro programmi, a trasferire
molte lavorazioni all’estero per via del basso costo della mano d’opera,
sottraendo a noi e a tutto l’indotto in generale, cioè, alle varie ditte sparse
in tutta Italia e specialmente al nord,
le produzioni, che da anni, ne erano i detentori.
CAPITOLO-17° --LA TRISTE FINE DELL'AZIENDA CAVIS-
AMAREZZA E DELUSIONE
La multinazionale, iniziò a tagliare posti di lavoro, tracciando un percorso di disagio, lasciando le persone in cassa integrazione con stillicidio e successivamente la Sylea, nel 2000, venne assorbita completamente dalla “Valeo”, sempre di nazionalità francese ed è l’inizio della fine.
CAPITOLO-17° --LA TRISTE FINE DELL'AZIENDA CAVIS-
AMAREZZA E DELUSIONE
La multinazionale, iniziò a tagliare posti di lavoro, tracciando un percorso di disagio, lasciando le persone in cassa integrazione con stillicidio e successivamente la Sylea, nel 2000, venne assorbita completamente dalla “Valeo”, sempre di nazionalità francese ed è l’inizio della fine.
Queste società miste, infatti, sono capaci di distruggere una realtà
produttiva, decentrando a piccole dosi le lavorazioni, trasferendole o
cedendole all’estero ed in altre località, un lento declino inziò a danno degli
operai e impiegati, operanti in reparti ed uffici ormai declassati e
inutilizzati, cominciando, con la famosa legge governativa per aiutare le
aziende in crisi, ad utilizzare la “mobilità” per il prepensionamento stabilito
tra sindacati e padroni, per accompagnare burocraticamente, il personale
inutilizzato al licenziamento o fine
rapporto di lavoro dall’azienda e man mano, anche per quelli più giovani, che dovettero in un secondo tempo, cercarsi altre occupazioni
in altre aziende.
Questa povera, cara e frustrata ditta “ex Cavis”, fu smembrata,
frantumata e dai circa milleduecento addetti del 1991, oggi nel 2009, ne sono
rimasti in attività, circa un centinaio, recentemente la multinazionale non è
più francese ma è tedesca, di nome “Leoni”, molto importante nel mondo.
vista entrata EX CAVIS--dal 2009' è la tedesca ditta LEONI
Comunque, a dire la verità,
quando si esce anzitempo e contro il tuo volere da un’azienda com’era la nostra, che per me, era più una famiglia
che una ditta, ti senti a disagio e impotente, speravi che tutto ciò non
accadesse e ti senti in quel momento frastornato.
In quel lasso di tempo della
tua “mobilità costretta”, tutto cambia, quando ti leghi ad un altro ambiente di
lavoro, dopo trent’anni filati alla “Cavis” di Felizzano, cambia la qualità e il
tipo di mestiere, l’età che avanza, ed è tutto diverso, anche le persone che ti
circondano, ed inoltre, devi avere
l’umiltà di rapportarti con i nuovi colleghi, perciò, bisogna armarsi di pazienza e tolleranza a non finire
e con l’esperienza di vita trascorsa nel bene e nel male, io, sono riuscito a
tenermi a galla, con armonia e simpatia con tutti, ma, in ogni caso, ti senti
orfano di un qualcosa, che non puoi più portarlo nella realtà attuale, cioè, il
tuo passato trascorso in Cavis.
Nonostante il mio rammarico, gli ultimi anni
bui del dopo “Cavis” sono terminati e nell’Aprile del 2008, si è aperta
finalmente la porta della “benedetta pensione”!
Che meraviglia, che bellezza,
respiro a pieni polmoni la mia libertà di pensionato, di individuo, non più
sottoposto a nuovi esami, a ordini precostituiti, a comandi, a rivalse, a
ripicche, ma respiro nell’aria, il nettare della libertà, l’azzurro del cielo,
mentre davanti a me, si spalancano orizzonti infiniti!
CAPITOLO 18°--A CHIUSURA AVVENUTA
REGNA IL SILENZIO NEI REPARTI VUOTI
Alcune volte, quando
passo davanti all’ex stabilimento “Cavis”, tristezza e delusione nel vederla mi
pervade e noto il vuoto e immagino e vengo a sapere, che reparti e uffici assai
deserti, ed ecco alcune immagini di reparti ormai abbandonati, privi di tutto, piazzali e parcheggi deserti, regna solo la desolazione e il silenzio opprimente.
Una volta, erano brulicanti di colleghi e amici, dal più giovane al più anziano e mentre affiorano i ricordi, come in una pellicola di un film, rivedo e ricordo tanti nomi, tanti volti e mi viene il magone, un groppo in gola per quel passato che non tornerà più e mi sembra di sentire ancora le voci, le risate e ricordo quando, talvolta eravate turbati e corrucciati, i vostri pregi, i vostri difetti, le vostre vicissitudini che fanno parte della nostra vita quotidiana, il parlottìo degli operai e degli impiegati che imperversavano nell'ambiente di lavoro, di quel “bel tempo che fu”e mentre i ricordi si moltiplicano, i miei occhi si velano di commozione,…(erano anni felici, vivevamo bene, ma non lo sapevamo!)
quante giornate a fare manutenzione, e il 1^ maggio a lavoro per fare le strisce bianche nel parcheggio (ovviamente libero dallle auto x la festa dei lavoratori ) anni 1995/96
RispondiEliminaMio papà ha lavorato per 30 anni nel reparto estrusori
RispondiEliminagrazie "Anonimo" x aver letto la ns "storia Cavis" che x me è un ricordo indelebile e x chi ha lavorato x anni e con piacere noto che tante persone sono interessate al trascorso di questa grande ditta che è stata in quel di Felizzano!! ( se vuoi fammi sapere chi 6!!)ciao, Willy!!
RispondiEliminaCiao Willy, mi complimento con te e ti ringrazio per aver scritto magnificamente questa bellissima storia che è stata anche parte della mia vita lavorativa. Mi hai ricordato mio papa' Raimondo operaio tubista ingegnoso e infaticabile dell'officina Cavis, ricordando i suoi colleghi di lavoro. Siamo rimaste ancora un piccolo gruppo di persone di Felizzano e dintorni che lavorano in Valeo Santena, ma portiamo ancora avanti la nostra storia, ricordando ai giovani la grandezza della nostra Cavis!!! Grazie ancora da Isabella Torielli
RispondiEliminaGrazie Isabella x i complimenti,lo ricordo bene tuo padre, mi dispiace che il vs gruppo sia costretto x lavoro macinare km e lontano da casa, purtroppo al giorno d'oggi il lavoro è un lusso, non sarà mai + come allora "del bel tempo che fu" ed infatti, con malinconia e delusione ho voluto ricordare a tutti voi con poche parole la storia trascorsa della " CaviS", senza se e senza ma, cioè è stata "una grande Ditta"!! saluti, e ancora grazie,...willy!!
EliminaBuongiorno,
RispondiEliminaIo conosco bene Luigi Lanzoni.. E Mirella Gado. Di felizzano. Bellissimo scritto, complimenti.
Simona
grazie Simona x i complimenti...6 di Felizzano? (ci conosciamo?)) era mio dovere ricordare la "Grande Cavis x me è stata come una 2à famiglia + che una Ditta!con affetto willy!!
RispondiEliminaCodrino amava circondarsi di una corte dei miracoli. Più eri disposto a fare il pagliaccio nelle sue mani più lui era generoso 😅
RispondiEliminaEra una persona meravigliosa, da non confondere “la corte dei miracoli”, la sua generosità d’animo, la capacità imprenditoriale, la fantasia e la lungimiranza. Una amica di famiglia
RispondiEliminaCiao willy, nel ricordare è commentare tutto ciò ser i stato un poeta, io ero entrato nel gennaio del 1987 ma ho ricordi incredibili!!! Enrico (Gigio)
RispondiEliminagrazie anonimo!
RispondiEliminaComplimenti, davvero bravo. Leggendo è come tornare indietro di qualche anno ed idealmente reinciontrare tanti ex colleghi.
RispondiEliminagrazie anonimo!
RispondiEliminaGrandi possibilità di riavere il tuo uomo da te e dai tuoi figli con l'aiuto del DR ISIKOLO. Mio marito ha lasciato me e i nostri 2 figli per circa 10 mesi. Ho sofferto molto. Ho provato tutto il possibile per farlo tornare da me e dai figli, ma niente ha funzionato. È stato davvero un periodo stressante per me perché non volevo mai passare attraverso il crepacuore. Mi è stato detto di contattare un dottore di incantesimi d'amore per aiutarmi, cosa che ho fatto, sono stata fortunata a trovare il contatto del DR ISIKOLO che è stato in grado di aiutarmi, l'ho contattato e gli ho spiegato tutto e ho rispettato le sue procedure e ha fatto l'incantesimo di ricongiungimento d'amore che ha riportato mio marito da me e dai suoi figli in 2 giorni. Grazie mille DR ISIKOLO. Apprezzo davvero quello che hai fatto per me. Ecco il suo contatto se ne hai bisogno per risolvere i tuoi problemi di relazione, invia un'e-mail a: isikolosolutionhome@gmail.com o inviagli un messaggio tramite WhatsApp al numero +2348133261196
RispondiEliminaBuonasera io ho avuto l'onore di acquistare dai figli presumo del signor Cordrino la sua barca , la Pucci MIr mi trovo a leggere queste pagine mosso dalla curiosità di conoscere il significato del nome di questa bellissima imbarcazione
RispondiEliminanon saprei, comunque grazie x la lettura del mio racconto caro anonimo!
EliminaCiao, ma adesso gli stabilimenti sai di chi sono? Complimenti per il racconto, mio papà Giuseppe Pastrone ha lavorato anche lui in Cavis.
RispondiEliminanon so!
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